giovedì 26 luglio 2018

Recensione de "Le addizioni femminili" di Alberto Fezzi, Historica Edizioni

Recensione de "Le addizioni femminili" di Alberto FezziHistorica Edizioni
Luca, un uomo di trent'anni. Vita apparentemente soddisfacente. Gestisce un bar, il suo bar. Un uomo riflessivo, forse troppo. Troppo legato al passato, troppo distante dal presente. Cosa gli manca? L'amore? Una donna? O forse altro?
Questo romanzo è un capolavoro, non tanto per lo stile letterario che è ineccepibile, ma per quello che trasmette al lettore. Questo romanzo lascia la -consapevolezza-. La consapevolezza di noi stessi. Tutti diversi ma tutti uguali. Tutti stupidi ma tutti intelligenti. Tutti il contrario di tutti. Una cosa in comune però l'abbiamo: dobbiamo amare e farci amare. Siamo nati per amare. Senza l'amore non si va avanti. Di questo bisognerebbe farsene una ragione. Non basta però amare e farsi amare. È necessario amare se stessi. Fezzi in questo romanzo insegna proprio questo. E lo fa con tenerezza, facendo sorridere e commuovere, mettendoci in discussione. Insegna che anche il dolore, la paura, la malinconia fanno parte della vita. Non vuole essere un romanzo che -insegna-. Fezzi non ha questa pretesa ma il lettore, dopo che avrà letto questo suo romanzo, imparerà qualcosa: che la vita va rispettata e che dobbiamo -accettare la necessità di dover provare a sorridere, sempre-

mercoledì 18 luglio 2018

Recensione de "L'assassino di Florence Nightingale Shore" di Jessica Fellowes.

Recensione de "L'assassino di Florence Nightingale Shore" di Jessica Fellowes.
Il romanzo è tratto da una storia vera: l'omicidio irrisolto di Florence Nightingale Shore.
Siamo in Inghilterra, è appena finita la prima guerra mondiale. Florence Nightingale Shore, infermiera, sale su un treno a Londra. Era diretta verso una piccola città per fare visita ad un'amica. Non arriverà mai a destinazione perché viene brutalmente uccisa sul treno. La polizia chiude il caso dichiarandolo irrisolto ma la protagonista del romanzo, una giovane cameriera, indagherà sul delitto insieme ad un'amica e ad un poliziotto. Questa è la prima pecca del romanzo perché risulta tutto molto discutibile. L'omicidio viene messo in secondo piano. Mancano i profili psicologici dei personaggi che ruotano intorno alla storia. Un buon stile letterario, un'ottima traduzione ma la storia risulta lenta e a tratti troppo descrittiva. La trama ha poco -giallo- e molto più -rosa- e, per meglio dire, non decolla.

martedì 10 luglio 2018

Recensione de "Il dottor Glas" di Hjalmar Soderberg edito da Edizioni Lindau

Recensione de "Il dottor Glas" di Hjalmar Soderberg edito da Edizioni Lindau
“Vita, non ti capisco. Non dico , però, che sia colpa tua. Ritengo più probabile che io sia un cattivo figlio, piuttosto che tu una madre indegna.
E infine ho avuto quasi una specie di intuizione: forse la vita non la si deve capire. Tutta questa storia di spiegare e di capire, tutta questa caccia alla verità è forse una strada sbagliata. Noi benediciamo il sole, perché viviamo esattamente alla distanza necessaria. Alcuni milioni di miglia più vicino o più lontano e verremmo inceneriti oppure geleremmo. E se fosse così anche per la verità?
L’antico mito filandese dice: -Colui che vede il volto di Dio, deve morire-. Ed Edipo sciolse l’enigma della Sfinge e divenne il più misero tra gli uomini.
Non risolvete indovinelli! Non fate domande! Non pensate! Il pensiero è un acido che corrode. All’inizio pensi che distrugga soltanto quel che è marcio e malato e che deve essere tolto. Ma il pensiero non la pensa così: esso distrugge alla cieca. Comincia con la preda che tu gli getti più volentieri e con più gioia: ma non credere che possa saziarlo! Non smetterà fin quando non avrà rosicchiato l’ultima cosa che ti è cara.
Forse non avrei dovuto pensare tanto, avrei piuttosto dovuto continuare i miei studi. -Le scienze sono utili perché impediscono agli uomini di pensare-. E' uno scienziato che l'ha detto.
Forse avrei anche dovuto vivere la mia vita, come si usa dire, oppure 'sfarfallare', come si usa anche dire. Avrei dovuto sciare, giocare a calcio e vivere sano e allegro con donne e amici. Avrei dovuto sposarmi e mettere al mondo dei bambini: mi sarei dovuto creare dei doveri. Sarebbe stato per me un sostegno e un freno. Forse è stato anche stupido non buttarsi nella politica e non presentarsi ai comizi elettorali. Anche la patria esige qualcosa da noi.
Primo comandamento: non devi capire troppo...”
E' un romanzo scritto sotto forma di diario. Stoccolma: un dottore confessa i propri problemi e affida le proprie riflessioni e segreti al suo diario.
Tutto il diario gira intorno alle reazione emotive del dottore ai problemi di coppia della signora Gregorius, moglie del bigotto Reverendo Gregorius.
Ciò che colpisce leggendo il Dottor Glas sono i temi ancora attuali ai giorni nostri. Il dottor Glas riflette sull'amore, sulla morale, sull’aborto, sull’eutanasia, sull'adulterio e sulla violenza sessuale tra le mura domestiche.
Il dottor Glas è un uomo bloccato dalle vita e l’incontro con la signora Gregorius provoca in lui un -terremoto- di sensazioni e una voglia incredibile di -urlare-
Un romanzo straordinario che consiglio a tutti. Un buon lettore non può non leggerlo perché un buon lettore non si astiene mai da mettere in discussione se stesso.

