domenica 31 dicembre 2023

Recensione de "La donna che salvò la bellezza" di Sara Rattaro. Edizioni Mondadori.

Recensione de "La donna che salvò la bellezza" di Sara Rattaro. Edizioni Mondadori.


“Un romanzo intenso e appassionante che racconta la storia di Fernanda Wittgens, la prima direttrice donna della Pinacoteca di Brera, che con coraggio ha sfidato il nazifascismo e ha salvato non solo opere di inestimabile valore, ma anche vite umane.
Rachele è solo una ragazzina quando nel 1939 vengono promulgate le leggi razziali e la sua vita di colpo cambia. Per lei, ebrea, niente più scuola, niente più amici e una paura strisciante che riempie le sue giornate. Per fortuna incontra un ragazzo che le dà la forza per affrontare i terribili cambiamenti che sconvolgono la sua esistenza. Vittorio ha appena quindici anni, eppure ha un coraggio sconfinato. Lavora, per volere del padre fascista, come uomo di fatica alla Pinacoteca di Brera, fianco a fianco con la direttrice Fernanda Wittgens, che aiuterà nella sua straordinaria missione. Due sono gli obiettivi di Fernanda: salvare dai bombardamenti e dalle razzie naziste le opere d'arte conservate nei musei milanesi e aiutare familiari, amici, ebrei e perseguitati a espatriare e mettersi in salvo. Un'impresa pericolosissima e che potrebbe costarle la vita. Ma a lei non importa.”

Un romanzo che insegna o perlomeno che ricorda a tutti che non si deve mai dimenticare che ogni guerra porta dolore. Provoca orrori e mancanze improvvise. Causa la perdita della libertà di pensiero, di scelta. Cancella la vita.
Con “La donna che salvò la bellezza” ci ritroviamo nell’arco temporale del secondo conflitto mondiale in una Milano distrutta dalle bombe e devastata dal fascismo.
La narrazione viaggia su due binari paralleli:
- su uno troviamo l’arte, la Pinacoteca di Brera, i primi bombardamenti e Fernanda che con coraggio e determinazione cerca di mettere in salvo la bellezza. Per riuscire nel suo intento si fa aiutare da Vittorio, un dolcissimo ragazzo figlio di un uomo fascista, fedele a Mussolini. Il padre, credendo il figlio un indolente con nessuna voglia di lavorare, pensa che, obbligandolo a sfacchinare nel museo di Brera, possa cambiare la sua visione del mondo e avvicinarsi al fascismo. Ignaro del fatto che la passione per l’arte di Fernanda non farà altro che infondergli valori opposti.
- sull’altro troviamo Rachele, una ragazzina ebrea che poco alla volta vede negarsi tutto, tutta la sua libertà fino a quando, con l’inasprirsi delle leggi razziali, lei e la sua saranno costretti a scappare e nascondersi.
Ciò che lega le due storie è l’amore tra Vittorio e Rachele.
Fernanda non solo metterà in salvo le opere d’arte ma anche molte famiglie ebree.
Una narrazione chiara che riporta a galla sentimenti che già consociamo ma che spesso, forse, diamo per scontati e acquisiti. La grandezza di questo romanzo è saper raccontare il fascismo e tutto il suo orrore senza cadere nel banale, in tutto quello che può essere definito già visto e già letto.

- «Hanno fatto una strage di ebrei sul Lago Maggiore.» Nessuno fece domande e lui continuò.
«Li hanno tirati fuori dagli alberghi dove si erano rifugiati e li hanno fucilati.»
Mia madre portò le mani alla bocca e mio padre si appoggiò al tavolo come se cercasse un appoggio per non cadere.
«C’erano anche dei bambini.»
Guardai le valigie e mossi appena la testa. Non avevo nemmeno la forza di piangere. Era come se l’incredulità e la disperazione mi avessero prosciugato le lacrime. Per cinque anni, dal 1938 al 1943, avevamo vissuto privati di tutto, isolati ed esclusi. E adesso dovevamo anche cercare di salvarci la vita.-

Un romanzo rivolto ai ragazzi ma che dovrebbe essere letto anche dagli adulti che a loro volta dovrebbero spiegare e ricordare di più ai giovani quello che è stato il fascismo, un’ideologia che potrebbe ritornare.
Conoscevo la storia di Fernanda Wittgens, una grandissima donna che non è stata sola amante dell’arte ma, come afferma la Rattaro, anche della vita. Questo romanzo accende i riflettori su di lei e porta a galla quello che non dovrebbe mai essere dimenticato: l’orrore che provoca l’odio di un essere umano verso un altro essere umano.
Io ho amato tutti i romanzi di Sara. Mi piace il suo stile, l’ho affermato più volte. Ritengo che fra quelli che lei ha scritto per un pubblico “giovane” questo sia il migliore. Dovrebbe essere letto nelle scuole. Letto e riletto. Per non dimenticare e per insegnare ai ragazzi che «… il fascismo è un alone che respinge chiunque si opponga alla violenza.»


mercoledì 27 dicembre 2023

Recensione di "Con tanto affetto ti ammazzerò" di Pino Imperatore, edito DeA Planeta.

"A Villa Roccaromana, una delle dimore marine più affascinanti di Posillipo, si festeggia il novantesimo compleanno della baronessa Elena De Flavis, la cui nobiltà d'animo è riconosciuta in tutta Napoli. L'ispettore Gianni Scapece, tra gli invitati insieme al commissario Carlo Improta, si gode la serata e la conoscenza di Naomi, incantevole nipote della padrona di casa. Tutto scorre con piacevolezza finché qualcuno decide di mettere in scena il finimondo: proprio quando un tenore attacca a cantare Nessun dorma, molti dei presenti iniziano a perdere i sensi, uno dopo l'altro. Nella gran confusione che segue, la baronessa scompare insieme al suo maggiordomo cingalese Kiribaba. Un rapimento? Un suicidio? Un tragico incidente? Il mistero prende una brutta piega quando Scapece e Improta incontrano i tre figli della baronessa, per nulla sconvolti dall'accaduto e interessati piuttosto alla spartizione dell'eredità. È l'inizio di una complicata indagine tra i rancori, le gelosie e le meschinità che a volte distruggono i legami familiari; ma per fortuna l'ispettore e il commissario saranno spalleggiati da un'altra famiglia, quella dei Vitiello e della trattoria Parthenope, fonte inesauribile di buonumore e di trovate geniali. In un susseguirsi di colpi di scena ed episodi esilaranti, Pino Imperatore ci conduce in una vicenda emblematica di ciò che può diventare la vita: una delizia, se trascorsa con chi amiamo e facendo del bene al prossimo, o un inferno, se ci lasciamo avvelenare dal denaro e dall'egoismo."


