mercoledì 21 dicembre 2022

Recensione di "Ferito a morte" di Raffaele La Capria, Mondadori.

Recensione di "Ferito a morte" di Raffaele La Capria, Mondadori.

“La vicenda narrata in Ferito a morte si svolge nell'arco di circa undici anni, dall'estate del 1943, quando, durante un bombardamento, il protagonista Massimo De Luca incontra Carla Boursier, fino al giorno della sua partenza per Roma, all'inizio dell'estate del 1954. Tra questi due momenti il racconto procede per frammenti e flash, ognuno presente e ricordato, ognuno riferito a un anno diverso, anche se tutti sembrano racchiusi, come per incanto, nello spazio di un solo mattino: la pesca subacquea, la noia al Circolo Nautico, il pranzo a casa De Luca… Negli ultimi tre capitoli vi è poi come una sintesi di tutti i successivi viaggi di Massimo a Napoli, disincantati ritorni nella città che «ti ferisce a morte o t'addormenta, o tutt'e due le cose insieme»; nella città che si identifica con l'irraggiungibile Carla, con il mare, con i miti della giovinezza. Se, come ha scritto E.M. Forster, «il banco finale di prova di un romanzo sarà l'affetto che per esso provano i lettori», quella prova Ferito a morte l'ha brillantemente superata: libro definito dal suo stesso autore «non facile», cult per molti critici e scrittori, è stato ed è anche un libro popolare, amato e letto, con grande adesione sentimentale, da lettori che poco sapevano di questioni letterarie, ma vi ritrovavano la loro stessa nostalgia per un paradiso perduto e per una «giornata perfetta».”

Un romanzo complesso sia stilisticamente che strutturalmente: ricordi, sogni, partenze e ritorni che vanno dal 1943 al 1954. Un libro “non facile". La sua lettura richiede molta attenzione e concentrazione. Spesso è necessario ritornare al primo capitolo per non perdere il filo. Dialoghi, personaggi, descrizioni, punti di vista si alternano. La penna dell’autore, che non perde mai eleganza, descrive con amarezza e un certo disincanto Napoli e Roma. Punta una luce sulle città e la società che, durante il dopoguerra, invece di reagire subisce e accetta passivamente ciò che le viene imposto. E nel frattempo la giovinezza fugge, la vita passa e la felicità… la felicità esiste? E se esiste dov’è?



venerdì 9 dicembre 2022

Recensione de "Il ragazzo in soffitta" di Pupi Avati Guanda Editore.

Recensione de "Il ragazzo in soffitta" di Pupi Avati Guanda Editore.

"Berardo Rossi detto Dedo è popolare e brillante, è negato per il latino e tifa Milan anche se vive a Bologna. Giulio Bigi è timido e sovrappeso, legge l’Eneide come fosse «Tuttosport» e indossa orrende cravatte. Due quindicenni che sembrano appartenere a pianeti diversi, se non fosse che ora abitano nello stesso palazzo e frequentano la stessa classe… E che nella famiglia di Giulio c’è un segreto che coinvolgerà, suo malgrado, anche Dedo. Giulio, infatti, non ha mai visto suo padre, chiuso in ospedale fin da prima che lui nascesse. Ora quello sconosciuto sta per tornare a casa. Ma non è la persona che lui si aspetta. Mentre dagli armadi del passato emerge una favola nera di ambizione musicale e passione non corrisposta, Dedo si rende conto che il «ciccione del piano di sopra» è diventato un amico, che quell’amico è in pericolo, e che è il momento di fare delle scelte: ora sono loro due contro tutti. Da una Trieste intrisa di nostalgia a una luminosa e cinica Bologna, Pupi Avati mette in scena nel suo primo romanzo un intenso intreccio psicologico e una vicenda ricca di suspense: la storia di un’amicizia adolescenziale, di un lungo amore, di una nera vendetta. E crea con Dedo e Giulio due protagonisti di estrema autenticità: due ragazzi costretti a diventare grandi affrontando le sconfitte dei loro padri."
Un libro o forse un film, perché è ciò che si vede leggendo questo romanzo. Uno stile letterario magistrale. Ottime le ambientazioni, la tecnica “Show, don't tell” eccezionale.
Una storia che parla dell’importanza dell’amicizia, che racconta quanto la forza di questo legame riesca a saltare qualsiasi ostacolo abbattendo barriere che sembrano insormontabili.
Il romanzo è ambientato in due città in due epoche diverse: Bologna ai giorni nostri e Trieste negli anni ‘80. La prima narrata da un ragazzino di quindici anni; la seconda in terza persona.
La grandezza di Avati in questo romanzo è la sua capacità di narrare due realtà diverse non cadendo mai nella banalità. Lo fa con rispetto senza proferire alcun giudizio.
Le narrazioni, che in un primo momento scorrono in maniera separata, a un certo punto si intrecciano. Ed è qui che al lettore si apre uno scenario che gli trafigge cuore e anima.
L’autore con molta delicatezza parla della fragilità umana, delle sue debolezze, lacune e deliri.
Con uno stile letterario mai artefatto, ma lineare e in taluni tratti persino semplice, che non perde mai di efficacia, Pupi Avati ha scritto un libro che tratta un importante tema sociale, quello della ghettizzazione. Non è assolutamente facile parlare di certe tematiche come ha fatto lui. Un libro che consiglio a tutti. Vi renderà migliori. Perché spesso, dietro ai comportamenti ritenuti “non normali” si celano dolori laceranti, con i quali è difficile scendere a compromessi.



