Recensione de "La morte non ha rispetto" di Daniela Piazza Laurana Editore.
"È una fredda mattina d'inverno a Celle Ligure, ridente località balneare della Riviera ligure, quando l'anziana Annarita e la sua scorbutica badante Elena si ritrovano di colpo testimoni di un orrendo delitto che sconvolge la quiete del paese. Il maresciallo Talarico, da loro chiamato con un certo ritardo sulla scena del crimine, avrà il suo bel da fare per venire a capo di una storia apparentemente senza senso, che porterà alla luce segreti gelosamente custoditi, invidie, rancori, attività misteriose e addirittura criminali. In un marasma di nuove piste e possibili colpevoli, il maresciallo dovrà anche riuscire a tenere a bada la strana coppia formata da Annarita ed Elena, che non vogliono saperne di essere escluse da quella che considerano la "loro" indagine..."
Un giallo ben strutturato dove nulla è lasciato al caso. Personaggi ben delineati che si muovono in una Celle Ligure descritta come un buon pittore la dipingerebbe sulla tela. Arte, cultura, libri… ma non solo, perché questo romanzo lascia spazio anche al sociale, toccando temi di una disarmante attualità.
Tutto parte dall’uccisione di un prete ritrovato morto nella sua canonica. Tanti potrebbero essere gli assassini a partire dalla perpetua… ma forse è la misteriosa bionda, che è stata vista entrare in parrocchia alle tre di notte, che brutalmente ha fatto fuori Don Luigi… oppure la badante ucraina di un’arzilla vecchietta… oppure ancora quel barbone… insomma lo scoprirete leggendolo. La Piazza, oltre ad avere una penna precisa ed elegante quanto basta, sa anche come tenere il lettore inchiodato al libro: lancia sospetti apparentemente fondati per poi ribaltare tutto. Un giallo umano, allegro ma non troppo che fa anche venire l’acquolina in bocca quando la cucina ligure trionfa sui tavoli.
Un giallo che sa parlare d’amore, del senso del dovere, del significato vero della famiglia, della maternità e della disperazione che provoca la solitudine. Un giallo che invoglia anche ad andare avanti, ad aprire un nuovo libro dopo averlo terminato perché, come afferma Montesquieu: “Non ho mai avuto un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato”.