Un libro, un giallo, un romanzo divertente. E far divertire è un‘arte. È più facile far piangere.
Umanità, sentimenti, personaggi ben caratterizzati, un’indagine perfetta, ironia, buona cucina e una Napoli straordinaria. Sono questi gli ingredienti che rendono questo giallo, un giallo speciale.
Il rancore, la vendetta e l’odio sembrano avere la meglio sull’amore, ma la capacità dell’autore di riuscire a mitigare e stemperare la tensione attraverso la comicità napoletana, rende la lettura di questo romanzo molto piacevole.
Dialoghi ben costruiti, ambientazioni suggestive.



domenica 3 dicembre 2023

Recensione di "Lacci" di Domenico Starnone edizioni Giulio Einaudi Editore.

 Recensione di "Lacci" di Domenico Starnone edizioni Giulio Einaudi Editore.

-"Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie". Si apre cosi la lettera che Vanda scrive al marito che se n'è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani all'inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent'anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza più che di autonomia. Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i figli, a misurare l'estensione del silenzio e il crescere dell'estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è più radicale dell'abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. Domenico Starnone ci regala una storia emozionante e fortissima, il racconto di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.-


Nessun intreccio, eppure questo libro ha una trama che funziona più che bene. Una trama che mette a soqquadro una stanza apparentemente in ordine, rompe gli equilibri apparentemente stabili e dà voce a tanti silenzi che non aspettavano altro di cambiare il loro stato e tramutarsi in rumore. L’autore analizza, senza banalizzare, il rapporto di una coppia che si lascia, si prende, si lascia, si prende… portando a galla tutti quelli che sono i punti deboli di coppia che sta insieme forzatamente. Lacci appunto, lacci che basta poco per tramutarli in nodi e basta poco per sfilarli. L’amore che vorrebbe dire ma che tace e che poi vomita tutto tra passato e presente.
Un romanzo ben strutturato, originale e apprezzabile già dalle prime pagine.


giovedì 16 novembre 2023

Recensione di "Storie e leggende di Murialdo" di Antonello Merialdo.

 Recensione di "Storie e leggende di Murialdo" di Antonello Merialdo.


In un mondo dove tanti si sentono scrittori solo perché hanno pubblicato un libro [molti tra questi a pagamento…(ma mi taccio su questo argomento, che è meglio)] ecco che compare tra la mia libreria questo libro “Storie e leggende di Murialdo” di Antonello Merialdo.
Sono rimasta colpita, basita ed estasiata. Un libro che non è solo ben scritto ma anche ben pensato e strutturato. È un viaggio nella storia di Murialdo, un paese della Valbormida, viaggio che risulta essere molto interessante.
L’autore ha svolto un lavoro minuzioso, traendo notizie e curiosità dalle più disparate fonti: ricerche sul web, nelle biblioteche, negli archivi locali ma soprattutto attraverso la narrazione di gente comune, di gente del territorio.
Le pagine sanno di “festa”, profumano di pane, raccontano povertà, leggende… pagine che fanno la storia di questo piccolo e grande paese.
L’autore ha molto da insegnare a tanti scrittori diciamo “storici”, credo che nemmeno sia consapevole della grandezza del lavoro che ha fatto. Probabilmente ha scritto con il cuore, cedendo il passo alla ragione solo quando gli era necessario. Però, che gran cosa che ha scritto!


lunedì 6 novembre 2023

Recensione di "Borgo Case Nuove" di Alessandro Marenco edito da Temposospeso.

Recensione di "Borgo Case Nuove" di Alessandro Marenco edito da Temposospeso.


"Una fabbrica, le case che le sono state costruite accanto, le sue maestranze, operai, impiegate, dirigenti, la gente che in quelle case - a un passo dalla fabbrica - sceglie di andarci a vivere; storie di famiglie, storie di vicinato, storie incrociate narrate da molte voci, storie che si leggono come capita di fare quando passando su una strada sopraelevata si sguarda dentro le finestre e si comincia a immaginare le vite degli altri. Borgo Case Nuove aggiunge una nuova tessera - sempre corale, intima e popolare - al mosaico narrativo che da anni Alessandro Marenco dedica alla vita di una valle contadina, stravolta dall'impeto di un vento industriale che, dopo il suo passaggio, ha lasciato scheletri di capannoni vuoti e un incerto deserto sociale."

Una scrittura che cura, che arricchisce e che allontana la mente dalla banalità, dal buonismo, dalla sciatteria. Leggere romanzi di questo spessore salva l’attento lettore dall’arroganza e ignoranza di chi crede che basti pubblicare un libro per definirsi scrittore. La scrittura di Marenco è arte. Ogni parola ha un preciso intento. Così sono tutti i suoi libri ma Borgo Case Nuove è speciale. Funziona fin dalle prime quattro righe. Arriva subito. Ti porta in quel mondo che Marenco descrive ed ecco che, di pagina in pagina, il lettore si trova a indossare i panni di quei personaggi di cui lui narra. È sicuramente una storia straordinaria per come l’ha pensata l’autore. Una storia che fa sospirar , riflettere, piangere, sorridere, imprecare per quello che c’è alla fine della storia. Rassegnazione, rabbia, frustrazione. Un vuoto, un vuoto immenso che nemmeno i ricordi potranno colmare. Regna la vita con tutte le sue sfumature, ricca e povera, bella e brutta, ma pur sempre vita. Storie che si intrecciano, cuori che si aggrovigliano, mani che si lasciano. Balla la vita in questo romanzo, anche senza musica. Spesso senza andare a tempo. Però balla e lo fa dietro la porta di ogni casa. Danza e dopo, alla fine di tutto, rimane quella disarmante incertezza per il futuro perché: «Forse un giorno la fabbrica chiuderà: e se sarà pazienza.» Ed è la fabbrica il personaggio principale di questo romanzo, la fabbrica che tanto ha dato e che poi, chiudendo, tutto ha tolto.
Scrivere una storia come questa è un gesto di disarmante umanità. Marenco ha “umanizzato” la fabbrica, lo ha fatto attraverso tutti i personaggi che intorno allo stabilimento fanno una specie di girotondo… poi, però, si fermano e come dice la filastrocca: “casca il mondo, casca la terra… tutti giù per terra.”



mercoledì 1 novembre 2023

Recensione di "Luce della notte" di Ilaria Tuti, Tea edizioni.

 Recensione di "Luce della notte" di Ilaria Tuti, Tea edizioni.


"Chiara ha fatto un sogno. E ha avuto tantissima paura. Canta e conta, si diceva nel sogno, ma il buio non voleva andarsene. Così, Chiara si è affidata alla luce invisibile della notte per muovere i propri passi nel bosco. Ma quello che ha trovato scavando alle radici dell'albero l'ha sconvolta. Perché forse non era davvero un sogno. Forse era una spaventosa realtà. Manca poco a Natale, il giorno in cui Chiara compirà nove anni. Anzi, la notte: perché la bambina non vede la luce del sole da non sa più quanto tempo. Ci vuole un cuore grande per aiutare il suo piccolo cuore a smettere di tremare. È per questo che, a pochi giorni dalla chiusura di un faticosissimo e pericoloso caso e dalla scoperta di qualcosa che dovrà tenere per sé, Teresa Battaglia non esita a mettersi in gioco. Forse perché, no­nostante tutto, in lei batte ancora un cuore bambino. Lo stesso che palpita, suo malgrado, nel giovane ispettore Marini, dato che pur tra mille dubbi e perplessità decide di unirsi al commissario Battaglia in quella che sembra un'indagine folle e insensata. Già, perché come si può anche solo pensare di indagare su un sogno? Però Teresa sa, anzi, sente dentro di sé che quella fragile, spaurita e coraggiosissima bambina ha affondato le mani in qualcosa di vero, di autentico... E di terribile."