domenica 4 dicembre 2022

Recensione de L'istinto del gatto" di Sonia Sacrato, edizioni Newton Compton editori.

Recensione de L'istinto del gatto" di Sonia Sacrato, edizioni Newton Compton editori.

"Sono passati sei mesi da quando Cloe, giovane insegnante di storia dell'arte, è stata invischiata in un'indagine che ha portato alla luce incredibili segreti del passato. Anche se ripete a sé stessa che adesso le serve un po' di tranquillità, si lascia coinvolgere da Alex, il nipote di una sua cara amica, a ricostruire la storia di un violino abbandonato nel magazzino di una compagnia di spedizioni, rifiutato dal destinatario. Alex, giovane stagista presso un quotidiano, è certo di avere tra le mani un caso che gli permetterà di scrivere un pezzo che non passerà inosservato. Ma prima che i due possano rendersene conto, la vicenda del violino assume contorni sinistri: l'uomo che doveva aiutarli a capire qualcosa sullo strumento viene ucciso poco dopo averli incontrati, fuori da un locale dove si esibiscono drag queen. E così, quella che era cominciata come una ricerca fatta quasi per gioco, si trasforma in un'intricata indagine per omicidio. È il vicequestore Ferraris, insieme alla sua squadra, a indagare sull'accaduto e ad ascoltare Alex e Cloe, lasciando la ragazza non del tutto indifferente al suo fascino. Sarà Pablo, il gatto di Cloe, a fare in modo, con il suo zampino, che i due si sentano ancora. Almeno fino a quando le cose precipiteranno e Alex e Cloe saranno davvero in pericolo."
Un giallo che si divora con golosità. Quando lo si inizia a leggere lo si deve finire. Già solo per tale motivo, questo libro giallo è un successo. Una scrittura allegra, a volte non troppo, così come una melodia.
Potremmo dire che il protagonista sia il gatto Pablo oppure che il personaggio principale sia la sua padrona Cloe, oppure... No, non vado oltre, non dico altro per non svelare troppo. Potrei, però, azzardare a dire che la protagonista di questo libro è la vita, con i suoi alti e bassi e con le sue tragedie; l'amore con i suoi moti ondulatori e sussultori, perché è questo che descrive l'autrice in questo libro: la vita, da tutti i punti di vista. Ottimi i dialoghi, gli -show, don't tell-. Attente le descrizioni di una Torino che, grazie alla Sacrato, viene voglia di visitare. Il modo con cui viene trattato il mondo delle drag queen dimostra una notevole sensibilità dell'autrice ad affrontare temi che, purtroppo, sono ancora molto lontani dall'essere totalmente accettati da questa società sempre più allo sbando.
L’indagine è condotta da chi in realtà non è un esperto del settore, ma resa molto godibile -dall'intuizione-.
La scrittura della Sacrato si riconosce fin dalle prime battute. È vero, ogni autore ha un suo modo di scrivere, ma quello che contraddistingue l'autrice è quella scrittura fluida, gentile e, concedetemi il termine, "spensierata" che mantiene sempre la giusta dose di acidulo. E che la rende estremamente vera.



lunedì 21 novembre 2022

Recensione di "Un uso qualunque di te. Dieci anni dopo" di Sara Rattaro Sara Rattaro, edizione Sperling & Kupfer.

