domenica 28 aprile 2024

Recensione de "La storia della casa dei sogni" di Silvio Zenoni edizioni Leucotea.it.

Recensione de "La storia della casa dei sogni" di Silvio Zenoni edizioni Leucotea.it.


“Un ragazzo che desidera trascorrere l’ultima notte con la sua amante, un poeta in cerca della parola per concludere la sua opera, un contadino che vuole vedere per l’ultima volta il suo paese. Questi e altri sono i personaggi che abitano la casa, un particolarissimo hospice per malati terminali dove “coloro che sono affetti da patologie polmonari possono fumare all'impazzata, i cardiopatici possono correre per tutto il giardino, i diabetici rimpinzarsi di ogni tipo di dolci”. In questo luogo estremo e paradossale approda Anna, una cartomante sensitiva che stravolgerà per sempre la storia della casa e i destini degli ospiti, vaticinando avvenimenti felici.”

Con una scrittura chiara e frizzante, l’autore ha confezionato un piccolo romanzo che arriva al cuore fin dalle prime pagine. È la storia di un hospice dove, al contrario di quello che normalmente viene da pensare quando si parla di queste strutture, la protagonista è la vita. E non la morte. La vita che fa sognare, la vita che ha ancora da argomentare e desiderare. Ambienti ben descritti. Personaggi caratterizzati in modo empatico che prendono il lettore per mano e lo conducono nelle loro vite e desideri. Non basta la diagnosi infausta che è stata fatta a loro per convincerli a morire prima, a considerarsi già morti. Con la morte ci giocano grazie alla complicità che hanno avuto e che ancora hanno con la vita. E poi c’è Anna, personaggio favoloso. Anna e le sue carte che mescola, dosa e usa con cura.
Non è facile trattare di certi argomenti così come ha fatto Zenoni. Ci vuole una buona dose di intelligenza emotiva, coraggio e determinazione. Il rischio di cadere nel banale poteva essere dietro l’angolo ma l’autore è riuscito a proseguire sempre dritto percorrendo una strada che gli era ben chiara fin dall’inizio senza prendere mai svolte brusche e improvvise. Svolte che avrebbero potuto deludere il lettore. Anzi, l'autore stupisce il lettore pagina dopo pagina, soprattutto con un finale inaspettato.
-La storia della casa dei sogni- è un romanzo utile, un romanzo che nonostante l’argomento fa sorridere. È un abbraccio caldo. Un abbraccio che profuma di vita.



domenica 21 aprile 2024

Recensione di "Io sono Marie Curie" di Sara Rattaro, edizioni Sperling & Kupfer

 Recensione di "Io sono Marie Curie" di Sara Rattaro, edizioni Sperling & Kupfer

Parigi, 1894. Mentre si immerge nelle intricate ricerche per la sua seconda laurea in Matematica, dopo aver conseguito quella in Fisica, Marie s'imbatte in Pierre, un animo affine in grado di decifrare la sua mente complessa. Tra loro nasce un connubio di intelletti straordinari, uniti dalla sete di conoscenza e dalla volontà di esplorare insieme gli enigmi dell'universo. Tuttavia, Marie fin da giovane si rivela essere una donna particolare: rifiuta il destino di moglie tradizionale, respingendo l'idea di confinarsi tra le mura domestiche. Per lei, l'amore per la scienza è un compagno di viaggio nel sogno comune, un'ossessione che la guida lungo un percorso inedito. Quando si ritrova improvvisamente sola, costretta a confrontarsi con l'ostilità dell'ambiente scientifico maschilista e conservatore, inizia una battaglia per affermare la sua identità e il suo ruolo nel mondo. La vita di Marie prende così svolte inaspettate, mettendo alla prova la sua forza e la sua determinazione. Tra avventure misteriose e sfide personali, la scienziata che avrebbe successivamente conquistato ben due premi Nobel si trova a lottare non solo contro le forze della natura, ma anche contro un'epoca che fatica ad accettare il genio femminile.”

In questo romanzo Sara Rattaro racconta la storia di Marie Curie. Lo fa con cura, passione e amore. Scrive con determinazione e con una finalità ben precisa, ovvero accendere un riflettore sulla figura di Marie Curie, una donna straordinaria, una scienziata che ha posto il suo lavoro al centro della sua esistenza. La Curie non è stata solo una donna intelligente ma anche una donna coraggiosa. Una donna che non ha avuto paura di affermare ciò che pensava, che è riuscita a tenere testa a un mondo, quello della scienza, governato da uomini, la maggior parte dei quali non la rispettavano in quanto scienziata, ma la giudicavano in quanto femmina, essere inferiore agli uomini.

Un’esistenza tutta meno che facile quella della Curie che, però, ha saputo gestire con intelligenza e fermezza. Ha rischiato la vita pur di studiare in Polonia, una terra in cui, in quei tempi, era proibito alle ragazze di farlo. In seguito ha sacrificato la sua salute pur di scoprire la radioattività. Ha amato profondamente la sua famiglia, suo marito (Pierre Curie) e le sue figlie. E, anche dopo la morte di Pierre, continuerà ad amare...

