Recensione di "Laura e il filo" di Silvio Zenoni, Leucotea.it edizioni.
"La mattina del 7 agosto 1974 Philippe Petit passa da una torre gemella all'altra su un cavo d'acciaio senza alcuna protezione, né sistema di sicurezza. Questo romanzo però non è una sua biografia e gli avvenimenti narrati nulla inseriscono alla sua vita. Philippe Petit è soltanto un indebito pretesto, un'ignobile scusa che l'autore ha utilizzato per parlare dell'amore e dell'equilibrio precario a cui ci costringe, un giorno innalzandoci a inaccessibili altezze e un altro facendoci sprofondare irrimediabilmente nel vuoto."
Sicuramente un romanzo d’amore. Sicuramente un romanzo psicologico. Con uno stile narrativo e al contempo poetico, l’autore ha dato vita a una storia scritta con cura, dove ogni parola è pesata e ben amalgamata all’altra. La narrazione è interessante e coinvolgente, ricca di momenti di introspezione, che costringono il lettore a riflettere sull’amore e sul modo in cui lo si affronta quando iniziamo a tessere una relazione. È un viaggio tra emozioni e riflessioni, un viaggio nell’amore con le sue zone d’ombra e di luce, in tutte le sue sfaccettature. L’autore racconta dell’amore che un ragazzo sente di provare per una sua amica e lo fa in modo delicato e concreto, mostrando come i sentimenti possano essere difficili perché pieni di sfumature. Un romanzo che mi sento di consigliare a chi ha bisogno di esplorare le complessità delle emozioni giovanili.