Recensione di "Un uso qualunque di te. Dieci anni dopo" di Sara Rattaro Sara Rattaro, edizione Sperling & Kupfer.

"Carlo è un marito presente e innamorato; Viola è un'anima inafferrabile e una moglie distratta da mille inquietudini e troppi rimpianti. Eppure la loro coppia resta in equilibrio, per quanto precario, sorretta da Luce, la figlia diciassettenne. Finché, al termine di una notte che non ha trascorso nel suo letto, Viola trova in segreteria un messaggio del marito che le dice di correre in ospedale. In quel momento di verità, sospeso tra la vita e la morte, nessuna bugia potrà più salvarla, ma solo un atto d'amore. Il più grande e il più coraggioso che abbia mai compiuto."
Una chiamata nel cuore della notte e la vita va completamente all’aria.
Così succede a Viola e a Carlo. Tutto va in mille pezzi, tutto si trasforma in un sacchetto di coriandoli di un unico solo colore: il nero. Cala il sipario e l’armonia famigliare, l’amore, il bene, il sesso, gli abbracci fanno un inchino, salutano il pubblico e scompaiono dietro le quinte. Al loro posto, sul palco, troviamo un unico attore che si trova a recitare un ruolo difficilissimo, quello del -segreto- che sconvolge gli equilibri e spazza via le certezze.
Esiste l’amore? Se sì, esiste anche dopo? Anche dopo l’amore?
Una voce narrante che viaggia tra passato e presente, racconta la vita di Viola e di Carlo. Lui è un uomo dai sentimenti autentici, freschi, chiari: ama Viola come ama se stesso, forse anche di più. Viola è una donna che vive sull’onda del caos che riesce a creare nella sua vita. Non conosce disciplina, sa amare ma di un amore che disperde, che semina qua e là, a volte su un terreno fertile, a volte su un terreno paludoso che non le darà mai alcun frutto.
Viola sa fare bene una cosa: mettere a repentaglio la sua felicità. O forse, semplicemente, non è incline ad amare se stessa. La coppia, però, riesce a stare a galla, grazie a Luce, la loro figlia. Tutto è in apparente equilibrio fino a quella telefonata.
Una scrittura sicura, dolce, chiara che inchioda il lettore alle pagine. Una storia che avvolge esattamente come l’amore di cui parla.
«… non esiste nulla di più egoista dell’amore.»
E l’amore se è vero, salta ogni ostacolo, oltrepassa qualsiasi muro.
L’autrice, con un prosa introspettiva, conduce il lettore per le vie del cuore meno praticate, perché tortuose. Sono quelle che mettono a rischio il nostro equilibrio emotivo, la nostra capacità a gestire l’emotività.
Negazione, rabbia, patteggiamento, depressione, accettazione. Sono le fasi attraverso le quali è necessario passare per cadere, rialzarsi e rinascere. Niente è perduto, tutto si mescola, la vita fa di nuovo il suo primo passo e viene riconsegnata al mondo. E poi la vita corre incontro all’amore, che sta fermo lì, che aspetta. E non delude mai.


giovedì 10 novembre 2022

Recensione di "Gala Eluard Dalì. Per interposti uomini" di Anna Di Cagno Morellini Editore

Recensione di "Gala Eluard Dalì. Per interposti uomini" di Anna Di Cagno Morellini Editore

