venerdì 18 gennaio 2019

Recensione de "Il purgatorio dell'angelo" di Maurizio de Giovanni, Einaudi editore

Recensione de "Il purgatorio dell'angelo" di Maurizio de GiovanniEinaudi editore
Uno stile letterario che si potrebbe definire -impeccabile-.
Un ottimo romanzo, del resto lo erano anche i precedenti del ciclo –Ricciardi-, anche se quest’ultimo dagli altri si differenzia. Mentre lo leggevo mi chiedevo cosa lo rendesse così. Poi ho capito: ne “Il purgatorio dell’angelo” la malinconia accompagna tutto il romanzo. La malinconia prende per mano il lettore e non lo lascia più. Non è fastidiosa, non è stancante. È forte, spessa, è una Malinconia con la M maiuscola. Tutto il romanzo è intriso di tristezza.
La trama gialla è ineccepibile, tutto quadra. Siamo nel mese di maggio. Viene ucciso un prete, padre Angelo. Per quale motivo è stato barbaramente ucciso benché fosse così apprezzato e amato da tutti? Questo si chiede soprattutto il commissario Ricciardi, che in questo romanzo finalmente s’incontra con Enrica. Nonostante questa nota rosa che finalmente arriva a dare un tono di colore alla sua vita, Ricciardi non trova comunque la serenità. Il perché è stato ucciso padre Angelo se lo chiede anche il brigadiere Maione che entra in crisi, tutto gli risulta difficile, probabilmente perché la perdita del figlio e il dolore che ne è conseguenza non gli danno tregua. Non è solo un romanzo poliziesco, questo romanzo è molto di più. De Giovanni analizza i sentimenti, ne fa quasi dei coriandoli per comprendere al meglio tutte le sfaccettature che i sentimenti hanno. Per cogliere il dolore ed accettarlo, per riconoscere l’amore e nel contempo giovarne. In questo romanzo si ritrovano tutti i sentimenti: dall’amore all’odio, dal rancore al perdono, dalla fede all’ateismo. Un romanzo dalla profonda umanità. Un romanzo che vi consiglio.

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