Una storia vera. Vera e agghiacciante. Vera perché l’autrice racconta di un -male- che esiste e che ancora fa -storia-. Uno stile letterario freddo, preciso ma purtroppo lento, forse anche troppo lento. Una storia che parte con la penna premuta sull’acceleratore ma che poi viene mollato di colpo e il lettore si trova costretto a girare pagine su pagine per arrivare al dunque che, per via di quella accelerazione, è chiaro fin da subito. Concordo su quello che hanno già detto in molti: non è un romanzo ma un racconto lungo. L'indagine si svolge in poco tempo e in pochi punti, tanto che il finale arriva che nemmeno te ne accorgi. Ho trovato i dialoghi un tantino freddi e sono pochi gli "Show, don't tell". Lo sforzo che deve fare il lettore per immaginarsi i personaggi, alcune volte, è davvero troppo. Detto questo, però, è un buon romanzo perché Teresa Battaglia è un personaggio straordinario. Le sue paure la rendono tale, così come le sue fragilità, così umano il suo essere scorbutica. Non si può non provare empatia per lei.



martedì 10 ottobre 2023

Recensione de "L'enigma del gatto" di Sonia Sacrato, edizioni I dobloni del Covo della Ladra.

Recensione de "L'enigma del gatto" di Sonia Sacrato, edizioni I dobloni del Covo della Ladra.


Quando nel novembre del 2016 un'esondazione del fiume Po trascina le imbarcazioni gemelle, il Valentino II e il Valentina II, affondando quest'ultima, nessuno può immaginare che la stessa porti con sé un terribile segreto. Circa un anno dopo, infatti, durante le operazioni di recupero del Valentina II, insieme al battello, viene estratto anche il corpo di una vittima, rimasta intrappolata nel fango. Toccherà al vicequestore Luca Ferraris, e alla sua squadra, indagare su quello che appare subito un efferato delitto. E mentre Natale è alle porte, Cloe, e il suo inseparabile gatto Pablo, raggiungono Luca a Torino per trascorrere le vacanze per la prima volta sotto lo stesso tetto: un passo che aveva richiesto una grossa prova di fiducia soprattutto da parte di lei. Ma non tutto va come sperato perché anche Cloe, suo malgrado, si ritrova coinvolta in un nuovo omicidio che arriva ad intorpidire un'indagine già molto difficile. Tra gli abbracci della sua amica Roberto, drag queen e titolare di uno dei locali più trendy di Torino, le imprese dell'aspirante giornalista Alex e una nuova e inaspettata amicizia, Cloe si ritroverà ad indagare su un doppio caso dai risvolti inaspettati."

Quello della Sacrato è uno stile letterario unico. Singolare e prepotente. La grinta e la voglia di raccontare fanno da padrone anche in questo terzo romanzo dove nemmeno l’atmosfera natalizia riesce a tenere a bada Cloe. E nemmeno su Pablo, il suo fedele compagno di vita, la festa più attesa dell’anno ha un effetto calmante.
Cloe e Pablo.
Pablo e Cloe.
Cosa sarebbe Cloe senza il suo gatto? E Ferraris, il vicequestore, chi sarebbe senza Cloe? Potrebbe farcela senza di lei?
Ho apprezzato tutti i personaggi di questo libro per la loro autenticità e soprattutto perché nessuno di loro è scontato. Ognuno è necessario per portare avanti una storia dalla trama avvincente e ben costruita.
Ho amato soprattutto Roberto, la drag queen, che mi piacerebbe avere come migliore amica, come dispensatrice di buoni consigli.
E poi c’è Torino, questa città dalle mille sfaccettature e colori. Seria e enigmatica. Sarà per questo che la parola enigma compare nel titolo?

“Non tutti i casi vengono risolti, non tutti i morti ottengono giustizia.”

Un romanzo giallo che non si adagia sulla banalità. Che racconta il male contrapponendo a quest’ultimo il bene.
Si dice che niente appare com’è e nulla è come appare. Davvero è così? E allora quel corpo rimasto intrappolato nel fango, che durante le operazioni di recupero del Valentina II, viene estratto, cosa vuole dirci? Quale segreto vuole portare a galla? Perché anche i morti parlano, pur stando bene zitti.
Un giallo che sorprende e che non dimentica che l’amore esiste. Eccome se esiste. Lo sa bene l’autrice che ha scelto di devolvere una parte delle ricavato delle vendite all’Associazione Progetto AISHA, contribuendo così a dare sostegno alle donne vittime di abusi.


martedì 3 ottobre 2023

Recensione di "I monti negati" di Francesco Mancuso, Leucotea.it edizioni.

Recensione di "I monti negati" di Francesco Mancuso, Leucotea.it edizioni.


"Tonno - un piccolo paesino nell’appennino alle spalle di Genova. È lì che scompare Agata Banchero ed è lì, tra le ancestralità della montagna, che Nicola Piccoli, giovane avvocato d’origine calabrese, ha deciso di stabilirsi. Ed è la scomparsa, turbando l’ordito della quotidianità, a rivelare un intreccio in cui il micro mondo diviene croce-via dinamico delle vite, delle passioni e del malaffare coinvolgendo Nicola in un’indagine che andrà ben oltre i confini cittadini fino a rivelargli anche qualcosa di sé."

Una scrittura precisa, attenta e sicura. Una storia accattivante. Luoghi bene descritti, personaggi ben caratterizzati. Quello che ho apprezzato di questo romanzo giallo è la sua struttura così perfetta. Compaiono tutte le fasi, ovvero la situazione iniziale, la rottura o complicazione, il Climax, lo scioglimento e la conclusione.
Tutto è chiaro, persino i sentimenti. Si prova empatia per il giovane avvocato Piccoli che vaga per i -suoi monti- in cerca anche di se stesso e... della verità.



martedì 26 settembre 2023

Recensione de “Il vento conosce il mio nome” di Isabel AllendeI, Feltrinelli Editore.

Recensione de “Il vento conosce il mio nome” di Isabel AllendeI, Feltrinelli Editore.