“Aprile 1975, Pùbol, Gerona. Gala Éluard Dalì si ritira per una settimana in solitudine nel castello che il suo secondo marito, Salvador Dalì, le ha regalato. Una notte una ragazza bussa alla sua porta: è una giovane studentessa dell’Università di Torino che sta lavorando alla sua tesi di laurea. Si apre così un incontro causale, ma forse necessario per entrambe, che si svolge all’interno di quello che Dalì considerò il suo più grande capolavoro.
In ogni stanza si apre uno squarcio sulla vita, incredibile e mitica, della Musa più celebre del surrealismo; una donna che ha segnato un’epoca, e ispirato il poeta e l’artista più famosi del movimento culturale.
Un incontro-scontro dal quale entrambe usciranno trasformate: la giovane studentessa troverà finalmente una strada tutta sua, e Gala troverà il modo di realizzare ancora se stessa, questa volta per -interposta donna-.”
Un romanzo intenso e affascinante, scritto con cura, con trasporto, con lucidità. Ritmo, musicalità, poesia, passione, seduzione, erotismo rendono questo libro speciale.
Gala Éluard Dalì è stata la musa e la moglie del poeta Paul Éluard e di Salvador Dalí. Eppure di lei si sa poco. L’autrice ci prende per mano, ci conduce al castello di Pubol, trasformandoci in spettatori. Spettatori della vita di Gala. Ascoltiamo i suoi tormenti, le sue partenze e i suoi “non ritorni”. Odio e amore, gioia e dolore, tutto il contrario di tutto. Nulla è come appare e niente appare come è.
Perché Gala è una donna per alcuni versi antipatica ma anche il contrario. È cinica ma a tratti premurosa, tanto amabile quanto odiosa. Sicuramente è determinata, fiera, pericolosa ed esplosiva. Non teme la morte e muove i suoi passi su quello che sarà il luogo dove verrà sepolta.
Egoista, egocentrica, ma non completamente perché si “regala” a Nicoletta, donando a lei tutta la sua attenzione.
Ciò che mi ha molto entusiasmata in questo romanzo sono le immagine nitide e vive di una donna che “ferisce” un’altra donna senza, però, alcuna cattiveria. Gala apre gli occhi a Nicoletta mettendola davanti a una realtà che non conosce, dinanzi a un mondo che ancora ignora, ma soprattutto per darle speranza. Perché un futuro migliore è sempre possibile. La vita è un brivido, la morte è saggezza.



mercoledì 2 novembre 2022

Recensione di "Rosso veneziano" di Guido Sgardoli Guido Sgardoli Fanucci Editore

Recensione di "Rosso veneziano" di Guido Sgardoli Guido Sgardoli Fanucci Editore

"Venezia, 1509: Zorzo Cigna, detto Giorgione, trascorre il suo tempo creando quadri e affreschi in preda a un'euforia causata dalla dipendenza dall'oppio. Nutre un amore segreto per Cecilia, la tenutaria del più apprezzato bordello veneziano, che incontra di notte in gran segreto. Durante il Carnevale, viene svegliato in piena notte da una triste notizia: il suo amico fra' Placidio è rimasto vittima delle fiamme che hanno colpito l'ospeal del bersaglio vicino alla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Accorre sul luogo dell'incendio e qualcosa non gli torna; potrebbe trattarsi di un atto doloso e fra' Placidio potrebbe essere stato deliberatamente ucciso. E un uomo lì presente, che sembra guardarlo con interesse, non promette nulla di buono... Zorzo Cigna comincia a indagare e quando una serie di incendi colpisce la città e lui stesso si trova minacciato, capirà che la verità potrebbe cambiare per sempre il destino della Serenissima. Una Venezia rinascimentale inedita, violenta e segreta, fa da sfondo a una vicenda dai risvolti cupi, dove nulla e nessuno è mai come appare."
L’autore regala al lettore un thriller storico ambientato in una Venezia del 1500. Un romanzo preciso, elegante, dal ritmo incalzante. Nulla è lasciato al caso, tutti i personaggi sono ben caratterizzati e le descrizioni dei luoghi e della vita quotidiana risultano essere efficaci e curate in tutti i dettagli. Gli avvenimenti e i vari collegamenti tra una storia e l’altra sono raccontati dall’autore in modo limpido ed evocativo.
È un romanzo dalla ricostruzione storica ottima e, per questo, il lettore riesce a “girare” per le vie di Venezia senza perdersi, immedesimandosi in ogni situazione. Sentimenti ed emozioni escono prepotentemente mentre le pagine, che si colorano di rosso per il sangue, bruciano per il fuoco, si anneriscono per la cenere, raccontano la morte, fotografano distruzione e disperazione. Eppure è un romanzo che scalda perché la storia è comunque intrisa di poesia e di straordinaria passione.



