domenica 23 febbraio 2020

Recensione de "L'odore della torba bruciata" di Alessandro Marenco , Pentagora edizioni

Recensione de "L'odore della torba bruciata" di Alessandro Marenco , Pentagora edizioni
“Una storia per Primo Levi”
Una storia costruita nel segno della memoria, per continuare a ricordare la Shoah e rendere omaggio a un grande narratore, Primo Levi, nel centenario della sua nascita
Invenzione letteraria ed elementi biografici s’intrecciano in questo romanzo dedicato a Primo Levi, ambientato negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione di Se questo è un uomo.
Alcuni episodi legati alla vita quotidiana nella fabbrica dove Levi era impiegato come chimico sono l’occasione per fare riemergere l’ombra del lager e, con essa, la necessità, il dovere, ma anche la fatica della testimonianza, della ricostruzione, della comprensione.
Un evento inatteso porterà a riflettere sulla ‘perfezione’ del male e il paradosso del perdono.”
Lo stile letterario di Marenco è unico, preciso e inimitabile. Spesso leggendo i suoi libri mi sono chiesta perché l'autore non sia ancora famoso (anche se a lui di essere famoso, sono sicura, non importerebbe nulla). Marenco dà dei punti a penne prestigiose. I libri di Marenco sono un valore aggiunto alla vita di chi li legge. L'autore disarma con la sua -dolce schiettezza-, le sue parole arrivano dritte dritte al cuore e smuovono la coscienza. Non dà scampo questo suo ultimo lavoro, mortifica tutti ricordandoci che il male vive dentro di noi ed è solo compito nostro tenerlo a bada.
Un romanzo che insegna, che non può lasciare indifferente alcuno, nemmeno il più stupido e ignorante individuo. Possiamo fuggire lontano quanto vogliamo dalla verità, quanto le nostre gambe ci permettono di fare, ma mai abbastanza. La verità torna sempre a prenderci e non solo nel Giorno della Memoria.
Un libro da leggere almeno una volta all'anno, da portare nelle scuole per ricordare a tutti e soprattutto ai giovani che:
“... il male si perfeziona e prosegue il suo lento cammino inesorabile, che la nostra fatica quotidiana serve solo a frenarlo, ma non a fermarlo. Sappiano che Auschwitz è accaduto e dunque può ancora accadere; per questo noi reduci temiamo e vegliamo, conduciamo la nostra degna battaglia senza risparmio e con brevi successi.
Ma ogni notte torna a trovarci il veleno, nei sogni, sulla pelle, nelle nostre orecchie che sentono ancora il suono di quella parola, breve e sommessa, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi, wstawać!”


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