domenica 26 dicembre 2021

Recensione di -Ufficio lettere perdute- di Stefano Mondini Stefano Mondini, edizioni Mosaico Edizioni

Recensione di -Ufficio lettere perdute- di Stefano Mondini Stefano Mondini, edizioni Mosaico Edizioni

“La vicenda di un gruppo di impiegati presso un ufficio postale di Angers tra il 1967 e il 1968, narrata da un "personaggio" molto particolare: la Stanza 7, alias Ufficio Lettere Perdute, dove lavorano questi impiegati allo scopo di consegnare lettere prive di mittente o destinatario. Come se avesse una coscienza propria, l'Ufficio fa da voce narrante fin dall'arrivo di un nuovo dipendente, il giovane e attraente Febo, giunto dal lontano Canada. Questi, piuttosto misterioso e vago sul suo passato, ben presto conquista la fiducia dei suoi colleghi iscrivendoli come coro al prossimo concorso canoro che si terrà a Parigi, e intrecciando nel frattempo una relazione con l'affascinante Anne. Si sussegue una serie di eventi che consolideranno il legame reciproco tra i dipendenti, sotto l'occhio invisibile ma attento dell'Ufficio.”
Stefano Mondini, con uno stile narrativo originale, racconta una vicenda insolita, partendo da un’idea molto singolare. I personaggi sono ben caratterizzati così come gli ambienti. I dialoghi risultano piacevoli e veritieri. L’autore narra la bellezza e il fascino delle lettere scritte a mano portando il lettore in un’altra epoca. Mondini racconta l’interazione che può svilupparsi in un gruppo di persone quando la passione per la musica diventa un collante predisponendo ogni individuo al rispetto e all’amore. Con una penna precisa, l’autore disegna il punto di vista di un ufficio, o meglio di una stanza. Questo romanzo fa ridere e sognare. Credo che il messaggio che Mondini vuole trasmettere sia che insieme si può costruire e ottenere molto, basta volerlo.


lunedì 6 dicembre 2021

Recensione di "Prima che il buio" di Nico Priano, Nua Edizioni

Recensione di "Prima che il buio" di Nico Priano, Nua Edizioni

Il racconto di una generazione cresciuta troppo in fretta tra fame e guerra, un’umanità fragile, dunque, ma tutt’altro che arrendevole.
Michele e Giulia sono due adolescenti. Lui figlio di contadini, lei unica figlia di una famiglia benestante, di origini ebraiche. Le loro vite si incontrano e si legano in un’unione tenace, irrinunciabile. Ci penserà la guerra a dividere i due ragazzi, tra angosce e speranze, tra la paura di non farcela e la voglia di vivere. Attraverso la loro vicenda, il romanzo racconta il decennio compreso tra il 1935 e il 1945, legando gli eventi della Provincia Piemontese, dell’Ovadese in particolare, con quelli nazionali e internazionali.
Dal crollo della Diga di Molare, all’entrata in Guerra dell’Italia, dalla disfatta sul fonte della Cirenaica, agli episodi della guerra resistenziale combattuta sui monti dell’Appennino Ligure-Piemontese. Tra le pagine del libro affiorano figure celebri e altre poco conosciute, ma altrettanto decisive e determinanti.”

-Prima che il buio- è una storia che urla, una storia che vuole essere narrata, che deve essere narrata.

«Con il fascismo ci erano cresciuti, allevati in fila, con la maestra che si commuoveva tutte le volte che nominava Lui, il Padre della Patria.»

Priano, questa storia, la racconta attraverso una prosa elegante e coinvolgente, prendendo per mano il lettore e conducendolo in una realtà storica difficile e crudele. Il buio e la paura sono il pane quotidiano ma nonostante questo i personaggi di questa storia non smettono di sognare e di sperare in una vita migliore. Per farlo, per stare con il naso all’insù e inventare un domani migliore, a loro basta farlo in quei momenti di luce che precedono il buio.

La storia di Michele e Giulia e delle loro famiglie si sviluppa in un arco di tempo decennale dove la guerra genera miseria, fame e morte portandosi via affetti e speranze e soprattutto distrugge l’animo della gente, lasciandola spesso e senza alcuna pietà, nel buio più completo.

Priano dipinge un quadro di vita ligure e piemontese, ricostruendo eventi storici e drammi. Descrive un’umanità disperata che, però, non si arrende.
Personaggi reali e di conseguenza ben caratterizzati così come i paesaggi e gli ambienti. Una perfetta ricostruzione storica, carica di emozioni e sentimenti.