giovedì 27 ottobre 2022

Recensione de "L'oceano oltre la rete" di Ettore Zanca edizioni Arkadia Editore

Recensione de "L'oceano oltre la rete" di Ettore Zanca edizioni Arkadia Editore

"Una storia solo all’apparenza semplice, che in un crescendo finale ci ricorda come la vita sia in grado di farci trovare spesso al posto sbagliato nel momento sbagliato, ma ci dia anche l’opportunità di raggiungere il posto giusto al momento giusto, una vera parabola di vita, resa ancora più bella dalla metafora sportiva."
Uno stile letterario semplice e nel contempo elegante. Una storia di vita carica di coraggio e determinazione. Personaggi ben caratterizzati. Dialoghi perfettamente costruiti. Ma “L’oceano oltre la rete” non è solo questo. Non può esserlo perché l’autore è Ettore Zanca.
Il San Vignan si ritrova inaspettatamente in Prima Divisione, per sbaglio e un po’ per caso, ben poco attrezzata per poterci restare. Ma il San Vignan non è solo una squadra di calcio, il San Vignan rappresenta un’intera isola e tutti i suoi abitanti, il loro orgoglio, le loro speranze.
Intorno a questa squadra e a questa isola si muovono i nostri protagonisti, David con la sua famiglia e Antoine, ognuno con le proprie conquiste, i propri sbagli e rimpianti, così umani e fragili che è difficile non tifare per loro.



lunedì 17 ottobre 2022

Recensione de "Le tre figlie" di Anna Dalton, Garzanti Libri

Recensione de "Le tre figlie" di Anna Dalton, Garzanti Libri

“Una madre ingombrante. Tre sorelle che non si vedono da anni. Un segreto di famiglia che sta per essere svelato.
La storia dell'autobiografia di sua madre la stava davvero preoccupando. Aveva passato tutta la sua vita adulta a dimostrare di valere per ciò che era, a distanziarsi da quel cognome, Montefalco, che pesava come un macigno sulla sua testa e sulla sua carriera. E ora sua madre voleva "confessarsi" voleva "liberarsi". No. Doveva andare a Villa Fiorita. Doveva convincere sua madre a rinunciare. Quel libro non poteva uscire.”
Una scrittura molto curata, uno stile letterario elegante. I personaggi sono ben caratterizzati e la suspense, che l’autrice è riuscita a creare, invita il lettore a procedure nella lettura.
La trama è originale, intensa e complessa, così come del resto sono le relazioni famigliari. Le vicende passate e presenti emozionano e, attraverso le storie delle tre sorelle, la Dalton racconta la vita, con i suoi chiaroscuri, con i suoi punti partenza e i mancati arrivi, ma sempre comunque vita: quella di ognuno di noi.



domenica 18 settembre 2022

Recensione de "Il rosmarino non capisce l'inverno" di Matteo Bussola Einaudi editore

Recensione de "Il rosmarino non capisce l'inverno" di Matteo Bussola Einaudi editore