venerdì 6 luglio 2018

Recensione di "Scuro e stirboro" di Alessandro Marenco ed Emiliano Olivieri Delfino Enrile Editore

Recensione di "Scuro e stirboro" di Alessandro Marenco ed Emiliano Olivieri Delfino Enrile Editore

-Eh, ctonie, come dire sotterranee. Pensa che l'omicidio di Alduccio sia da ascrivere agli ambienti esoterici?
-Ma non saveisa, adesso. A me mi smia che ian dato una bella randellata e gli hanno doverto la zucca come una rizza der castagne. ...-

Uno stile letterario genuino, un dialetto italianizzato, è vero, ma gustoso. Una Valbormida autentica, con i suoi pregi e difetti, un buon bicchiere di vino, del buon cibo. Tutto questo fa da cornice al commissario Montenotte, con il suo sottoposto Fazzino, il suo aiutante Passerotti e l'immancabile Caratello. Tutto scorre. Ingredienti amalgamati che non fanno un grumo: omicidio, movente, colpevole. Un giallo che vuole essere divertente, è vero, ma nel contempo umano. Perché se uno uccide un motivo ce l'ha, perché: “.... alla fine l'unico che non dava la colpa a nessuno era proprio il sassino.”
Un giallo che insegna due cose fondamentali: che nessun uomo può essere un grande uomo se non ama e comprende il prossimo e che il requisito necessario per rendere vero un uomo è l'autocritica e la forza di ridersi addosso. Fanno centro questi autori, questi due matotti valbormidesi. E centro lo fanno perché, in questo mondo dove tutti vogliono apparire piuttosto che essere, loro non solo sorridono ma fanno sorridere. Leggetelo che magari, poi, starete meglio.

mercoledì 4 luglio 2018

Recensione de "Il respiro delle anime" di Gigi Paoli, Giunti Editore.

Recensione de "Il respiro delle anime" di Gigi PaoliGiunti Editore.
Non conoscevo Paoli. Ero al salone del libro di Torino, mi sono avvicinata al suo libro attirata dalla copertina, poi dal titolo, poi dalla quarta di copertina. A volte i libri ti chiamano.
“Il respiro delle anime” mi ha chiamata. E ha fatto bene.
Uno stile letterario eccellente mai prolisso e ripetitivo. Descrizioni perfette e mai noiose. Paoli tiene il lettore ancorato alla storia. E che storia. Racconta il mondo dei giornalisti e quello dei palazzi di giustizia.
Giustizia? Potrà esserci veramente una giustizia? Può davvero essere scoperta la verità sul mondo criminale o meglio può essere denunciata quella terribile verità?
La storia toglie il respiro, va venire caldo proprio come il caldo soffocante che a luglio c'è a Firenze. Sì, siamo a Firenze, una città splendida, una città d'arte. Una città dove “niente è mai come sembra”.
Un'ondata di morti per overdose. Una partita di droga tagliata male?
Un ciclista ucciso da un'auto pirata. Un Incidente?
Carlo Alberto Marchi, cronista, si troverà a fare i conti con un mondo spietato e brutalmente corrotto.
Un giallo magistrale. Un giallo che mostra il lato peggiore dell'uomo: quello di credersi onnipotente.
Un giallo che mostra le debolezze dell'essere umano.
Un giallo che mette il lettore di fronte ad una scomoda verità, quella delle verità negate. Avete mai pensato al fatto che noi tutti sappiamo solo quello che vogliono farci sapere? Io sì e questo giallo mi ha fatto riflettere anche su un altro fatto: che spesso il male nasce dal bene. E allora forse il “bene” non è sempre così necessario e forse, alla fine, vince chi molla.