sabato 23 ottobre 2021

Recensione de "L'ombra della perduta felicità" di Roberto Centazzo, TEA edizioni

 Recensione de "L'ombra della perduta felicità" di Roberto Centazzo, TEA edizioni.

"Che malinconia, le giornate ventose e fredde di fine settembre, a Genova. E se sei un poliziotto in pensione, la avverti ancora di più. Sono un po' tristi i tre amici della Squadra speciale Minestrina in brodo, Santoro, Mignogna e Pammattone, e, in preda alla noia, cercano pretesti per tornare a essere padroni del loro tempo. Forse un viaggio potrebbe essere la soluzione. Così, quando un amico del Sindacato autonomo di Polizia telefona a Santoro per una consulenza su uno spinoso caso di provvedimenti disciplinari ai danni di un collega, Giacomo Dotta, che gestisce con la madre un agriturismo nelle Langhe, ecco che si delinea la scusa perfetta per un bel giro sulle colline piemontesi. Ma, giunti sul posto, i tre si accorgono ben presto che la situazione è molto più grave di quanto avevano immaginato: Giacomo si ritiene vittima di una gigantesca frode inerente prodotti agricoli contaminati spacciati per biologici e insiste nelle sue accuse, rivolte anche a pezzi grossi della Procura. I tre amici, preoccupati per il collega, chiuso e isolato nel suo risentimento, vogliono vederci chiaro: cosa c'è di vero nelle pesanti accuse di Giacomo, che è arrivato coni suoi esposti persino all'Antimafia? Riusciranno a riabilitarlo e a restituirgli un po' di fiducia nella giustizia, e nella vita?"
Una narrazione piacevole e leggera, dove l’ironia è dosata con cura. Come sempre Centazzo affronta, con quello stile che lo contraddistingue, temi importanti come il suicidio, la corruzione…
La storia, a tratti malinconica, risulta dolce così come lo sono i personaggi che via via s’incontrano pagina dopo pagina.
Una storia che commuove e induce alla riflessione. Anche questa volta Centazzo disegna uno spaccato di umanità in cui tutti possiamo ritrovarci o ritrovare quell’ombra della perduta felicità.



venerdì 15 ottobre 2021

Recensione de "Il ricordo del 9" di Salvatore Lanno Salvatore Lanno, Sovera edizioni Edizioni Sovera

Recensione de "Il ricordo del 9" di Salvatore Lanno Salvatore Lanno, Sovera edizioni Edizioni Sovera

"Una storia a sfondo autobiografico che si dipana intorno alla magia del numero 9 che più volte ritorna emblematicamente nella vita dell'autore e che, apparentemente per caso, ne segna la vita. Dal racconto trapela la serenità del protagonista che ha trovato la -felicità- in una sana e profonda ricerca di sé."
Un libro da leggere con il cuore, perché gli occhi non bastano. Ci sono parole, emozioni e sentimenti che si devono leggere con il cuore. Un racconto toccante, forte e incisivo quanto basta. L’autore racconta il dolore fisico e psicologico causatogli da un crudele destino che gli sottrae un amico d’infanzia mettendo fine alla loro spensieratezza. La scrittura di Lanno che risulta essere semplice, chiara e priva, fortunatamente, di inutili fronzoli, coinvolge fin dalle prime pagine. L’autore ricorda quel triste giorno, l’ultimo passato insieme al suo amico Simone. Dopo una giornata trascorsa a vendemmiare i due ragazzi, a bordo di una vespa, stanno tornando a casa. Un trattore li investe e il conducente se ne va senza soccorrerli. Rabbia su rabbia, dolore su dolore: Simone muore, Salvatore riesce a salvarsi dopo un lungo e doloroso calvario. La storia ruota e si snoda fortemente intorno al numero 9 che ritorna più volte nella vita del protagonista. Un breve romanzo d’amore, che parla dell’importanza dell’amicizia, della fede, della famiglia. Una storia carica di valori che al giorno d’oggi sembrano essersi persi, come l’onesta, l’altruismo e il perdono.
L'autore parla del dolore attraverso il cuore e per il cuore. Lo accetta perché sa che il dolore fa parte della nostra vita. Lanno sa che solo la forza dell’amore può salvarci dagli effetti devastanti della rabbia, della cattiveria e dell’invidia.




lunedì 11 ottobre 2021

Recensione di "Bevande incluse" di Roberto Centazzo, @TEA edizioni

Recensione di "Bevande incluse" di Roberto Centazzo, @TEA edizioni

“Cala Marina: un piccolo mondo con i suoi riti, i suoi protagonisti, i suoi segreti; un velo di malinconia, una buona dose di ironia, gli incontri, i casi del destino, le storie.
Luglio 1967. Cala Marina è un incantevole paese della riviera di ponente, dove il tempo scorre lento, soprattutto nella stazione ferroviaria, tra le chiacchiere di una piccola comunità che passa lì le proprie giornate: Dalmasso, il capostazione triste, e Ludovica, la barista sensibile; Silvano, dentro la sua edicola piena di fumetti, e il professor Martinelli, pendolare, matematico e filosofo; Bartolomeo, il tassista, e Norberto, il maresciallo della Polfer, e infine Adelmo, l'uomo delle pulizie, che è muto ma osserva tutto ciò che scorre sotto i suoi occhi, e trova il modo di raccontarlo. Come la storia della bella Barbara, che soffre per il suo matrimonio infelice e senza amore con il truce Eusebio, il proprietario dell'Hotel Italia. Eccola, nella sua quotidiana lotta per far quadrare i conti sempre in perdita a causa delle spese folli del marito al casinò, nel suo desiderio frustrato di maternità, nella sua mesta voglia di vivere e di cambiare. Finché Barbara un giorno, appeso il grembiule alla porta della cucina, sale su un treno e fa perdere le sue tracce, così, senza un saluto, creando un incredibile scompiglio nelle assolate giornate di Cala Marina...”
Con ironia, con una scrittura piacevole e pulita, anche in questo romanzo, Centazzo fa sorridere e riflettere. Sono tanti i personaggi che pagina dopo pagina incontriamo in questo libro e nessuno di loro ha un ruolo secondario, perché tutti sono parte integrante della storia. Una storia che è uno spaccato di umanità: gioia, dolore, emozioni contrastanti, svariati sentimenti e tormenti dell’anima, occasioni perdute, rimpianti e rimorsi, sogni. Questi sono gli ingredienti di questo gradevole romanzo.
I personaggi sono ben caratterizzati, così come sono ben descritti luoghi e ambienti. Un romanzo che descrive la vita, quella vera e che fa riflettere sulla fragilità umana.
“La vita è un regalo e come tale va vissuta, senza perdersi in calcoli meschini, senza tormenti, senza recriminazioni e, soprattutto, senza rimpianti e senza rimorsi. Non devi far altro che prenderla così com'è, come un menu a prezzo fisso, l'intera offerta, il buono e il meno buono, il giusto e lo sbagliato, tutto il pacchetto, insomma, primo, secondo, contorno e dessert, bevande incluse.”