“Una donna sola che in tarda età scopre l'amore. Una figlia che lotta per riuscire a perdonare sua madre. Una ragazza che invece non vuole figli, perché non sopporterebbe il loro dolore. Una vedova che scrive al marito. Una sedicenne che si innamora della sua amica del cuore. Un'anziana che confida alla badante un terribile segreto. Le eroine di questo libro non hanno nulla di eroico, sono persone comuni, potrebbero essere le nostre vicine di casa, le nostre colleghe, nostra sorella, nostra figlia, potremmo essere noi. Fragili e forti, docili e crudeli, inquiete e felici, amano e odiano quasi sempre con tutte sé stesse, perché considerano l'amore l'occasione decisiva. Cadono, come tutti, eppure resistono, come il rosmarino quando sfida il gelo dell'inverno che tenta di abbatterlo, e rinasce in primavera nonostante le cicatrici. Un romanzo in cui si intrecciano storie ordinarie ed eccezionali, che ci toccano, ci interrogano, ci commuovono.”
Oserei dire che questo romanzo è un capolavoro. Non è facile raccontare “storie di vita” così come l’ha fatto Bussola. Ci vuole intelligenza, soprattutto quella emotiva, ci vuole sensibilità. Bisogna possedere un talento raro, anzi rarissimo. L’autore, attraverso le parole, consegna al lettore la chiave giusta per “empatizzare” con tutti i personaggi che pagina dopo pagina s’incontrano lungo il romanzo. Il lettore prova sulla sua pelle la stessa sofferenza, inadeguatezza e dolore di tutti questi straordinari protagonisti: tutti uguali ma diversi. E nemmeno così lontani da noi. Bussola compie un miracolo: quello di farci sentire il “battito” della vita insieme a Margherita, Aurora, Giuseppina, Maddalena, Teresa, Brunella, Alma, Vera, Marika, Greta e Marina, Aika, Rosi, Isabella, Emma, Perla, Angela, Daisy. Sì, sono tutte donne le protagoniste di questo libro. Donne raccontate da un uomo. L’umanità più disparata, la fragilità dell’universo femminile che sa esattamente quando trasformarsi in forza. Un arcobaleno di emozioni: quello della donna. Ogni protagonista ci porta a casa, in un ospedale, in un cimitero, su un treno, su un cornicione, in un bar, in un supermercato… le loro vite s’intrecciano in modo perfetto, con rabbia, con amore, con gioia, con dolore. E danzano tutte insieme per ricordarci che non è vero che tutto è già deciso, stabilito e approvato. Perché la vita non è sopravvivere a un giorno appena passato. La vita è resistere all’inverno, esattamente come il rosmarino.


mercoledì 14 settembre 2022

Recensione de "La logica della lampara" di Cristina Cassar Scalia, Einaudi editore

Recensione de "La logica della lampara" di Cristina Cassar Scalia, Einaudi editore

“Sono le quattro e trenta del mattino. Dalla loro barca il dottor Manfredi Monterreale e Sante Tammaro, giornalista di un quotidiano online, intravedono sulla costa un uomo che trascina a fatica una grossa valigia e la getta fra gli scogli. Poche ore dopo il vicequestore Vanina Guarrasi riceve una chiamata anonima: una voce femminile riferisce di aver assistito all'uccisione di una ragazza avvenuta quella notte in un villino sul mare. Due fatti che si scoprono legati e dànno il via a un'indagine assai piú delicata del previsto.”
Un giallo brillante. La lettura scorre in compagnia di personaggi che fin dalla prima pagina risultano essere veri. E poi c’è Lei, la città, c’è Catania con le sue contraddizioni e le sue bizzarrie.
Uno stile letterario coinvolgente dove il dialetto e l’italiano sono usati in modo equilibrato rendendo la narrazione coinvolgente e ritmata. La trama, ricca di colpi di scena, è ben costruita, così come sono ben articolati i dialoghi. L’indagine risulta essere perfetta. Ottime le ambientazioni che evocano atmosfere e mostrano il modo di vivere dei personaggi.



venerdì 9 settembre 2022

Recensione di "I miracoli esistono. La storia di Giorgio Perlasca di Sara Rattaro Sara Rattaro edizioni Mondadori

Recensione di "I miracoli esistono. La storia di Giorgio Perlasca di Sara Rattaro Sara Rattaro edizioni Mondadori

