domenica 13 luglio 2025

Recensione de "Il diario misterioso" di Ugo Moriano Ugo Moriano edito Leucotea.it.

 Recensione de "Il diario misterioso" di Ugo Moriano Ugo Moriano edito Leucotea.it.

"Le vacanze estive sono alle porte e l’anno scolastico volge al termine, quando, a Diano Marina, cinque giovani amici si addentrano in un misterioso sotterraneo che si trova proprio sotto la loro scuola. La scoperta di un antico manoscritto, che in parte svela i poteri di un antico frate, lascia intendere che Raymonde de Diane potrebbe essere legato alla leggenda del Graal e ciò spinge i ragazzi a oltrepassare un portale per addentrarsi nell’ignoto. Solo la grande complicità che li lega da sempre darà loro il coraggio di affrontare un’avventura assolutamente incredibile che cementerà ancor più la loro amicizia."

Scrivere libri per ragazzi non è un’impresa facile. Forse, per ottenere un buon risultato, bisogna essere rimasti un po’ ragazzi "dentro". Comunque sia, Ugo Moriano è riuscito nell'impresa e ha confezionato un’avventura con i fiocchi. Ottime le descrizioni, veritieri i dialoghi tra i ragazzini, così come consone all’età le emozioni che i personaggi esternano. E poi c’è l’amore, quello fraterno, quello che si innesca e si sviluppa quando l’amicizia diventa il motore di ricerca per studiare, curiosare, per rimanere uniti. Un’idea originale quella dell’autore che ha incuriosito e coinvolto una donna (quasi anziana) come me che non ama il genere avventuroso/fantasy ma che pagina dopo pagina si è lasciata condurre in questa storia carica di mistero… e non solo.



lunedì 7 luglio 2025

No. No. No.

No. No. No.

Nu. Nu. Nu.

E ci manca.

Se fosse segnalatemi a chi di dovere.
Quindi:
- non recensisco libri dietro compenso in denaro (e neanche in cambio di un buon rosso o bianco).
- non recensisco libri nemmeno se me li spedite (quindi gratis perché non acquisterei il libro. L'ho fatto una volta e me ne sono pentita perché poi è brutto scrivere: "Che romanzo moscio." Mentire mi riesce difficile.
-Sì, i libri che mi chiedono di presentare li ho in omaggio... Mi sembra anche ovvio. E nemmeno accetto di presentarli tutti perché ho una vita anche io... E ho ancora tanti cimiteri da visitare.
- Vado a pelle con i libri, così come con le persone e le lapidi. A volte sbaglio ma errare aiuta a crescere e migliorarsi.
Ma davvero siete seri quando in privato mi chiedete di recensire i vostri libri o quelli dei vostri amici o parenti o dei vostri autori?
Bah!
Punto.




domenica 6 luglio 2025

Recensione di Giona di Alessandro Marenco, edizioni temposospeso.

 Recensione di Giona di Alessandro Marenco, edizioni temposospeso.


"Sceso in un fosso per attingere acqua di fonte, Giona si ritrova intrappolato da un grosso masso rotolato improvvisamente. Siamo alla fine del Settecento, non ci sono vigili del fuoco da chiamare, macchine o catene per liberarlo. Giona dovrà organizzarsi la vita, diventando addirittura un personaggio quasi magico. Ne sappiamo di più grazie al memoriale del fratello, Giosuè, più piccolo di lui, che finirà per raccontare anche la sua vita, tra studi in seminario, battaglie sul Montenotte, arruolamenti nella grande armata francese, marce forzate, traversate oceaniche, visioni di isole magnifiche e irraggiungibili. Ma anche l’orrore estremo del campo di battaglia, il ritorno e tutti gli sforzi per liberare il fratello."

