sabato 24 giugno 2023

Recensione de "Il cuore delle formiche" di Zena Roncada, Temposospeso edizioni.

Recensione de "Il cuore delle formiche" di Zena Roncada, Temposospeso edizioni.


"Un paese a ferro di cavallo, di campi e di nebbia, sulle rive del Po. Dentro il paese, una comunità attraversata dal fascismo e dalla guerra. Dentro la comunità, due famiglie, quella dei Bunéet e quella di Bigìn, vecchi e giovani, donne e uomini che amano, lavorano, soffrono, intrecciando i loro destini. Coltivano il senso del buono e del giusto, mentre la vita si fa stretta e nera: come formiche immerse nella storia grande, portatrici di un lievito di idee, passioni e scelte che nascono dal rispetto della vita e diventano Resistenza. A dimostrazione che ogni ‘cria’, ogni briciola, può fare la sua parte. Gigi, la Rosa e i loro mondi ne sono lo sguardo e la speranza."

Ci vuole coraggio a usare il cuore. È così da sempre. Le probabilità di fallire e di soffrire, impiegando questo organo, sono alte. C’è chi dice che sia addirittura un gesto ardito perché il rischio è quello di diventare banali. Insomma, in poche parole: anteporre il cuore alla ragione è pericoloso. In fondo cosa c'è di più banale dell'amore? Eppure c'è chi lo usa. C'è chi scrive con e attraverso il cuore. Come Zena Roncada che nel suo ultimo romanzo “Il cuore delle formiche” pagina dopo pagina racconta una storia -grande- dove i protagonisti sono -piccoli-. Piccoli come formiche. Una storia dove la nebbia, i campi, il sudore, la paura, la fame e il fascismo fanno da sfondo. Due famiglie, emozioni e sofferenze che s’impastano. È un romanzo di -vita-. Una vita che scalpita perché vuole -vivere-, che vuole lasciare il segno, che vuole avere ricordi. Altrimenti a cosa serve vivere se non ancoriamo alla nostra mente i ricordi? Se non li fotografiamo tutti gli attimi che ci hanno regalato emozioni, che ci hanno insegnato a emozionarci? La pellicola, dove l’intera nostra vita è stata impressa, prima o poi ci scivola dalle mani, cade a terra, si srotola e ci mostra il nostro vissuto. Il bene e il male, la gioia e il dolore. Che ci piaccia o non ci piaccia questo è quello che siamo costretti a rivedere tutti, a rivedere la nostra vita, anche quello che meno ci aggrada.
L'autrice racconta uno spaccato di vita, di chiaroscuri. Lo fa con una scrittura elegante ma senza fronzoli, senza voli pindarici che inquinano le parole. Lo fa con una semplicità precisa ed efficace. Agisce come una formica che è un essere piccolo, è vero, ma -respira- con un cuore grande. È bellezza questo libro, ed è della bellezza quello di cui abbiamo bisogno. Perché non è vero che l'amore è banale, che parlare d'amore è banale. È banale il contrario, semmai.

“Il bello dell’andare a letto presto era quell’alzarsi dentro il buio chiaro, nel giorno che è sul punto di arrivare.”

Il bello di leggere questo libro è che quello che leggi sono parole che legate l’una all’altra disegnano persone, fatti, luoghi di un tempo dove forse tutto era possibile, quando ancora la parola speranza aveva un senso, così come la parola rispetto.



1 commento:

  1. Grazie anche qui per tanta, delicata profondità. Un abbraccio di gratitudine. Zena

    RispondiElimina