“Una mattina del 1987 Alice, dopo la scuola, va a trovare una vicina di casa. Brigitte, ebrea ungherese da molti anni in Italia, le aveva fatto da baby-sitter quando era bambina ed è sempre stata per lei un punto di riferimento. Le ha anche insegnato a preparare un dolce, il Challah alle mele, e a danzare... Ma non ama parlare del proprio passato. E, all'improvviso, deve partire per Budapest. Quale mistero nasconde? Brigitte aveva la stessa età di Alice quando, nel 1944, nella sua città occupata dalle Croci Frecciate, i filo-nazisti sostenuti dai tedeschi, lei e suo padre ebbero la fortuna di imbattersi in un uomo straordinario, che salvò loro la vita: Giorgio Perlasca. Il commerciante italiano, detto anche l'"impostore", si era finto ambasciatore spagnolo per accogliere nelle sue case protette cinquemila ebrei d'Ungheria e strapparli dalle camere a gas. Una scrittura appassionata ed empatica tesse i racconti della testimone Brigitte e di Alice, fra passato e presente, fra le ombre atroci della Shoah e i conflitti dell'adolescenza. Sul filo della memoria e, soprattutto, grazie all'esempio di coraggio ed eroismo di Giorgio Perlasca, Alice saprà finalmente chi diventare.”
Ci vuole una grande capacità narrativa per parlare, o meglio scrivere, di “certe cose” nel modo in cui l’ha fatto Sara Rattaro.
I miracoli esistono davvero? Sì.
Come accadono ce lo racconta l’autrice in questo libro destinato alla narrativa per ragazzi, che dovrebbe essere letto, però, anche dagli adulti. Perché, nonostante la finzione, è una storia vera. Una storia che grida, che fa male, che genera orrore, che fa parte di noi e che non va dimenticata. Mai. Un capitolo oscuro della nostra storia, dove il male schiacciava il bene, dove l’indifferenza era la normalità.
Eppure in quella storia qualcosa ha brillato, un fiammifero si è acceso dando vita al bene, alla solidarietà, seminando speranza. Quel “qualcosa” era un uomo: Giorgio Perlasca. Un uomo generoso, coraggioso e determinato che non si è tirato indietro davanti al male e ha saputo elargire “umanità”. Un miracolo, Giorgio Perlasca è stato un miracolo. Un uomo che è riuscito a salvare la vita di molti ebrei nella Budapest del 1944, fingendosi ambasciatore di Spagna. Regalò tempo e fede a un popolo massacrato dalla scelleratezza degli uomini.
Potrei dire che la protagonista della storia è Brigitte, una ragazzina che nel 1944 aveva solo una colpa: essere ebrea. Privata della sua libertà, Brigitte soffre di fronte all’indifferenza di chi preferisce non opporsi al male, voltandosi dall’altra parte. Potrebbe, però, anche essere Alice, una ragazzina dodicenne che trascorre i suoi pomeriggi con Brigitte. Siamo in Italia nel 1987. Anche Alice vive tra le ingiustizie, quelle che girano per i banchi della sua scuola. Il vero protagonista, però, è il bene che contrapponendosi al male dà vita a un miracolo: quello dell’amore per il prossimo.


mercoledì 7 settembre 2022

Recensione de "La regola dell'equilibrio" di Gianrico Carofiglio Einaudi editore

 Recensione de "La regola dell'equilibrio" di Gianrico Carofiglio Einaudi editore

“È una primavera strana, indecisa, come l'umore di Guido Guerrieri. Messo all'angolo da una vicenda personale che lo spinge a riflettere sulla propria esistenza, Guido pare chiudersi in se stesso. Come interlocutore preferito ha il sacco da boxe che pende dal soffitto del suo soggiorno. A smuovere la situazione arriva un cliente fuori del comune: un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università, sempre primo negli studi e nei concorsi. Si rivolge a lui perché lo difenda dall'accusa di corruzione, la peggiore che possa ricadere su un magistrato. Quasi suo malgrado, Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, lacerato dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. In un susseguirsi di accadimenti drammatici e squarci comici, ad aiutarlo saranno l'amico poliziotto, Carmelo Tancredi, e un investigatore privato, un personaggio difficile da decifrare: se non altro perché è donna, è bella, è ambigua, e gira con una mazza da baseball.”
-Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé-.
Un romanzo dal ritmo incalzante, che parla del bene e del male che albergano dentro di noi. Una storia carica di chiaroscuri. La trama gira e si inerpica nel sistema giudiziario italiano. L’autore racconta senza reticenza il nostro Paese, la sua “coscienza” e quella forma mentale tipica dell’italiano, ovvero scegliere la propria verità, interpretando i fatti secondo il proprio piacimento.
Nel “La regola dell’equilibrio” Carofiglio ritorna a parlare di un tema a lui caro: la “banalità del male” attraverso il quale risveglia la coscienza del lettore. Chi non ha mai perso l’equilibrio? Tutti. Il male, però, sta nel non ammetterlo, dichiarandosi innocente e pretendendo di essere assolto.
Una prosa solida, scorrevole, dove tutto “è pesato” con cura. Un romanzo che parla dell’essere umano e che fa riflettere sulle fragilità e sull’esistenza.



