Recensione de "La donna del lago" di Valerio Marra, Newton Compton editori
Un giallo magistrale, un giallo forte ben costruito, per nulla scontato. Tutto fila liscio. La trama è complessa e ben architettata, gli ambienti sono ben descritti, i personaggi ben delineati e caratterizzati. Uno stile letterario che definirei pulito, chiaro, energico e spigliato. Un registro stilistico che non fa mai una piega. Un romanzo giallo che va oltre, oltre i luoghi comuni, oltre il buonismo. La concezione del bene, così come quella del male, si scontrano con la realtà. Questo fa di questo romanzo, un romanzo unico in tutto il suo insieme. Siamo a Roma in una calda mattina di fine estate. Il cadavere di una donna riemerge dalle acque di un lago. Non una donna qualunque ma una donna molto conosciuta in città. Il commissario Festa, un uomo ambizioso, si occupa del caso. Ed ecco che l'indagine si rivela tutto fuor che facile. Chi ha ucciso quella donna e perché? Niente appare com'è e nulla è come appare. Festa si troverà davanti a un'umanità disarmante pronta a mostrare le proprie miserie, le proprio angosce miste a terribili debolezze e insicurezze. Un romanzo giallo che scava dentro al lettore e che lo conduce a riflettere. Siamo così sicuri di sapere chi siamo e cosa vogliamo? Davvero conosciamo il bene e il male? Marra fa una scelta coraggiosa, azzardata perché il finale sorprende e lascia basiti, forse perché lascia in bocca al lettore il sapore forte e a tratti amaro della verità ovvero che siamo tutti in balia del male. Nessuno ne è indenne.
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