“Vienna, 1938. Samuel Adler è un bambino ebreo di sei anni il cui padre scompare durante la Notte dei cristalli, quando la sua famiglia perde tutto. La madre, per salvarlo, lo mette su un treno che lo porterà dall’Austria all’Inghilterra. Per Samuel inizia così una nuova fase della sua lunga vita, sempre accompagnato dal suo fedele violino e dal peso dell’incertezza e della solitudine. Arizona, 2019. Anita Díaz, sette anni, sale su un altro treno con sua madre per sfuggire a un pericolo imminente nel Salvador e cercare rifugio negli Stati Uniti. Ma il loro arrivo coincide con la nuova politica di separazione famigliare, e Anita si ritrova sola e spaventata in un centro di accoglienza a Nogales. Lontana dai suoi affetti e senza certezze, si rifugia su Azabahar, una magica stella che esiste solo nella sua immaginazione. Nel frattempo Selena Durán, una giovane assistente sociale, chiede aiuto a un avvocato di successo nella speranza di rintracciare la madre di Anita. Intrecciando passato e presente, Il vento conosce il mio nome racconta la storia di due personaggi indimenticabili, entrambi alla ricerca di una famiglia. È una testimonianza delle scelte estreme a cui i genitori sono costretti, una lettera d’amore ai bambini che sopravvivono ai traumi più devastanti senza mai smettere di sognare.”
 
“Nessuno sceglie di abbandonare tutto e fuggire: si fa per disperazione.”

Un romanzo che, come tutti quelli della scrittrice cilena, si legge con gli occhi del cuore, sospirando tra una pagina e l’altra. La Allende ancora una volta fa centro e lo fa con una storia “forte”, attraverso dei personaggi con i quali è facile empatizzare fin da subito, con un dramma che lascia, comunque, spazio alla speranza.
Racconta una triste vicenda, quella dell’immigrazione e quella dei rifugiati intrecciando presente e passato. Narra il dolore, la violenza, il bisogno di fuggire che trova ragione nella speranza, quella che spinge tante famiglie ad abbandonare la propria terra per costruirsi un futuro migliore o perlomeno accettabile. Racconta la storia di due bambini costretti a separarsi dalle loro famiglie trovandosi a sopravvivere in una terra non loro. Straordinaria la figura di una donna americana che, insieme a un avvocato italo americano, si prodiga per salvaguardare i migranti minorenni che viaggiano da soli. Il romanzo lancia un messaggio di speranza e soprattutto pone l’attenzione sul delicato lavoro che svolgono certi professionisti che tendono una mano, fornendo supporto e protezione, a chi per disperazione è costretto ad abbandonare tutto e fuggire.



venerdì 15 settembre 2023

Recensione di "Non perdiamoci di vista" di Federica Bosco, Garzanti edizioni.

Recensione di "Non perdiamoci di vista" di Federica Bosco, Garzanti edizioni.

“È l’ennesimo 31 dicembre, e Benedetta lo trascorre con gli amici della storica compagnia di via Gonzaga, gli stessi amici che, negli anni Ottanta, passavano i pomeriggi seduti sui motorini a fumare e a scambiarsi pettegolezzi, e che ora sono dei quarantenni alle prese con divorzi, figli ingestibili, botulino e sindrome di Peter Pan. Ma quello che, a distanza di trent’anni, accomuna ancora quei «ragazzi» è l’aspettativa di un sabato sera diverso dal solito in cui, forse, succederà qualcosa di speciale: un bacio, un incontro, una svolta. Un senso di attesa che non li ha mai abbandonati e che adesso si traduce in un messaggio sul telefonino che tarda ad arrivare. Un messaggio che potrebbe riannodare il filo di un amore che non si è mai spezzato nonostante il tempo e la distanza, che forse era quello giusto e che torna a far battere il cuore nell’era dei social, quando spunte blu, playlist e selfie hanno preso il posto di lettere struggenti, musicassette e foto sbiadite dalle lacrime. Una nostalgia del passato difficile da lasciare andare perché significherebbe rassegnarsi a un mondo complicato, competitivo e senza punti di riferimento, che niente ha a che vedere con quello scandito dai tramonti e dal suono della chitarra intorno a un falò. Fino al giorno in cui qualcosa cambia davvero. Il sabato diverso dagli altri arriva. L’inatteso accade. La vita sorprende. E allora bisogna trovare il coraggio di abbandonare la scialuppa e avventurarsi a nuoto nel mare della maturità, quella vera.”

Una scrittura fluida, scorrevole. Un romanzo ben scritto, nessuno potrebbe sostenere il contrario. Profonde le tematiche: bullismo che viene trattato con delicatezza; angosce adolescenziali; separazioni; matrimoni falliti; tradimenti, malattia; disabilità.
Tutto fila liscio, personaggi ben caratterizzati anche se stereotipati, dialoghi veritieri… tutto perfetto. Forse troppo perfetto. Persino il dolore, persino la malattia, persino i sentimenti.
Quello che ha reso piacevole la lettura è l’ironia che l’autrice è riuscita a far esternare alla protagonista, Benedetta, e a sua madre, il personaggio che io ho preferito, anche se mi viene da chiedermi se esistono davvero madri così…
Tanti i luoghi comuni e poche le emozioni.



mercoledì 16 agosto 2023

Recensione di "Fiori dalla cenere" di Kate Quinn, edizioni Tea

Recensione di "Fiori dalla cenere" di Kate Quinn, edizioni Tea

Charlie ha affrontato un lungo viaggio su strade ancora dissestate dai bombardamenti. Ma adesso che è finalmente arrivata davanti a quella casa, esita. Questa è la sua ultima speranza di ritrovare la cugina Rose, scomparsa in Francia sei anni fa, nel 1941. Col cuore in gola, Charlie bussa alla porta. Ad aprire è Eve Gardiner, una donna burbera e piena di rancore, per nulla intenzionata ad aiutarla. Sta per cacciarla via, quando Charlie pronuncia il nome dell’uomo per cui lavorava Rose. E allora lo sguardo di Eve cambia. Perché sono trent’anni che lei cerca quell’uomo. Sono trent’anni che attende la sua vendetta. Eve viene sempre sottovalutata: è giovane, timida, fin troppo silenziosa. Il giorno del suo arrivo a Lille, nel 1915, con un documento falso e l’entusiasmo dei suoi vent’anni, sembra una delle tante ragazze spinte in città dalla fame, abbastanza graziosa da essere assunta come cameriera, abbastanza insignificante da passare inosservata. Nessuno sospetta che sia una spia inglese, e che capisca perfettamente le conversazioni sussurrate in tedesco dai soldati cui serve da bere. Nessuno fa caso a lei. Tranne il proprietario del locale, un collaborazionista scaltro e spregevole, che vuole aggiungerla alla sua collezione di conquiste. Per Eve, quell’uomo segnerà il suo trionfo e la sua rovina… Charlie ed Eve sono molto diverse, eppure condividono la stessa determinazione, lo stesso coraggio nel combattere per quello in cui credono. Facendo affidamento l’una sull’altra, intraprenderanno un cammino costellato di pericoli e di segreti, perché la fine della guerra non significa per forza l’inizio della pace. Ma solo scoprendo la verità saranno finalmente libere dai fantasmi del passato e pronte a guardare al futuro.”

