Recensione de "La fabbricante di stelle" di Mélissa Da Costa - Auteure, edizioni Rizzoli.
"Arthur ha cinque anni quando sua madre Clarisse gli rivela un gran segreto: tra non molto dovrà partire per un lungo viaggio con destinazione Urano. E lì, racconta Clarisse, sul pianeta ghiacciato dalle ventisette lune, popolato da lumache con il guscio azzurro che mangiano niveo prezzemolo polare, da alberi-cervo con sonore campanelle appese ai rami e da tante altre creature straordinarie, proprio lei avrà il compito di disegnare le stelle che notte dopo notte illuminano l'universo. Molti anni dopo Arthur, ormai adulto, aspetta che la sua compagna dia alla luce la loro prima figlia, e si trova a ripensare alla madre e a quella favola. Lui ovviamente sa che l'universo magico così ben descritto da Clarisse è stato l'espediente che la donna ha voluto usare per spiegare al figlio un imminente distacco, definitivo e tragico. Una bugia meravigliosa che ha permesso a un bambino di sognare e di immaginare, invece di dover soltanto guardare negli occhi la realtà, almeno per un po' di tempo. E solo in quel momento Arthur comprenderà davvero il gesto di sua madre."
Un romanzo meraviglioso, carico di amore ma soprattutto di umanità. Con uno stile letterario semplice, lineare ma efficace, Mélissa Da Costa, ancora una volta, sorprende il lettore. Racconta di una madre e della sua pietosa bugia. Parla di una menzogna che prende forma e trova fondamento nell’amore materno. Cosa farebbe una madre per proteggere il proprio figlio da una crudele realtà? Clarisse al suo piccolo Arthur narra una favola, un mondo dove lui possa rifugiarsi quando lei non ci sarà più…
Un romanzo forte che affronta il tema della morte senza cadere "nel già detto". Una storia pulita, ricca di sentimenti autentici. Una storia che aiuta a superare un lutto e ad accettare quel dolore e quella mancanza che in un primo momento possono risultare non solo non ammissibili ma incompatibili con la vita. Ogni pagina va diritta al cuore, scaldandolo e prendendosene cura.
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