lunedì 29 marzo 2021

Recensione di "Occhi di Ferrofilato" di Mauro Galliano, Pan di Lettere edizioni

 Recensione di "Occhi di Ferrofilato" di Mauro Galliano,  Pan di Lettere edizioni

“Ferrofilato è un ragazzino allegro e con una voglia di vivere da far invidia al mondo, che tra un calcio a un pallone e qualche brutto voto a scuola, si ritrova nel pieno dell'adolescenza ad affrontare un mostro che gli cambierà il resto della vita: la sclerosi multipla. All'inizio si sente come se fosse imprigionato in una scatola, senza aria e con la paura che gli avvolge l'anima, ma poi si rimbocca le maniche per vivere la sua vita malgrado le difficoltà.”
Una scrittura briosa, ordinata che arriva dritta al lettore nonostante l'argomento. Non è semplice parlare di certe cose nel modo con cui lo fa Galliano. Perché la protagonista di questo libro, “la stronza”, come la chiama l'autore, è un personaggio difficile da affrontare nella vita così come da caratterizzare e descrivere tra le pagine di un libro.
Galliano non ha nessuna pretesa, non sale certo in cattedra per spiegare come si fa, come si può continuare a vivere nonostante la “stronza”. In un mondo fatto di lamentele continue, dove non ci si accontenta mai di quello che si ha, dove la maggior parte delle persone che lo abitano, questo mondo, pensano di essere immortali, Galliano riesce a far sorridere, ridere di gusto, riflettere e credere.
Credere che si può. Che si cade, cazzo se si cade, ma ci si può rialzare. E non da soli, come spesso vediamo scritto su quei post prestampati pubblicati sui social, ma con l'aiuto degli altri: quelli che ci amano. Galliano te lo fai amico fin dalla prima pagina mentre racconta che sua nonna, quando lo vide per la prima volta, si rivolse a suo padre dicendogli: “Guard buono ca te hannò scambiàt a' creatur”, perchè Ferrofilato, così fu soprannominato, era un neonato tutto meno che bello.
Una vivace autoironia, una grande capacità di ridersi addosso.
Perché c'è sempre una via d'uscita. C'è sempre un punto di partenza e uno d'arrivo. La differenza è la strada che costruiamo in mezzo, la forza che mettiamo nei nostri passi percorrendola. Bisogna sempre partire con uno zaino carico di risorse. Non si sa mai… Già, non si sa mai. Potrebbe capitare anche a noi di dover affrontare “la stronza”
Questo libro non vuole essere una lezione di vita ma, che all'autore piaccia o non piaccia, questo libro invece lo è. Perché quando si ama e si descrive la vita come la ama e la descrive lui, si è maestri di vita. Saranno sempre e solo l'amore a salvarci e una sana e grossa risata. Galliano lo sa. E lo ha scritto.





domenica 28 marzo 2021

Recensione de "La maledizione delle ombre" di Jean-Christophe Grangé, Garzanti Libri

Recensione de "La maledizione delle ombre" di Jean-Christophe Grangé, Garzanti Libri