Al lettore non è necessario sapere se la storia sia vera o inventata. Dopo avere gustato le prime pagine di questo romanzo, quello che conta è procedere nella lettura. Una scrittura genuina che solletica i cinque sensi, che apre la mente e che emoziona.
L’autore racconta una storia importante di straordinaria umanità e lo fa usando uno stile consono alla vicenda stessa. Si cala in ogni personaggio che risulta vero in pregi e difetti. Il romanzo non è suddiviso in capitoli, ogni parola è frutto dell’altra così come ogni pagina richiama la precedente.
Un romanzo che suscita riflessioni, una particolare: cosa saremo se non avessimo memoria? Perché è la memoria la vera protagonista dell’ultima fatica di Marenco. La memoria, questa funzione psichica che ci permette di ricordare, di immagazzinare ricordi e di assimilare quello che è stato anche se non vissuto da noi in prima persona. La memoria che è frutto dell’ascolto, della conoscenza. Ed è quest’ultima la coprotagonista di questo componimento. La conoscenza, arma fondamentale in ogni ambito della vita umana perché ci permette di crescere, di progredire sia dal punto di vista sociale, culturale, economico, scientifico e soprattutto individuale.
Una storia antica quella di Giona ma che in realtà è una finestra spalancata sul futuro che appare sempre più incerto e più fragile. Duecentoquarantacinque pagine intrise di vita che, per quanto passata, è necessario ricordare. Perché anche il ricordo è un’arma che ci permettere di camminare andando avanti, evitando di inciampare e cadere negli stessi errori commessi da altri.

"Ricevemmo l’ordine perentorio di non avvicinarsi a lui e non dargli nessuna confidenza poiché in quanto negro sarebbe stato sicuramente pericoloso e per i contagi e per l’indole selvaggia e fiera che contraddistingue quella razza. Erano uomini che venivano dall’Africa e che sull’isola furono portati prigionieri per lavorare da schiavi questa terra posseduta dalla Francia. La Repubblica, poi, decise che gli schiavi avessero diritto di vivere come uomini liberi, ma presto si tornò all’uso antico: ‘Troppo selvaggi’, dicevano alcuni, sostenendo che i negri erano al mondo per lavorare, data la loro resistenza e forza, così come i bianchi per comandare i negri. E concludevano che ribellarsi al destino porta sempre a male le cose."

Un piccolo grande capolavoro il Giona di Marenco che attraverso le parole di Giosuè Baccino, pone l’attenzione sul fatto che ci sono vite che, anche se non temerarie, meritano di essere ricordate…

... "Per quanto io ebbi una vita dura e avventurosa, quella di mio fratello merita ancora più della mia di essere raccontata, poiché egli la passò tutta nello stesso paese, e per la maggior parte del suo tempo, tutta nello stesso luogo, ben essendo egli in buona salute, di buona nomina e non sottoposto ad alcun regime o pena detentiva."


venerdì 4 luglio 2025

Recensione de "La grande sete" di Erica Cassano, Garzanti Libri.

Recensione de "La grande sete" di Erica Cassano, Garzanti Libri.

"Anna ha sete. Tutta la città ha sete, da settimane. C’è chi li chiamerà i giorni della Grande Sete, e chi le ricorderà come le Quattro Giornate di Napoli. È il 1943 e l’acqua manca ovunque, tranne che nella casa in cui Anna vive con la sua famiglia. Mentre davanti alla Casa del Miracolo si snoda una fila di donne che chiede quanto basta per dissetarsi, lei si domanda come mai la sua sete le paia così insaziabile. Perché quella che Anna sente è diversa: è una sete di vita e di un futuro di riscatto. A vent’anni vorrebbe seguire le lezioni alla facoltà di Lettere, leggere, vivere in un mondo senza macerie, senza l’agguato continuo delle sirene antiaeree. Ma non c’è tempo per i sogni. Il padre è scomparso, la madre si è chiusa in sé stessa, la sorella e il nipote si sono ammalati. Il loro futuro dipende da lei. Così, quando ne ha l’opportunità, Anna accetta un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli. Entra in un mondo che non conosce, incontra persone che provengono da una terra lontana, piena di promesse, che incanta e atterrisce allo stesso tempo, come tutte le promesse. La cosa più semplice sarebbe scappare, lasciarsi alle spalle gli anni dolorosi della guerra. Ma Anna non vuole che qualcun altro la salvi. Come Napoli si è liberata da sola, anche Anna deve trovare da sola la sua via di salvezza. La grande sete non è facile da soddisfare. Viene da dentro e parla di indipendenza e di amore per il sapere e, soprattutto, parla del coraggio necessario per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare."