L’autrice, per scrivere questo romanzo, ha tratto ispirazione dalla efficiente rete femminile di spionaggio, che durante la Prima Guerra Mondiale riferiva informazioni sulle operazioni tedesche con velocità e precisione, come la preparazione dell’attacco a Verdun, una delle più violente e sanguinose battaglie della storia che vide contrapposti i soldati tedeschi e quelli francesi.

La Quinn ha costruito, con mano abile e precisa, una storia intrigante ed emotivamente molto coinvolgente. Racconta con ritmo alternato e serrato le vicissitudini di due donne, due spie, che in nome della libertà lottano e combattono.

Grazie a uno stile di scrittura scorrevole, (il merito va sicuramente anche alla traduttrice) l’autrice intreccia le vicende personali di Eve e Charlie senza mai confondere il lettore che non può fare a meno di provare empatia per le due protagoniste. Con loro si trova a perseguire la verità -gridando- giustizia. Con loro prova orrore verso chi ha favorito i terribili scenari della prima e della seconda guerra mondiale collaborando col nemico.

Il romanzo mostra alla perfezione azioni di guerra attraverso l’animo femminile, rendendo ad esso giustizia. Narra delle reti di spionaggio femminili, quelle che agivano nell’ombra, che lottavano senza sottrarsi a violenze fisiche e psichiche.

Un romanzo straordinario che spiega quanto “male” può fare l’essere umano in nome dello stesso “Male”. Fa riflettere sul fatto che ancora oggi in tempi apparentemente di “Pace” ancora l’uomo inciti alla guerra portando devastazione e dolore, come se la storia letta sui libri fosse solo frutto della fantasia di qualche scrittore… come se la storia non ci avesse insegnato nulla.





Recensione de "Il mio funerale e altre cose poco importanti" di Ottavia Spaggiari edizioni bookabook

Recensione de "Il mio funerale e altre cose poco importanti" di Ottavia Spaggiari edizioni bookabook.

Giacomo Necchi, il protagonista di questa storia, è morto. Lascia un figlio, una moglie, una sorella, due nipoti, degli affezionati vicini. Ma soprattutto una passione bruciante per la scrittura che ha sempre e solo confinato al suo studio, la "stanza senza sottobicchieri", l'unico spazio della sua casa di Long Beach che per quasi trent'anni è riuscito a sottrarre all'ordine maniacale della moglie americana, Grace. Mentre le persone più importanti della sua vita si riuniscono per il suo funerale, Giacomo si accorge che la morte gli concede una prospettiva privilegiata. Si rende subito conto che tutti intorno a lui hanno qualcosa da nascondere e che non sono davvero come ha sempre creduto che fossero. Persino lui stesso ha un segreto postumo che potrebbe sconvolgere la sua famiglia. Scrittore mancato e osservatore impotente, Giacomo capisce però che questa è la più grande occasione di narrare una storia che gli sia mai capitata, e non ha nessuna intenzione di lasciarsela sfuggire.

Un romanzo brillante, ben scritto e ben delineato. Mostra uno stile fresco e molto ironico. Purtroppo lo è a tratti. Geniale l’idea di partenza ma poi l’autrice si perde a raccontare la vita dei personaggi secondari della storia, instillando nel lettore il dubbio di aver perso il filo del discorso. La partenza è straordinaria, conduce a una sana risata, così come altre molte pagine ed è per questo che quei tratti lenti interrompono in modo fastidioso la lettura.

È sicuramente un’ottima lettura che porta il lettore a riflettere sul senso della vita e su quello della morte o per meglio dire su quello che potrebbe succedere dopo la nostra morte.









giovedì 13 luglio 2023

Recensione de "La morte non ha rispetto" di Daniela Piazza Laurana Editore.

Recensione de "La morte non ha rispetto" di Daniela Piazza Laurana Editore.

"È una fredda mattina d'inverno a Celle Ligure, ridente località balneare della Riviera ligure, quando l'anziana Annarita e la sua scorbutica badante Elena si ritrovano di colpo testimoni di un orrendo delitto che sconvolge la quiete del paese. Il maresciallo Talarico, da loro chiamato con un certo ritardo sulla scena del crimine, avrà il suo bel da fare per venire a capo di una storia apparentemente senza senso, che porterà alla luce segreti gelosamente custoditi, invidie, rancori, attività misteriose e addirittura criminali. In un marasma di nuove piste e possibili colpevoli, il maresciallo dovrà anche riuscire a tenere a bada la strana coppia formata da Annarita ed Elena, che non vogliono saperne di essere escluse da quella che considerano la "loro" indagine..."

Un giallo ben strutturato dove nulla è lasciato al caso. Personaggi ben delineati che si muovono in una Celle Ligure descritta come un buon pittore la dipingerebbe sulla tela. Arte, cultura, libri… ma non solo, perché questo romanzo lascia spazio anche al sociale, toccando temi di una disarmante attualità.
Tutto parte dall’uccisione di un prete ritrovato morto nella sua canonica. Tanti potrebbero essere gli assassini a partire dalla perpetua… ma forse è la misteriosa bionda, che è stata vista entrare in parrocchia alle tre di notte, che brutalmente ha fatto fuori Don Luigi… oppure la badante ucraina di un’arzilla vecchietta… oppure ancora quel barbone… insomma lo scoprirete leggendolo. La Piazza, oltre ad avere una penna precisa ed elegante quanto basta, sa anche come tenere il lettore inchiodato al libro: lancia sospetti apparentemente fondati per poi ribaltare tutto. Un giallo umano, allegro ma non troppo che fa anche venire l’acquolina in bocca quando la cucina ligure trionfa sui tavoli.
Un giallo che sa parlare d’amore, del senso del dovere, del significato vero della famiglia, della maternità e della disperazione che provoca la solitudine. Un giallo che invoglia anche ad andare avanti, ad aprire un nuovo libro dopo averlo terminato perché, come afferma Montesquieu: “Non ho mai avuto un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato”.

giovedì 29 giugno 2023

Recensione di "Prendere o lasciare" di Lydia Millet, NNE editore.

Recensione di "Prendere o lasciare" di Lydia Millet, NNE editore.


"Nina è un'agente immobiliare di Los Angeles. Il suo lavoro è vendere abitazioni di lusso ad acquirenti capricciosi e imprevedibili, ma anche soddisfare le esigenze di proprietari, che abbandonano la loro casa sperando di liberarsi dai fantasmi di una vita. ù
Conosce così un presunto dittatore africano che all'improvviso cerca di annegarsi in piscina; un adolescente rabbioso che si fa beccare mentre guarda un porno; una donna abbandonata dal marito, convinta che ci siano degli gnomi pronti a riparare tutto quello che non funziona nelle stanze della sua villa.
E in mezzo a una giostra irresistibile di personaggi, Nina entra ed esce da case che diventano specchi delle vite degli altri, scrigni di confidenze e verità nascoste, finché non viene toccata da un amore improvviso che la cambia per sempre."