“A Parigi è notte fonda. Per le strade non si scorge anima viva e i quartieri sono immersi in una spettrale immobilità. Tutti tranne uno. Nel X arrondissement, in uno dei night club più frequentati, si è da poco consumato l’omicidio di una ballerina, il cui corpo è stato orrendamente sfigurato. Il primo a raggiungere la scena del delitto è il comandante della Brigata criminale Stéphane Corso, convinto di trovarsi di fronte all’ennesima indagine di routine. Ma questa volta si sbaglia. Perché la ballerina è solo la prima vittima di un serial killer del tutto fuori dal comune: per i suoi crimini sceglie giovani donne con un passato segnato da violenze e abbandoni e con il suo modus operandi cerca di riprodurre alcuni dipinti del pittore Francisco Goya. Una mente difficile da decifrare, soprattutto se gli omicidi si moltiplicano e le prove si fanno così evanescenti da depistare la polizia. Corso e la sua squadra navigano in acque stagnanti, sempre più confusi e lontani dalla soluzione del caso, finché si fa avanti un anziano poliziotto che consegna a Corso un voluminoso fascicolo: contiene verbali di trent’anni prima che documentano un assassinio identico a quelli recenti e lasciano intravedere una nuova pista. Sulle tracce di un uomo che da presunto colpevole si trasforma ben presto in astuto antagonista, Corso affronta una progressiva discesa nel cuore oscuro dell’agire umano. Scoprirà che un assassino può nasconderne un altro e che la realtà può trasformarsi in un incubo senza fine.”
Se Grangè è uno degli autori di gialli più apprezzati, un motivo ci sarà…
Una brillante fantasia, una grande capacità di narrare con grande disinvoltura trame originali, ricche di mistero. Storie ricche di colpi di scena, con personaggi dai profili intriganti. Il lettore rimane rapito e inevitabilmente sorpreso dall'epilogo. Un autore molto prolifico che anche questa volta, con “La maledizione delle ombre”, fa centro.
Un romanzo che entusiasma fin dalla prima all’ultima pagina. Un giallo mai ridondante o dispersivo ma soprattutto coinvolgente, con quella dose giusta di umanità che fa riflettere il lettore. Perché al bene si contrappone il male e, che vogliamo ammetterlo o no, che ci spaventi o meno, il “Bene” e il “Male” viaggiano e percorrono la stessa strada.
Stephane Corso è un poliziotto che porta una zavorra al posto del cuore. Un passato da cancellare, un trascorso personale fatto di case famiglia, abusi, droga e dipendenze varie. Ma il passato si può davvero dimenticare? E soprattutto: può la vita diventare di punto e in bianco una bella favola da vivere? Padre separato che combatte per ottenere il divorzio dalla sua ex moglie, una donna con un profilo psicologico instabile, si trova a indagare su delitti che coinvolgono l’ambiente dei locali notturni. Corso farà conoscenza con un mondo nuovo, quello del sadomaso e del bondage. Navigherà in un mare colmo di violenza e atrocità.
Diversi sono i personaggi che si trovano tra le pagine di questo romanzo. Tutti caratterizzati e descritti alla perfezione, come del resto è inappuntabile la costruzione dell'impianto narrativo. Grangé, anche in questo romanzo, dimostra di avere uno stile letterario semplice, nonostante la complessità della storia raccontata. Ma quello che di grande riesce a fare è di rendere umani tutti i personaggi con cui il lettore farà conoscenza, anche quello più “atroce”. In fondo l'eterna lotta tra il bene e il male combatte sempre dentro noi…



sabato 20 marzo 2021

Recensione de "La scomparsa di Maria Bettini -Cronaca di un giorno perfetto-" di Elisabetta Cozzani, Leucotea Edizioni