Un romanzo che racconta la resistenza femminile. La protagonista, Anna, è la protagonista di questa lotta. Una lotta quotidiana, dinamica e nello steso tempo silenziosa. Anna lotta in un mondo di uomini che nega spazio alle donne. Anna ha sete. Di tutto. E non aspetta di essere salvata. Anna si salva da sola. La scrittura è densa, intensa. Narra delle quattro giornate di Napoli. Una città che diventa anima viva, con al centro un cuore che batte e grida resistenza, speranza e dolore.
L’autrice lancia un messaggio forte e chiaro: la sete non è solo di acqua, ma di vita, di cultura, di riscatto.



sabato 21 giugno 2025

Recensione de "Il mare non ha colpe" di Paola Zagarella, Leucotea.it

Recensione de "Il mare non ha colpe" di Paola Zagarella, Leucotea.it

"Tutto ha inizio da un lungo viaggio. Lingue, dialetti, colori della pelle s'incontrano per la prima volta per il “viaggio della speranza”. Poi un naufragio li travolge. Fato e umanità segneranno i loro destini. Quale sarà la sorte di Felice, il giovane immigrato in cerca di futuro? Morte, sopravvivenza o vita? Il romanzo affronta un problema attuale e divisivo dichiarando senza remore più aspetti: positivi e negativi, bene e male, giusto e ingiusto, accogliere o rifiutare; proponendo un percorso per riflettere insieme."

Con una scrittura sicura, precisa e sensibile, l’autrice ha dato vita a un piccolo capolavoro. E nemmeno poi così piccolo visto l’argomento che tratta. Un argomento che coinvolge tutti ma che molti trattano con superficialità, ignoranza ed egoismo. Perché è vero: il mare non ha colpe, così come le stesse colpe non sono da imputare a chi sceglie il mare come fuga; a chi nel nostro bel paese spera di poter trovare una vita migliore.
Perché non scegliamo dove nascere tantomeno come essere, quali occhi, pelle e capelli indossare. Eppure, ancora oggi, l’immigrato è l’altro, il bruto, quello che violenta, ruba e sputa sulla nostra terra. È sempre colpa di quello che è diverso da noi.
La vita la fa la fortuna, la fa il destino.
Una storia vera, raccontata con intelligenza, con sentimento, senza veli e soprattutto senza ipocrisia.
La storia di Felice o meglio di uno che hanno chiamato "Felice per una smorfia di dolore simile a un sorriso" e di Felice, su quei barconi che trasportano anime e corpi, ce ne sono tanti.
Ed è anche la storia del nostro tempo che va di fretta, che lascia poco spazio, che non ha "tempo" per riflettere sul fatto che siamo tutti figli dello stesso Dio (se esiste), della stessa terra e dello stesso mare.
Un tempo incerto, a tratti burrascoso. Un tempo che non fa sconti a nessuno. Un tempo che potrebbe, però, migliorare se tutti noi imparassimo a vedere e agire con il cuore. L’immigrazione è un fenomeno vecchio quanto il mondo, ma purtroppo spesso è controllata e gestita da chi non conosce la storia. E l’ignoranza è proprio figlia di questo tempo malato.
Paola Zagarella ha scritto un romanzo che grida l’amore per l’altro, l’amore per la vita dell’altro… quell’altro che è uguale a noi.




