venerdì 21 giugno 2019

Recensione di "Non mi toccare" di Massimo Tallone, Edizioni del Capricorno

Recensione di "Non mi toccare" di Massimo TalloneEdizioni del Capricorno
È un romanzo potente e nello stesso tempo raffinato.
Una giovane donna che vive e lavora a Torino come traduttrice, è spettatrice di un duplice omicidio: quello dei due suoi unici colleghi. La donna, è affetta da aptofobia ovvero la paura di essere toccati. E’ costretta a fuggire da Torino rifugiandosi in un primo momento in Sardegna per poi nascondersi in Islanda fino alle isole Fær Øer.
Una scrittura precisa, attenta mai banale e soprattutto scorrevole. Massimo Tallone con questo suo ultimo lavoro supera se stesso. La vicenda, che viene narrata attraverso spazi temporali diversi, è ricca di colpi di scena dove finzione e realtà si amalgamano alle perfezione. Nulla è scontato, nulla accade per caso. La suspense che accompagna il lettore dalla prima pagina all’ultima, è una corda tesa che non cede mai. Personaggi ben caratterizzati, precisi i dettagli e superlative le tante metafore.
L’autore tratta e descrive l’aptofobia, con sensibilità e tatto non cadendo mai nell’errore di esprimere giudizi non richiesti su chi soffre di questa fobia.
“Non mi toccare” è un romanzo magistrale, difficile farne una recensione degna. È molto meglio leggere il libro.

venerdì 7 giugno 2019

Recensione di "Emma" di Helena Molinari, Pentagora

Recensione di "Emma" di Helena MolinariPentagora

Una scrittura ineccepibile, scorrevole, precisa. La storia è quella di tante donne che a un certo punto della loro vita non accettano la vita comoda che vivono ma vogliono e cercano di più. Desiderano la serenità del proprio animo, vogliono vivere e non sopravvivere. A una vita sempre uguale, a un marito che chiede ma non da, all'essere madre, che non significa dedicare tanto tempo ai propri figli ma dedicare, semmai, del tempo prezioso, antepongono loro stesse. Ed ecco, infatti, che la nostra protagonista, Emma, tra desideri sopiti e ricordi passati decide di recarsi ad Assisi, eremo e luogo di speranza e rifugio. Deve ritrovare se stessa. E' una donna tormentata che ha tante domande da porsi ma nessuna risposta in merito. Fin qui, tutto intriga il lettore, soprattutto se donna, che si fa complice di un'altra donna che avverte quel bisogno, quasi spietato, di scappare con lei da una realtà deludente, umiliante, da una famiglia che tanto chiede e nulla da. Il lettore sta dalla parte di Emma, è contento per lei, lotta con lei, vuol vincere con lei.
Lei, quel limone strizzato, tornerà a vivere? Ripensa a quell'uomo che chiama Nero, al suo segreto inconfessabile, al sesso... pensa... pensa. E sente. Perché nella vita bisogna sentire ma: "Basta sentire, per essere?"
Ecco, però, che la fede viene incontro a Emma fornendole tutte le risposte.
Quindi fa un passo indietro, molto indietro. Fa una scelta e tutte le scelte vanno rispettate ma : "Basta un po’ di raccoglimento, un po’ di tepore per tornare a essere moglie e madre?"
Spunta la nostalgia di casa, dei figli e del marito, seppur un uomo avvolto dalla nebbia. Marito e figli vengono a bussare al cuore di Emma. E lei apre la porta. E qui mi fermo.
Probabilmente non ho colto quello che voleva dire l'autrice. Forse dentro di me c'è troppo egoismo per cogliere certi messaggi e certe lezioni di vita. E poi per me un romanzo di qualsiasi genere si tratti non deve impartire lezioni ma solo spunti per riflettere. Forse perché per la vita è proprio questo: -vita da vivere e non da sopravvivere-. Non tollero i condizionamenti.
Ripeto: è un romanzo ben scritto con una narrazione incalzante, un linguaggio quasi poetico, molto delicato, profondo e attento ma il messaggio che trasmette mi lascia l'amaro in bocca: "La vita dà quello di cui si ha bisogno, non quello che si vuole."
Forse il mio essere prima di tutto infermiera non può accettare questo messaggio: la vita non da quello di cui si ha bisogno e nemmeno quello che si vuole. La vita semplicemente è. Va colta e vissuta nel miglior modo possibile finché si può perché nessuno di noi può sapere quanto e come, la nostra stessa vita, potrà trasformarsi in tragedia. E sfido chiunque a dimostrami il contrario.
Peccato, però... peccato.

mercoledì 5 giugno 2019

Recensione de "La donna del lago" di Valerio Marra, Newton Compton editori

Recensione de "La donna del lago" di Valerio MarraNewton Compton editori
Un giallo magistrale, un giallo forte ben costruito, per nulla scontato. Tutto fila liscio. La trama è complessa e ben architettata, gli ambienti sono ben descritti, i personaggi ben delineati e caratterizzati. Uno stile letterario che definirei pulito, chiaro, energico e spigliato. Un registro stilistico che non fa mai una piega. Un romanzo giallo che va oltre, oltre i luoghi comuni, oltre il buonismo. La concezione del bene, così come quella del male, si scontrano con la realtà. Questo fa di questo romanzo, un romanzo unico in tutto il suo insieme. Siamo a Roma in una calda mattina di fine estate. Il cadavere di una donna riemerge dalle acque di un lago. Non una donna qualunque ma una donna molto conosciuta in città. Il commissario Festa, un uomo ambizioso, si occupa del caso. Ed ecco che l'indagine si rivela tutto fuor che facile. Chi ha ucciso quella donna e perché? Niente appare com'è e nulla è come appare. Festa si troverà davanti a un'umanità disarmante pronta a mostrare le proprie miserie, le proprio angosce miste a terribili debolezze e insicurezze. Un romanzo giallo che scava dentro al lettore e che lo conduce a riflettere. Siamo così sicuri di sapere chi siamo e cosa vogliamo? Davvero conosciamo il bene e il male? Marra fa una scelta coraggiosa, azzardata perché il finale sorprende e lascia basiti, forse perché lascia in bocca al lettore il sapore forte e a tratti amaro della verità ovvero che siamo tutti in balia del male. Nessuno ne è indenne.