Recensione de "L'artista della morte" di Alejandro Aris, Tre60 editore
“Washington, 1968. Dopo aver trascorso più di due anni nell'inferno del Vietnam, il dottor Kenneth Philbin è abituato ad affrontare le atroci sofferenze dei feriti e a confrontarsi quotidianamente con l'orrore della morte. Tuttavia neanche lui può rimanere indifferente davanti a uno spettacolo cosi macabro e inquietante: un uomo seminudo crocifisso ai pali di sostegno di un molo. Poco sopra la testa della vittima, è stato inchiodato un foglietto con scritto "Salvador", mentre sull'acqua sottostante c'è una piccola imbarcazione. Sebbene Kenneth, in qualità di chirurgo del pronto soccorso, sia stato convocato dalla polizia solo per certificare la causa della morte, è lui il primo a capire che la scena del crimine è l'esatta riproduzione dì un celebre quadro di Salvador Dalì, il "Cristo di san Giovanni della Croce". E, nel giro di pochi giorni, arrivano due terribili conferme: la polizia infatti trova un cadavere disposto in modo da raffigurare l'"Uomo vitruviano" di Leonardo, e un altro che richiama la "Lezione di anatomia del dottor Tulp" di Rembrandt. Ma è la maestria con cui i corpi sono stati sezionati a mettere in allarme Kenneth: l'omicida non è ossessionato soltanto dalle opere d'arte, ma anche dal corpo umano, ed è chiaro che ha una profonda conoscenza dell'anatomia e una straordinaria abilità chirurgica. Forse l'assassino è molto più vicino di quanto Kenneth possa immaginare, ed è proprio a lui che ha lanciato la sfida...”
Un romanzo datato, questo sì, ma comunque sorprendente. Sorprendente perché lo scrittore è riuscito a mescolare insieme componenti da “thriller”, fatti di anatomia e di storia, soprattutto storia dell’arte. Una lettura che scorre piacevolmente, un intreccio curato colmo di colpi di scena.
Dietro a ogni omicidio (sono molti, infatti, i morti ammazzati che s’incontrano in questo romanzo giallo) un messaggio e dietro a ogni messaggio un quadro, un’opera d’arte. Da infermiera posso, però, dire che i dialoghi fra medici e infermieri sono poco credibili, ma non è la prima volta che mi trovo a dispiacermi per questa cosa. Basterebbe veramente poco per crearne di veritieri. Inoltre le scene di sesso sono fini a se stesse e questo fa perdere dei punti alla trama che è davvero ben strutturata.
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