sabato 14 giugno 2025

Recensione di "Gli uomini non piangono" di Chiara Pareto, edizioni Leucotea.it

 Recensione di "Gli uomini non piangono" di Chiara Pareto, edizioni Leucotea.it


"Come si sopravvive al proprio mondo che implode? Quando la morte della figlia ha trascinato via con sé il senso di ogni respiro gettando su tutto una nebbia densa di disperazione e solitudine? È quello che si chiede Mark Lewis, giovane frontman di una promettente band dal successo mondiale, bloccato nel traffico di New York, alle prese con l'ansia che lo tormenta al ritmo frenetico del tergicristalli. E mentre si chiede se sia meglio procedere o tornare indietro, non sa che il destino, attraverso la voce di suo padre, ha già scelto per lui, ancora una volta. Una band da ricostruire, un viaggio non previsto dall'altra parte dell'oceano, nuove e vecchie conoscenze riporteranno Mark al centro di quel turbinio che è la vita, costringendolo a un faccia a faccia con sé stesso e a lottare con tutte le sue forze per la propria resurrezione."
Con uno stile letterario espositivo e persuasivo, la Pareto ci regala un romanzo che racconta il dolore per la perdita di un figlio; il viaggio inteso come fuga e terapia; la famiglia che tanto insegna ma che tanto può ferire. Ottime le descrizioni, veritieri i personaggi. Mark, in particolare, l’eroe di queste pagine che, tra ansia, indecisioni e rapporti sociali, affronterà un viaggio verso se stesso in compagnia della musica. La sua musica.
Davvero gli uomini non piangono? E se lo fanno rimangono comunque uomini? Che peso hanno le lacrime?
Un romanzo che va dritto al punto. Insieme a Mark il lettore capirà che non tutte le lacrime che si piangono sono un male. E che quelle vere si piangono con il cuore.
La saggezza di Mark ci sorprende, esattamente come l’autrice.
«Pensò che i cieli non fossero tutti uguali e che la differenza consisteva in chi si sedeva accanto a osservarli.»



venerdì 13 giugno 2025

Recensione di "Così eravamo" di Francesco Guccini, edizioni Giunti.

 Recensione di "Così eravamo" di Francesco Guccini, edizioni Giunti.

"L’andare a piedi, da casa a scuola, di un bambino alle medie, dove un tuo compagno, quello che portava la giacca color senape e di cui ricordi a stento il sorriso, muore all’improvviso e non vedrà nulla di tutto quanto è venuto dopo: la televisione, la città che cambia, la musica che farà venire voglia a tutti di ballare. L’andare, in un giornale di provincia, di un giovane montanaro in cerca di lavoro, con una fame nera e un cinico capocronaca che ti scoraggia. L’andare notturno, alla stazione, di un redattore e di un pittore in cerca di una generosa prostituta da assoldare per sfidarsi in una gara di resistenza, che però è un cattivo scherzo che ti porti impresso nella mente. L’andare, in tutte le balere, di un orchestrale a suonare fino all’alba, con un giornalista che ti tempesta di domande e vuole episodi piccanti da te che, ora, fai altro. L’andare in gita, alla domenica, di te giovane sottotenente in pausa dalle manovre di due capitani che simulano un rifugio antiatomico, senza accorgerti di un grande disastro che poteva cambiare un destino, anzi due. Francesco Guccini scrive con impietosa ironia cinque racconti che sono la Spoon River in prosa di una intera giovinezza, un romanzo di formazione scandito per quadri, come nel breve spazio di una canzone. Sono piccole storie sullo sfondo della grande Storia, importanti proprio perché non illustri: ciascuna di esse illumina un volto, un’atmosfera, un oggetto – come il portacenere rosso, gadget di una famosa bibita pop, che il giovane sottotenente Guccini riceve in dono da una ragazza veneta – che grazie alla scrittura diventano prodigiose madeleines per raccontare ciò che non è più. E ci riportano intatte le emozioni di una vita vissuta fra la guerra e il dopoguerra, fra l’Appennino e Modena, a cui oggi guardare con malinconia ma anche con la struggente consapevolezza di aver vissuto stagioni felici."

Con la stessa ironia e nostalgia con le quali scrive canzoni, Guccini ha scritto questo libro. Un insieme di racconti di vita quotidiana ormai passata, carichi di emozioni sottili che accarezzano la pelle di chi legge. In questo piccolo romanzo ci ritroviamo ad apprezzare ancora una volta il poeta cantore, ritrovandoci nuovamente d’accordo con lui sul fatto che la vita è un soffio, che noi siamo solo di passaggio anche se facciamo di tutto per dimenticarcelo.