venerdì 16 novembre 2018

Recensione di "Rosso Cadmio 524" di Alessandro Marenco, edito Pentagora

Recensione di "Rosso Cadmio 524" di Alessandro Marenco, edito Pentagora
Il protagonista è l'orto. L'orto che fornisce all'uomo i mezzi per resistere. Un orto ferma il tempo che scorre ed è proprio il tempo che, con il suo incedere, ci rende perdenti.
Il tempo passa ma noi ce ne dimentichiamo. Viviamo nella convinzione di essere eterni.
Il tempo ci frega tutti ma non i protagonisti di questo romanzo che sanno benissimo come fregare il tempo. Lo fregano coltivando un orto.
Purtroppo, però, c'è sempre qualcuno che deve rovinarti la giornata e, a tratti, anche la vita.
Così ecco che arriva il nemico: il Comune che, dove loro hanno costruito l'orto, vuol fare altro.
Ecco che puntuale arriva il grande progetto edilizio.
Ecco che puntualissimi arrivano gli speculatori.
Ma i protagonisti di questo romanzo resistono. Eccome se lo fanno e lo fanno con la "pazienza dei vinti". Per loro coltivare un orto significa risparmiare cibo, difendere la terra rendendola sempre forte e migliore. Avere un orto per loro significa condividere qualcosa con gli altri ed è proprio la condivisone che manca a tanti "umani" quelli che si fa prima a chiamare stupidi. Gli stupidi non sanno cosa voglia dire partecipare e condividere.
Gli stupidi non sanno che la vita può profumare di pane, di marmellata e di verdure appena colte dall'orto.
Ecco cosa insegna questo libro: a resistere, nonostante gli stupidi.
"Ma lottare non vuol mica picchiarsi o sparare o fare le barricate. Lottare vuol dire resistere, opporsi a chi ti vuole allineato e convinto. Lottare vuol dire cercare di capire, darsi da fare per trovare un senso, farsi spiegare le cose da persone di cui ci fidiamo e non da uno scatolone. Lottare vuole dire anche non credere a quelli che ti dicono che son finiti i tempi..."

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