Recensione de "La scomparsa di Maria Bettini -Cronaca di un giorno perfetto-" di

Elisabetta Cozzani, Leucotea Edizioni 

“Alla fine tutto trovò il suo senso e, guardandosi indietro, Assunta poté ammirare quell'arazzo faticosamente intessuto negli anni. Quel groviglio inestricabile di sentimenti, passioni e delusione, ora prendeva una forma financo armonica. Ma per arrivare al risultato bisogna aver vissuto una vita intensa come quella di Assunta del Vigo, appunto. E per fare le cose per bene, e raccontare tutti i fatti, bisogna ripartire dal principio, da quel giorno perfetto, in cui scomparve Maria Bettini.”
Recensione un po' diversa: perché, quando leggi il libro di un autore che conosci bene e non solo, quando l'autore è un'autrice che è pure una tua amica e non solo, quando quella tua amica è un'amica nel senso vero del termine e non solo, quando quell'autore ha pubblicato con lo stesso editore con cui tu hai pubblicato diversi libri e non solo, quando per quell'editore nutri stima, affetto e gratitudine (sì, avete capito bene: gratitudine, quella cosa che non va più di moda perché non abbiamo più tempo di ringraziare chi crede e ha creduto in noi) tutto cambia. Cambia il modo di leggere, di immaginare ciò che leggi e cambia il tuo modo di giudicare. In poche parole: da mangiatrice di libri severa passi a mangiatrice di libri severissima. Perché gli amici sono gli amici e gli amici si sostengono, certo, ma con onestà intellettuale. Non puoi dire a un amico che ha scritto un bel libro se non pensi che sia così. Ne verrebbe a meno l'amicizia perché un amico lo capisce se fingi e l'amicizia andrebbe a gambe all'aria.
“La scomparsa Maria Bettini” è un libro straordinario, perché ogni pagina è intrisa di umanità. Umanità: -sostantivo femminile che indica l'insieme dei caratteri essenziali e distintivi della specie umana-. Ovvero noi.
Noi poveri essere mortali che preghiamo Dio e temiamo il Diavolo. Vi siete mai chiesti chi sia davvero il Diavolo? Noi sciocchi esseri mortali che abbiamo bisogno di capire l'amore e l'odio, di comprendere i gesti più disparati, di discernere le decisioni più semplici da quelle sofferte. Scegliamo senza avere i mezzi per farlo ma crediamo esattamente il contrario. Ci crediamo perfetti. E dimentichiamo che scegliamo, perché siamo costretti a farlo, perché è la vita che ci mette davanti a delle scelte. Scegliamo, spesso, con gli occhi chiusi e con il cuore spento. Eppure siamo umani, dovremmo vivere seguendo i sentimenti e riconoscendo le nostre emozioni. E siamo così stupidi da perdere di vista il fatto, e lo facciamo tutti i giorni e più volte al giorno, che nasciamo e poi moriamo. Perché tutto ha un inizio e una fine.
Assunta Del Vigo lo sa, infatti si guarda indietro, guarda gli anni faticosamente vissuti come quando ci si siede comodi su un divano e si guarda un film. Li riguarda con la mente e con il cuore provando una serie di emozioni da creare un arcobaleno di colori tra cui anche il nero. Perché solo gli stupidi credono che il nero sia un colore da evitare. Il nero a volte è più bianco del bianco, il nero porta a galla la disperazione così come la gioia.
E per capire tutta la storia, per raccontare tutta la vicenda bisogna partire dal principio. Ma non basta, bisogna essere precisi, onesti, quasi matematici. Questo fanno gli scrittori, questo devono fare gli scrittori: essere precisi, altrimenti non sono scrittori ma “strimpellatori di parole”.
Questa ha fatto la Cozzani, è partita dal principio, da quel giorno in cui scomparve Maria Bettini. Perché per comprendere la fine di una storia bisogna avere bene stampato nella mente il principio.
Una storia straordinaria per un libro straordinario. Una storia originale. Ancora una volta una penna severa, elegante, precisa. Personaggi ben caratterizzati, ambienti ben descritti, ma quello che di grande c'è in questo libro, ve lo ripeto, è l'umanità dipinta con tutte le sue sfumature che a tratti diventano poesia.
“Morì un po' com'era vissuto: facendo poco rumore; abbracciato al suo libro di poesie sognò di certo l'attimo perfetto, un piccolo eterno stare nell'immenso che non è di questa terra, sospinto lontano attraversato da un raggio di calore mutò il delirio in quiete, rasserenato di non dover spiegare più niente. Giusto il perdersi del mare potrà rammentare in lui l'invisibile afflizione.”



mercoledì 10 marzo 2021

Recensione di -Venti di tempesta- di Charlotte Link Corbaccio

 Recensione di -Venti di tempesta- di Charlotte Link Corbaccio

“La notizia dello scoppio della prima guerra mondiale infrange la serena atmosfera estiva della campagna intorno a Domberg, nella Prussia orientale, dove la ricca famiglia Degnelly trascorre le vacanze. Felicia, nipote diciottenne del patriarca, si trova catapultata in un mondo violento e caotico, in cui, tuttavia, riesce a sopravvivere grazie al suo spirito ribelle e anticonformista. Contesa da due uomini, un ricco industriale tedesco e un giovane rivoluzionario, parte per il fronte come crocerossina, assiste alla rivoluzione bolscevica, torna in Germania con una figlia, e dopo la guerra si trasforma in imprenditrice di successo, determinata a salvare l'amata casa di famiglia.”
Venti di tempesta è il primo volume di una trilogia che racconta la storia della famiglia Domberg-Degnelly attraverso il complesso periodo storico che va dal 1914 al 1930.
Un romanzo coraggioso, una storia complessa, tanti i personaggi che si amalgamano alla perfezione.
Il romanzo offre molto al lettore, del resto stiamo parlando della Link che, con il stile unico, tesse trame accattivanti. La forza narrativa e le scelte stilistiche danno buon ritmo al romanzo che si può tranquillamente definire un romanzo storico.