La struttura del romanzo è suddivisa in capitoli, ognuno con un titolo diverso, un nome proprio di persona, ovvero il nome di battesimo del protagonista che non è mai lo stesso ma che cambia di storia in storia, di casa in casa… ognuno è un anello di una catena che poi, dico poi ma forse mai, dovrebbe congiungersi per dare un senso a tutta la storia.
L’idea di partenza è originale e bella se non fosse stata scritta così, o forse tradotta in questo modo.
L’autrice si avvale di un linguaggio forte, a tratti volgare, tutto meno che semplice. La lettura diventa pesante e purtroppo la storia perde la sua efficacia. Il ritmo è comunque buono ma non basta per rendere il romanzo funzionale. .
La Millet affronta il disagio sociale, soprattutto quello che si trova e si crea all’interno di una famiglia disfunzionale. Parla di sofferenza ma il lettore non riesce a provare empatia per i personaggi che scivolano via pagina dopo pagina. Rimane l’amaro in bocca, perché ogni volta che si acquista un libro, sul quel libro si ripongono delle aspettative e quando queste vengono disattese quello che rimane è l’amarezza.
Sicuramente non è facile parlare di certi argomenti e l’autrice lo fa con rispetto, senza cadere nella retorica ma il romanzo, purtroppo, non è piacevole. Non lo è anche perché sono diversi i passaggi dove sintassi e gli elementi che vanno a costituire frasi e periodi, risultano contorti e poco chiari.



sabato 24 giugno 2023

Recensione de "Il cuore delle formiche" di Zena Roncada, Temposospeso edizioni.

Recensione de "Il cuore delle formiche" di Zena Roncada, Temposospeso edizioni.


"Un paese a ferro di cavallo, di campi e di nebbia, sulle rive del Po. Dentro il paese, una comunità attraversata dal fascismo e dalla guerra. Dentro la comunità, due famiglie, quella dei Bunéet e quella di Bigìn, vecchi e giovani, donne e uomini che amano, lavorano, soffrono, intrecciando i loro destini. Coltivano il senso del buono e del giusto, mentre la vita si fa stretta e nera: come formiche immerse nella storia grande, portatrici di un lievito di idee, passioni e scelte che nascono dal rispetto della vita e diventano Resistenza. A dimostrazione che ogni ‘cria’, ogni briciola, può fare la sua parte. Gigi, la Rosa e i loro mondi ne sono lo sguardo e la speranza."

Ci vuole coraggio a usare il cuore. È così da sempre. Le probabilità di fallire e di soffrire, impiegando questo organo, sono alte. C’è chi dice che sia addirittura un gesto ardito perché il rischio è quello di diventare banali. Insomma, in poche parole: anteporre il cuore alla ragione è pericoloso. In fondo cosa c'è di più banale dell'amore? Eppure c'è chi lo usa. C'è chi scrive con e attraverso il cuore. Come Zena Roncada che nel suo ultimo romanzo “Il cuore delle formiche” pagina dopo pagina racconta una storia -grande- dove i protagonisti sono -piccoli-. Piccoli come formiche. Una storia dove la nebbia, i campi, il sudore, la paura, la fame e il fascismo fanno da sfondo. Due famiglie, emozioni e sofferenze che s’impastano. È un romanzo di -vita-. Una vita che scalpita perché vuole -vivere-, che vuole lasciare il segno, che vuole avere ricordi. Altrimenti a cosa serve vivere se non ancoriamo alla nostra mente i ricordi? Se non li fotografiamo tutti gli attimi che ci hanno regalato emozioni, che ci hanno insegnato a emozionarci? La pellicola, dove l’intera nostra vita è stata impressa, prima o poi ci scivola dalle mani, cade a terra, si srotola e ci mostra il nostro vissuto. Il bene e il male, la gioia e il dolore. Che ci piaccia o non ci piaccia questo è quello che siamo costretti a rivedere tutti, a rivedere la nostra vita, anche quello che meno ci aggrada.
L'autrice racconta uno spaccato di vita, di chiaroscuri. Lo fa con una scrittura elegante ma senza fronzoli, senza voli pindarici che inquinano le parole. Lo fa con una semplicità precisa ed efficace. Agisce come una formica che è un essere piccolo, è vero, ma -respira- con un cuore grande. È bellezza questo libro, ed è della bellezza quello di cui abbiamo bisogno. Perché non è vero che l'amore è banale, che parlare d'amore è banale. È banale il contrario, semmai.

“Il bello dell’andare a letto presto era quell’alzarsi dentro il buio chiaro, nel giorno che è sul punto di arrivare.”

Il bello di leggere questo libro è che quello che leggi sono parole che legate l’una all’altra disegnano persone, fatti, luoghi di un tempo dove forse tutto era possibile, quando ancora la parola speranza aveva un senso, così come la parola rispetto.



giovedì 15 giugno 2023

Recensione di "Come la noce nel cuscino" di Laura Fois, Arkadia Editore.

Recensione di "Come la noce nel cuscino" di Laura Fois, Arkadia Editore.

“Come la noce nel cuscino è un inno alla sensibilità e ai sentimenti, il racconto di una generazione capace di spogliarsi degli inutili orpelli della società, pronta a distinguersi e ad abbracciare le diversità. E se è vero, come tramanda una vecchia storia spagnola, che ognuno di noi ha una noce dentro il cuscino che non ci fa dormire, sta a noi e solo a noi rimuoverla, o meglio prenderla in mano, come la propria vita.”

In fondo il nostro cuore lo teniamo sotto una coperta perché, non si sa mai, potrebbe prendere freddo…
Il freddo, però, arriva sempre per ognuno di noi. Quel dolore umido e gelido, prepotentemente, arriva senza farsi alcun scrupolo. E la coperta si sposta, nei casi peggiori si strappa.
Pagine intrise di amore, dolore e forti sentimenti. Arrivi e partenze, presenze e assenze.
Ginevra Corbez e Simone Spargi sono due giovani che affrontano una sfida: lottano per vincere sulla perdita di chi hanno amato. I loro destini si uniscono, s’intrecciano per dare vita a una nuova rinascita.
Con una scrittura elegante e precisa, l’autrice regala al lettore un’ottima lettura che salva dalle brutture quotidiane.
“Ci deve voler leggerezza a voltare pagina. Ci vuole esperienza a voltarsi senza provare il dolore degli errori, a lasciarli andare e guardarli, mentre sfumano come nuvole attraversate da un aereo che va sempre avanti. Perché ha l’obbligo di raggiungere una direzione. Un’altra.”


martedì 6 giugno 2023

Recensione di "Una piccola danza Macabra" di Nico Priano, Argonauta Edizioni.

Recensione di "Una piccola danza Macabra" di Nico Priano, Argonauta Edizioni.