La Rattaro sceglie di raccontare questa storia in prima persona, usando una penna delicata, limpida e misurata. Le parole sono ben dosate, anche quando vengono affrontati gli argomenti scientifici. Già dalle prime pagine si percepisce il rispetto che l’autrice porta per Marie Curie, per quello che è stata, per quello che ha trasmesso, per quella forza dirompente che l’ha contraddistinta nell’ambiente scientifico.

Nello scrivere questi tipi di storie, il rischio di cadere nel banale e nel già detto è dietro l’angolo. La bellezza di questo romanzo sta nella bravura della Rattaro che anche questa volta è riuscita a dipingere emozioni attraverso l’uso delle parole. Gioia, dolore, abbandono, sconforto sono descritti così bene che il lettore li condivide con i suoi personaggi. Sono pagine straordinarie che raccontano una storia straordinaria. Pagine che andrebbero portate sui banchi di scuola. Le giovani leve dovrebbero poter dire: “Io so chi è Marie Curie. Una donna che affermava che la vita non è facile per nessuno. Ma che importa? Dobbiamo avere perseveranza e fiducia in noi stesse. Dobbiamo credere di essere dotate per qualcosa e questo qualcosa dobbiamo scovarlo.”









sabato 6 aprile 2024

Recensione di "Chi dice chi tace" di Chiara Valerio, edizioni Sellerio.

Recensione di "Chi dice chi tace" di Chiara Valerio, edizioni Sellerio.


“Scauri, affacciato sul Tirreno, è l’ultimo paese del Lazio, un posto né bello né brutto, con una sua grazia scomposta. Qui negli anni Settanta si trasferisce Vittoria, è arrivata assieme a Mara, forse l’ha adottata, forse l’ha rapita, si dicono tante cose. Vittoria, con la sua risata che comincia bassa e finisce acuta, è una donna distaccata e affabile, accogliente ed evasiva; ha comprato una casa nella quale tutti possono entrare e uscire, ha aperto una pensione per animali quando in paese i veterinari si preoccupano solo di mucche e conigli. Vittoria non ha mai litigato con nessuno, non ha mai cambiato taglio di capelli. La sua generosità è inesauribile, alcune sue abitudini sono diventate moda comune. Il paese non la capisce, eppure si sente attratto da lei.
Vittoria viene ritrovata morta nella vasca da bagno, uno stupido incidente, una fine improbabile. Il paese accetta, perché sa capire le disgrazie e tace, Lea Russo invece no. Lea, che fa l’avvocato, ha un marito, due figlie e una vita ricca di impegni, è sempre stata affascinata da Vittoria. Non vuole accontentarsi di ciò che ha avuto sempre davanti agli occhi. Vuole capire come è morta Vittoria, e chi era davvero. Ciò che emerge della donna, del suo passato insospettabile, spinge Lea Russo lungo un sentiero su cui è difficile avanzare, e dal quale è impossibile tornare indietro. Qui scopre l’evanescenza dell’identità, la sua e quella di tutti. Qui scopre, senza riuscire a contarle, quante sono le facce della violenza. Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione. In Chi dice e chi tace niente rimane mai fermo, le passioni, le inquietudini, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono del passato: tutto sempre si muove, tutto può sempre cambiare.”

Uno stile, oserei dire, rapido. Forse troppo rapido. L’autrice scrive come se avesse fretta di annotare pensieri e concetti sulla carta. Forse ha paura di dimenticare? Non usa la punteggiatura nei dialoghi e il suo modo di narrare ricorda le “chiacchiere” davanti ai banconi del bar, quelli dei genitori davanti alle scuole o di due che se la raccontano seduti su una panchina. Riproduce il parlato quotidiano. Il suo quotidiano, quello di Scauri inserendo, a volte, frasi dialettali. L’amore per il suo paese lo si tocca con mano, così come l’orgoglio di appartenere a quella terra che le ha dato i natali. Una storia narrata con una grande capacità di sintesi che, a mio parere, fa venir meno le emozioni. Sono state diverse le volte che leggendo ho perso il filo. Sicuramente ha una sua logica narrativa, altrimenti questo romanzo non sarebbe stato candidato allo Strega e tanto meno sarebbe finito nella -dozzina- di quei romanzi che ora si disputano uno dei più importanti premi letterari. Una storia di vita carica di dubbi, dolori, certezze e di verità taciute. Siamo veramente quello che appariamo? E soprattutto ci piace quello che siamo?
"Chi dice e chi tace" è un romanzo che ti mette davanti a un bivio: ti piace o non ti piace?
Potrei rispondere: forse. A dire il vero, pensandoci bene, se fosse stato scritto diversamente, mi sarebbe piaciuto molto. Ogni scrittore ha un proprio stile. È lo stile che fa la differenza. E lo stile come un libro, come un film… come un vestito o piace o… non piace.