sabato 20 marzo 2021

Recensione de "La scomparsa di Maria Bettini -Cronaca di un giorno perfetto-" di Elisabetta Cozzani, Leucotea Edizioni

Recensione de "La scomparsa di Maria Bettini -Cronaca di un giorno perfetto-" di

Elisabetta Cozzani, Leucotea Edizioni 

“Alla fine tutto trovò il suo senso e, guardandosi indietro, Assunta poté ammirare quell'arazzo faticosamente intessuto negli anni. Quel groviglio inestricabile di sentimenti, passioni e delusione, ora prendeva una forma financo armonica. Ma per arrivare al risultato bisogna aver vissuto una vita intensa come quella di Assunta del Vigo, appunto. E per fare le cose per bene, e raccontare tutti i fatti, bisogna ripartire dal principio, da quel giorno perfetto, in cui scomparve Maria Bettini.”
Recensione un po' diversa: perché, quando leggi il libro di un autore che conosci bene e non solo, quando l'autore è un'autrice che è pure una tua amica e non solo, quando quella tua amica è un'amica nel senso vero del termine e non solo, quando quell'autore ha pubblicato con lo stesso editore con cui tu hai pubblicato diversi libri e non solo, quando per quell'editore nutri stima, affetto e gratitudine (sì, avete capito bene: gratitudine, quella cosa che non va più di moda perché non abbiamo più tempo di ringraziare chi crede e ha creduto in noi) tutto cambia. Cambia il modo di leggere, di immaginare ciò che leggi e cambia il tuo modo di giudicare. In poche parole: da mangiatrice di libri severa passi a mangiatrice di libri severissima. Perché gli amici sono gli amici e gli amici si sostengono, certo, ma con onestà intellettuale. Non puoi dire a un amico che ha scritto un bel libro se non pensi che sia così. Ne verrebbe a meno l'amicizia perché un amico lo capisce se fingi e l'amicizia andrebbe a gambe all'aria.
“La scomparsa Maria Bettini” è un libro straordinario, perché ogni pagina è intrisa di umanità. Umanità: -sostantivo femminile che indica l'insieme dei caratteri essenziali e distintivi della specie umana-. Ovvero noi.
Noi poveri essere mortali che preghiamo Dio e temiamo il Diavolo. Vi siete mai chiesti chi sia davvero il Diavolo? Noi sciocchi esseri mortali che abbiamo bisogno di capire l'amore e l'odio, di comprendere i gesti più disparati, di discernere le decisioni più semplici da quelle sofferte. Scegliamo senza avere i mezzi per farlo ma crediamo esattamente il contrario. Ci crediamo perfetti. E dimentichiamo che scegliamo, perché siamo costretti a farlo, perché è la vita che ci mette davanti a delle scelte. Scegliamo, spesso, con gli occhi chiusi e con il cuore spento. Eppure siamo umani, dovremmo vivere seguendo i sentimenti e riconoscendo le nostre emozioni. E siamo così stupidi da perdere di vista il fatto, e lo facciamo tutti i giorni e più volte al giorno, che nasciamo e poi moriamo. Perché tutto ha un inizio e una fine.
Assunta Del Vigo lo sa, infatti si guarda indietro, guarda gli anni faticosamente vissuti come quando ci si siede comodi su un divano e si guarda un film. Li riguarda con la mente e con il cuore provando una serie di emozioni da creare un arcobaleno di colori tra cui anche il nero. Perché solo gli stupidi credono che il nero sia un colore da evitare. Il nero a volte è più bianco del bianco, il nero porta a galla la disperazione così come la gioia.
E per capire tutta la storia, per raccontare tutta la vicenda bisogna partire dal principio. Ma non basta, bisogna essere precisi, onesti, quasi matematici. Questo fanno gli scrittori, questo devono fare gli scrittori: essere precisi, altrimenti non sono scrittori ma “strimpellatori di parole”.
Questa ha fatto la Cozzani, è partita dal principio, da quel giorno in cui scomparve Maria Bettini. Perché per comprendere la fine di una storia bisogna avere bene stampato nella mente il principio.
Una storia straordinaria per un libro straordinario. Una storia originale. Ancora una volta una penna severa, elegante, precisa. Personaggi ben caratterizzati, ambienti ben descritti, ma quello che di grande c'è in questo libro, ve lo ripeto, è l'umanità dipinta con tutte le sue sfumature che a tratti diventano poesia.
“Morì un po' com'era vissuto: facendo poco rumore; abbracciato al suo libro di poesie sognò di certo l'attimo perfetto, un piccolo eterno stare nell'immenso che non è di questa terra, sospinto lontano attraversato da un raggio di calore mutò il delirio in quiete, rasserenato di non dover spiegare più niente. Giusto il perdersi del mare potrà rammentare in lui l'invisibile afflizione.”



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