lunedì 19 febbraio 2024

Recensione di "Immemòriam" di Giulia Depentor, Feltrinelli Editore

Recensione di "Immemòriam" di Giulia Depentor, Feltrinelli Editore


"Visitare i campisanti, leggere le lapidi, osservare le foto dei defunti sono attività piene di sorprese e un modo per conoscere culture e popoli. "In questo libro, una sorta di atlante cimiteriale, vi porterò con me in giro per l’Italia a visitare cimiteri e luoghi legati alla morte, e ve ne racconterò storie, misteri, aneddoti e tradizioni. Andremo di fronte alle tombe di personaggi famosi, esploreremo cimiteri abbandonati su cui circolano strane leggende, ripercorreremo eventi della storia italiana, indagheremo su delitti rimasti senza colpevoli e racconteremo vicende quasi dimenticate.” Se è vero, come dice qualcuno, che i cimiteri sono luoghi fatti dai vivi per i vivi e dove i morti in realtà c’entrano poco, è anche vero che tutte le storie, anche quelle apparentemente insignificanti, meritano di essere raccontate. E le storie, nei cimiteri, non finiscono mai."

Questo libro non poteva che entusiasmarmi. La mia “passione” per i cimiteri è ben nota a tanti. Ognuno, in fondo, ha le proprie di passioni. E il mio ottavo libro parla proprio di questo: della vita nei cimiteri…
Giulia Depentor con una scrittura chiara e al contempo frizzante narra di tombe, di cappelle funebri, di cenotafi, lapidi, loculi, mausolei, sarcofaghi, sepolcri, urne…
Lo fa con disinvoltura senza cadere nella banalità e senza essere mai troppo didascalica. Non ha la presunzione di insegnare ma semplicemente di condividere quello che ha appreso girovagando per cimiteri su e giù per l’Italia e anche all’estero.
Sono tante le cose che racconta e vado a citarvene qualcuna.
Ci narra che a Napoli, oltre al più famoso cimitero delle Fontanelle, è presente quello delle 366 fosse, dove i defunti venivano sepolti in una buca differente l’una dall’altra a seconda del giorno in cui morivano.
Ci rende edotti del fatto che esistono cimiteri dove non c’è nemmeno una croce, dove i morti sono indicati solo da un numero, come nel cimitero del manicomio abbondonato di Volterra.
Ci spiega che Garibaldi voleva essere cremato ma che, in un primo momento, la cremazione fu impedita, perché il governo italiano voleva mostrare la sua salma…
Stimola la nostra curiosità quando narra che alcune delle mummie meglio conservate al mondo non si trovano al Cairo e nemmeno a Torino nel museo Egizio, ma a Palermo in una cripta.
Insomma, in poche parole Giulia, come me, crede che i cimiteri siano in grado di raccontare la vita, le storie di chi ha oltrepassato il ponte, quello che attraverseremo tutti.
Parla di uguaglianza davanti alla morte, perché la morte “livella” tutti come afferma Totò nella sua poesia ‘A livella’. Antonio De Curtis affronta con ironia e leggerezza il tema della morte, ricordando come al di là delle professioni e posizioni che occupiamo in vita, davanti all’ultimo passo siamo tutti uguali e umani.
Giulia Depentor ha scritto un libro di “nicchia”, questo è vero, ma gli appassionati dei cimiteri sono molti di più di quello che si pensa. Io nei cimiteri respiro la vita e soprattutto do alla vita il valore che merita e credo che questo sia così anche per l’autrice.


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