mercoledì 21 ottobre 2020

Recensione de -La strada di casa- di Kent Haruf, edizioni NN Editore


"Jack Burdette è sempre stato troppo grande per Holt. È fuggito dalla città lasciando una ferita difficile da rimarginare, e quando riappare dopo otto anni di assenza, con una vistosa Cadillac rossa targata California, la comunità vuole giustizia. È Pat Arbuckle, direttore dell’Holt Mercury e suo vecchio amico, a raccontare la storia di Jack: dall’adolescenza turbolenta all’accusa di furto, dal suo lungo amore per Wanda Jo Evans al matrimonio lampo con Jessie, donna forte e determinata. Uno dopo l’altro, i ricordi di Pat corrono al presente, rivelando le drammatiche circostanze che hanno portato Jack ad abbandonare la città e la famiglia. Il suo ritorno farà saltare ogni certezza, minando la serenità di tutti, specialmente quella di Pat. Ancora una volta Kent Haruf, con il suo sguardo tenero e implacabile sulla vita e il destino, ci racconta la storia di un’umanità fragile, ostinata e tenace. Scritto prima della Trilogia della Pianura e già con la stessa grazia letteraria, La strada di casa è l’ultima opera di Haruf non ancora tradotta in Italia, il canto di una comunità dolente, un romanzo epico che ha tutti i segni distintivi del classico americano contemporaneo."
Un ottimo romanzo dove la protagonista è la vita con tutte le sue sfumature. L'autore parla di disperazione e del bisogno assoluto di giustizia. Ma esiste la giustizia? Esiste il perdono? Uno stile letterario semplice ma efficace dal ritmo avvincente. Emozioni e immagini si alternano rendendo la lettura molto piacevole. La verità, il dolore, la gioia, la paura, la rabbia, la rassegnazione, il perdono, tutti argomenti trattati con cura. L'autore probabilmente non crede nella bontà umana, non crede che l'amore possa salvare il mondo e tanto meno crede al perdono. Nello stesso tempo non esprime giudizi. Lascia al lettore la scelta. Sarà quest'ultimo a decidere da che parte stare.


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