"A Ovada, piccola cittadina di provincia, tra il Monferrato e la Liguria, sta arrivando la prima-
vera. C’è qualcuno che scava, nella notte: sono buche profonde, terra smossa per ospitare dei corpi. E c’è una strana processione, un rituale antico e anacronistico che governa le vite di borghesi insospettabili, ormai prossimi alla vecchiaia. Una faccenda difficile da decifrare, tra sparizioni e falsi indizi. Una vicenda troppo complicata per gli investigatori locali guidati dal maresciallo Scacciamondi, di fresca nomina.
Sarà invece il vecchio maresciallo Priano, ormai in pensione, ad avvicinarsi alla soluzione del caso. Una vicinanza che circonda le cose senza riuscire a coglierle per intero. Una piccola danza macabra è un noir dürrenmattiano, costantemente in bilico, dove la verità è una medaglia a due facce. Al tempo stesso è il racconto ironico e disincantato della periferia italiana."

Una piccola storia sbagliata. O forse giusta, chissà. La fragilità umana in tutte le sue sfumature. Con una stile letterario graffiante, con immagini chiare e nitide, Priano regala uno spaccato di vita di una città di provincia dove l’arrivo della primavera è un regalo caduto dal cielo, che regala tepore, colore e rinascita. Eppure qualcuno scava. Smuove la terra che diventerà rifugio. Per chi? E perché?
Un noir dove il bene, il male, la vita, la morte oscillano, mantengono un equilibro instabile tra ironia e incredulità. Il susseguirsi dei fatti offusca l’orizzonte delle cose, tanto che a volte il lettore si ritrova davanti a una trama che pagina dopo pagina sembra perdere consistenza per poi concretizzarsi nuovamente. E sta proprio qui la capacità di Priano, quella di tenere il lettore sulla corda: quale sarà la realtà delle cose?
Con un ritmo altalenante a volte allegro, a volte lento, l’autore mostra la continua lotta tra il bene e il male, tra la gioia e il dolore, tra la depressione e l’euforia. E la verità? La verità sarà davvero quella? 



giovedì 25 maggio 2023

Recensione di "Qualcosa di me" di Isabella Nicora, Golem Edizioni

Recensione di "Qualcosa di me" di Isabella Nicora, Golem Edizioni.


Penelope è una donna anziana, dotata di singolare particolarità: conversa con la propria coscienza. Vive al quarto piano di un condominio privo di ascensore, per questo Pier, portinaio e amico, si occupa di farle la spesa finché Penelope decide di avvalersi di una collaboratrice. Trova così Irina, una ragazza ucraina di bell’aspetto. Con la sua dolcezza conquista subito Penelope che vede in lei la figlia che non ha avuto. L’empatia che le accomuna spinge Penelope a raccontare alla ragazza la storia della sua famiglia. La partecipazione di Irina alla sua vita, convince Penelope a invitare suo marito, con la segreta speranza che i due restino a vivere con lei ma le cose prenderanno una piega inaspettata."

Una scrittura morbida e sicura. Una storia e un intreccio senza buchi narrativi. Personaggi ben delineati ai quali ti affezioni, ambienti ben descritti. Una storia nella storia. Tempo al tempo, ricordo al ricordo. E poi Penelope in tutto il suo essere e splendore. Qualcosa di te è un'opera di straordinaria bellezza che gratifica il lettore perché la sua lettura porta lontano e nel contempo ti addolcisce l'oggi. L'emozione guida il lettore fin dalla prima pagina. L'autrice è riuscita per tutta la durata del romanzo a non mollare la presa dipingendo le emozioni in tutte le loro sfumature.
E Penelope ti entra nel cuore. E non va via.



martedì 23 maggio 2023

Recensione de "L'ignoranza dei numeri" di Francesco Paolo Oreste, Baldini+Castoldi editore.

Recensione de "L'ignoranza dei numeri" di Francesco Paolo Oreste, Baldini+Castoldi editore.

"L'ispettore Romeo Giulietti è un uomo di speranze, è uno che crede nelle parole, più che nei numeri, e nei miracoli, perché gli è capitato di vederne qualcuno. La sua casa è il suo rifugio dove spesso sogna. Sogna frammenti della vita degli altri. I loro amori, le loro miserie, i loro dolori gli cadono dentro quando chiude gli occhi, quando il sonno dovrebbe essere ristoro e invece si trasforma in un valzer di immagini e parole da cui Giulietti cerca di trarre una soluzione, una spiegazione, un abbozzo di verità. Combattuto tra la legge che ha giurato di servire e la giustizia cui profondamente anela, tra l'amore impossibile per Rebecca, che lo ha lasciato e a cui non ha mai smesso di pensare, e le indagini da portare avanti, Giulietti trova conforto nel pragmatismo."

Ci sono dei libri che fanno male. Questo è uno di quelli. Fanno male esattamente come la verità che ti graffia viso e cuore in un colpo solo. Questo è un libro che dalle prime pagine si intrufola sotto la pelle, per poi passare nelle vene. E a quel punto è finita. Il lettore s'innamora di Giulietti, così tanto da soffrire con lui.
L'autore non ha scritto un semplice giallo e nemmeno un semplice libro. L'autore costringe il lettore a riflettere. Lo sposta, lo cambia in meglio. Spalanca una finestra su un mondo sempre più alla deriva. Possiamo anche far finta che non sia così ma in realtà, lo sappiamo tutti, il male impastato con il marcio esiste. Non leggetelo se non siete dotati di intelligenza emotiva.
Romeo Giulietti rispetta tutti, anche i criminali. Non fa differenze, per lui un crimine lo è a prescindere, non a seconda di chi sia la vittima. Giulietti indaga su Tatore ‘o scarrafone, un delinquente di poco valore che, come uno scarafaggio, è morto schiacciato. Eppure per lui grida giustizia... e "la legge deve essere giusta con tutti, non uguale" perché "nella vita non tutto quello che si somma aggiunge."

Un libro che sa di vita, di umanità che tanto manca a tutti. Narra di -vite- che nascono e muoiono senza poter ricevere riscatto. Perché non è vero che davanti e dopo la morte siamo tutti uguali. Se lo fosse lo saremmo anche da vivi.

E allora: viva Giulietti, viva l'autore. E viva la giustizia che a volte viene occultata come un cadavere in cantina.


venerdì 5 maggio 2023

Recensione di "Al servizio di chi mi vuole. Lupa in convento di Giorgio Scerbanenco, editore Garzanti Libri.

Recensione di "Al servizio di chi mi vuole. Lupa in convento" di Giorgio Scerbanenco, editore Garzanti Libri.


"Il protagonista è Ulisse Ursini, due metri di parà friulano con un debole per le minorenni, le missioni impossibili e le cause geograficamente lontane (che c’entra lui con Cuba?) ma profondamente vicine ai suoi ideali. Perché Ulisse non è un mercenario, ma un idealista che presta il suo coraggio e la sua passione per il combattimento a chi ne ha bisogno per salvarsi dalle dittature e dai soprusi contro la libertà."