venerdì 26 agosto 2022

Recensione de "L'improbabilità dell'amore" di Hannah Rothschild Neri Pozza

 Recensione de "L'improbabilità dell'amore" di Hannah Rothschild Neri Pozza

“La vita della trentenne Annie McDee negli ultimi tempi ha preso una brutta piega: dopo la rottura con lo storico fidanzato si ritrova sola, in un appartamentino un po' squallido, l'unico che può concedersi con il suo magro stipendio di cuoca. Cinque settimane prima, a uno speed-dating organizzato in un museo di Londra, ha conosciuto Robert e, ora che vorrebbe fargli un regalo di compleanno, è costretta a rovistare in un negozio di seconda mano. Tra cumuli di ciarpame e scarti appartenuti a chissà chi, Annie nota un quadro appoggiato a una parete, dietro una pianta di plastica. Il proprietario non ne sa granché: ha acquistato la baracca alla cieca, cianfrusaglie e ninnoli compresi. Spinta da un impulso irresistibile, la giovane donna acquista il dipinto, salvo doversene pentire la sera stessa, quando Robert la molla senza nemmeno presentarsi a cena. Decisa a restituire il quadro per riavere indietro i soldi, il giorno dopo Annie pedala fino al negozio del rigattiere, ma al suo arrivo ha un'amara sorpresa: l'area intorno alla bottega è chiusa dal nastro della polizia e al suo posto non restano che macerie fumanti. Poche ore dopo la sua visita nel negozio, qualcuno vi ha fatto irruzione, ha legato il titolare, sparso benzina ovunque e lanciato uno straccio in fiamme. Il locale è bruciato in poche ore. Davanti all'accaduto, a Annie non resta che rassegnarsi al sacrificio delle sue settantacinque sterline e tornarsene a casa con il dipinto sottobraccio. Nelle settimane successive, tuttavia, la sua vita e la sua persona sembrano stranamente diventare oggetto di improvviso interesse e curiosità di un gran numero di bizzarri individui.”
-Intelligente, spiritoso, affascinante-, così c’è scritto sulla copertina. Ed è vero, per certi versi lo è. Un prologo sorprendente che però poi non ha più nulla a che vedere con i capitoli successivi. Originale la parte del quadro, quando è lui stesso a parlare e a farlo con un’ironia esilarante. C’è di tutto in questo romanzo: l’arte, la tragedia dell'Olocausto, la cucina e i problemi famigliari. Buona la narrazione che però a tratti risulta un po’ confusa. Ben caratterizzati i personaggi e gli ambienti.



giovedì 11 agosto 2022

Recensione di "Tre piani" di Eshkol Nevo, Neri Pozza editore

 Recensione di "Tre piani" di Eshkol Nevo, Neri Pozza editore

“In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Il parcheggio è ordinatissimo, le piante perfettamente potate all’ingresso e il citofono appena rinnovato. Dagli appartamenti non provengono musiche ad alto volume, né voci di alterchi. La quiete regna sovrana. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-io – della personalità, Tre piani si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare.”
Il romanzo, scritto magistralmente, arriva diretto all’animo del lettore. Ambienti ben descritti, personaggi perfettamente caratterizzati. L’autore riesce a far immedesimare il lettore in almeno uno degli aspetti caratteriali di ogni personaggio. Il lettore ama e odia; trema e sta immobile; grida e si tacita, piange e ride. Frustrazione e ansia animano tutto il romanzo.
I dialoghi-monologhi risultano veri, ironici e sinceri. L’autore con abilità davvero singolare riesce a trasportare il lettore in una storia che potrebbe essere la storia di tutti: chi nella vita non ha mai sbagliato? Chi non ha mai chiesto scusa? E soprattutto chi nella vita non è riuscito, nonostante gli innumerevoli tentativi, a farsi perdonare?
Inoltre Nevo mostra una fotografia della società israeliana con le sue complessità e vulnerabilità. Tre piani è uno romanzo che invita a tanti spunti di riflessione. L’animo umano, così difficile da comprendere, e spesso da accettare, in questo libro viene ribaltato e messo a nudo. Un romanzo che insegna a non dimenticare che siamo essere umani, per questo fragili.



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