Uno stile letterario oramai molto lontano da quello che gli editori e i lettori si aspettano da un autore. Nonostante questo la storia fila, la lettura scorre e le emozioni bussano alla porta. Scerbanenco ci regala una storia alla 007 dove l’agente segreto Ulisse con ironia, determinazione e umanità affronta la sua missione. Un'avventura carica di colpi di scena, tutti dettati dalla voglia e il bisogno di libertà che è il tema che fa da padrone a tutto il romanzo.



sabato 22 aprile 2023

Recensione di "Non solo per amore. In memoria di Francesca Morvillo" di Cetta Brancato, Giovanna Fiume, Paola Maggio, edizioni Treccani.

Recensione di "Non solo per amore. In memoria di Francesca Morvillo" di Cetta Brancato, Giovanna Fiume, Paola Maggio, edizioni Treccani.


Difficile fare una recensione di un libro così. E così non è nemmeno l’avverbio di modo adatto per dire, spiegare, far capire che questo libro urla. Urla non solo l’amore ma la memoria. Non quella scontata, banalizzata da una locandina o da un evento che ci ricorda che dobbiamo ricordare. No, questo libro fa molto di più. È una finestra spalancata sull’intelligenza, sulla realtà, sulla misura, sulla cultura, sull’esistenza. Questo libro spolvera, svela, è indirizzato al futuro. Eppure ricorda. Ricorda con purezza, con lealtà. Arricchisce pagina dopo pagina e per quanto sia proiettato nel passato, rivolge gli occhi del lettore al domani.
Scrive Cetta Brancato: “Dov’è Francesca Morvillo nella complessa storia della Sicilia? Nel giardino dei morti, in quella memoria minore che la vede da sola, lontana da Giovanni, nell’ultimo riposo? O va, piuttosto, raccolta nel sorriso luminoso dei malinconici, nel lampo chiaro e garbato della sua femminile bellezza?”

Cetta Brancato, Giovanna Fiume, Paola Maggio in questo libro “Non solo per amore. In memoria di Francesca Morvillo", regalano un libro di smisurata e disarmante verità. Insegnano che lo “spirito non si può addormentare con il tritolo”. Mai.

E io le ringrazio. Dovreste farlo tutti.


lunedì 3 aprile 2023

Recensione de "L'artista della morte" di Alejandro Aris, Tre60 editore

Recensione de "L'artista della morte" di Alejandro Aris, Tre60 editore

“Washington, 1968. Dopo aver trascorso più di due anni nell'inferno del Vietnam, il dottor Kenneth Philbin è abituato ad affrontare le atroci sofferenze dei feriti e a confrontarsi quotidianamente con l'orrore della morte. Tuttavia neanche lui può rimanere indifferente davanti a uno spettacolo cosi macabro e inquietante: un uomo seminudo crocifisso ai pali di sostegno di un molo. Poco sopra la testa della vittima, è stato inchiodato un foglietto con scritto "Salvador", mentre sull'acqua sottostante c'è una piccola imbarcazione. Sebbene Kenneth, in qualità di chirurgo del pronto soccorso, sia stato convocato dalla polizia solo per certificare la causa della morte, è lui il primo a capire che la scena del crimine è l'esatta riproduzione dì un celebre quadro di Salvador Dalì, il "Cristo di san Giovanni della Croce". E, nel giro di pochi giorni, arrivano due terribili conferme: la polizia infatti trova un cadavere disposto in modo da raffigurare l'"Uomo vitruviano" di Leonardo, e un altro che richiama la "Lezione di anatomia del dottor Tulp" di Rembrandt. Ma è la maestria con cui i corpi sono stati sezionati a mettere in allarme Kenneth: l'omicida non è ossessionato soltanto dalle opere d'arte, ma anche dal corpo umano, ed è chiaro che ha una profonda conoscenza dell'anatomia e una straordinaria abilità chirurgica. Forse l'assassino è molto più vicino di quanto Kenneth possa immaginare, ed è proprio a lui che ha lanciato la sfida...”
Un romanzo datato, questo sì, ma comunque sorprendente. Sorprendente perché lo scrittore è riuscito a mescolare insieme componenti da “thriller”, fatti di anatomia e di storia, soprattutto storia dell’arte. Una lettura che scorre piacevolmente, un intreccio curato colmo di colpi di scena.
Dietro a ogni omicidio (sono molti, infatti, i morti ammazzati che s’incontrano in questo romanzo giallo) un messaggio e dietro a ogni messaggio un quadro, un’opera d’arte. Da infermiera posso, però, dire che i dialoghi fra medici e infermieri sono poco credibili, ma non è la prima volta che mi trovo a dispiacermi per questa cosa. Basterebbe veramente poco per crearne di veritieri. Inoltre le scene di sesso sono fini a se stesse e questo fa perdere dei punti alla trama che è davvero ben strutturata.


sabato 11 marzo 2023

Recensione di "Mezzamela. La bellezza di amarsi alla pari" di Matteo Bussola Adriano Salani Editore

Recensione di "Mezzamela. La bellezza di amarsi alla pari" di Matteo Bussola Adriano Salani Editore

"Cosa succede quando ti accorgi, per la prima volta, che ti piace qualcuno?
Viola si è resa conto di vedere Marco con occhi diversi in un pomeriggio di ottobre, di lunedì, nel cortile della scuola media mentre sta giocando a calcio e nel cielo corrono grosse nuvole bianche, una sembra un orso. Marco invece prova qualcosa per Viola già da un po’, ma sono amici da tanti anni, e si sa che quando dici a qualcuno che ti piace poi le cose cambiano, e quasi mai in meglio. Ed è proprio lì, nel momento della consapevolezza di nuovi sentimenti, quando tutto dovrebbe essere semplice e bello, che le cose si fanno invece più difficili..."
“Sarebbe bello se a scuola, insieme alla storia, alla matematica e alla geografia, ci insegnassero anche come ci si comporta con le persone quando i tuoi sentimenti cambiano, o quando cambi tu, che ci spiegassero cosa fare quando vedi una ragazza o un ragazzo e d’un tratto ti senti il solletico nello stomaco, o quando la sera prima di addormentarti pensi al suo profumo…”
Un romanzo utile e costruttivo. Con una scrittura che lo contraddistingue da sempre, Bussola è riuscito, con delicatezza e profondità, ad affrontare e descrivere l’adolescenza evocando nel lettore molte emozioni. Non è mai facile parlare di adolescenti, si rischia spesso di finire nel banale, nello scontato.
Il ritmo di una scrittura veloce permette una narrazione piacevole che descrive la realtà dell’adolescenza in tutti i suoi colori, sfaccettature e sfumature: amore, paure, indecisioni, insicurezze e fragilità.
Questo libro, grazie alla storia di Viola e Marco, è un romanzo che regala “bellezza”, che ricorda la grandezza dello sguardo di un innamorato. Cosa è la vita senza l'amore?