martedì 26 settembre 2023

Recensione de “Il vento conosce il mio nome” di Isabel AllendeI, Feltrinelli Editore.

Recensione de “Il vento conosce il mio nome” di Isabel AllendeI, Feltrinelli Editore.


“Vienna, 1938. Samuel Adler è un bambino ebreo di sei anni il cui padre scompare durante la Notte dei cristalli, quando la sua famiglia perde tutto. La madre, per salvarlo, lo mette su un treno che lo porterà dall’Austria all’Inghilterra. Per Samuel inizia così una nuova fase della sua lunga vita, sempre accompagnato dal suo fedele violino e dal peso dell’incertezza e della solitudine. Arizona, 2019. Anita Díaz, sette anni, sale su un altro treno con sua madre per sfuggire a un pericolo imminente nel Salvador e cercare rifugio negli Stati Uniti. Ma il loro arrivo coincide con la nuova politica di separazione famigliare, e Anita si ritrova sola e spaventata in un centro di accoglienza a Nogales. Lontana dai suoi affetti e senza certezze, si rifugia su Azabahar, una magica stella che esiste solo nella sua immaginazione. Nel frattempo Selena Durán, una giovane assistente sociale, chiede aiuto a un avvocato di successo nella speranza di rintracciare la madre di Anita. Intrecciando passato e presente, Il vento conosce il mio nome racconta la storia di due personaggi indimenticabili, entrambi alla ricerca di una famiglia. È una testimonianza delle scelte estreme a cui i genitori sono costretti, una lettera d’amore ai bambini che sopravvivono ai traumi più devastanti senza mai smettere di sognare.”
 
“Nessuno sceglie di abbandonare tutto e fuggire: si fa per disperazione.”

Un romanzo che, come tutti quelli della scrittrice cilena, si legge con gli occhi del cuore, sospirando tra una pagina e l’altra. La Allende ancora una volta fa centro e lo fa con una storia “forte”, attraverso dei personaggi con i quali è facile empatizzare fin da subito, con un dramma che lascia, comunque, spazio alla speranza.
Racconta una triste vicenda, quella dell’immigrazione e quella dei rifugiati intrecciando presente e passato. Narra il dolore, la violenza, il bisogno di fuggire che trova ragione nella speranza, quella che spinge tante famiglie ad abbandonare la propria terra per costruirsi un futuro migliore o perlomeno accettabile. Racconta la storia di due bambini costretti a separarsi dalle loro famiglie trovandosi a sopravvivere in una terra non loro. Straordinaria la figura di una donna americana che, insieme a un avvocato italo americano, si prodiga per salvaguardare i migranti minorenni che viaggiano da soli. Il romanzo lancia un messaggio di speranza e soprattutto pone l’attenzione sul delicato lavoro che svolgono certi professionisti che tendono una mano, fornendo supporto e protezione, a chi per disperazione è costretto ad abbandonare tutto e fuggire.



venerdì 15 settembre 2023

Recensione di "Non perdiamoci di vista" di Federica Bosco, Garzanti edizioni.

Recensione di "Non perdiamoci di vista" di Federica Bosco, Garzanti edizioni.

“È l’ennesimo 31 dicembre, e Benedetta lo trascorre con gli amici della storica compagnia di via Gonzaga, gli stessi amici che, negli anni Ottanta, passavano i pomeriggi seduti sui motorini a fumare e a scambiarsi pettegolezzi, e che ora sono dei quarantenni alle prese con divorzi, figli ingestibili, botulino e sindrome di Peter Pan. Ma quello che, a distanza di trent’anni, accomuna ancora quei «ragazzi» è l’aspettativa di un sabato sera diverso dal solito in cui, forse, succederà qualcosa di speciale: un bacio, un incontro, una svolta. Un senso di attesa che non li ha mai abbandonati e che adesso si traduce in un messaggio sul telefonino che tarda ad arrivare. Un messaggio che potrebbe riannodare il filo di un amore che non si è mai spezzato nonostante il tempo e la distanza, che forse era quello giusto e che torna a far battere il cuore nell’era dei social, quando spunte blu, playlist e selfie hanno preso il posto di lettere struggenti, musicassette e foto sbiadite dalle lacrime. Una nostalgia del passato difficile da lasciare andare perché significherebbe rassegnarsi a un mondo complicato, competitivo e senza punti di riferimento, che niente ha a che vedere con quello scandito dai tramonti e dal suono della chitarra intorno a un falò. Fino al giorno in cui qualcosa cambia davvero. Il sabato diverso dagli altri arriva. L’inatteso accade. La vita sorprende. E allora bisogna trovare il coraggio di abbandonare la scialuppa e avventurarsi a nuoto nel mare della maturità, quella vera.”

Una scrittura fluida, scorrevole. Un romanzo ben scritto, nessuno potrebbe sostenere il contrario. Profonde le tematiche: bullismo che viene trattato con delicatezza; angosce adolescenziali; separazioni; matrimoni falliti; tradimenti, malattia; disabilità.
Tutto fila liscio, personaggi ben caratterizzati anche se stereotipati, dialoghi veritieri… tutto perfetto. Forse troppo perfetto. Persino il dolore, persino la malattia, persino i sentimenti.
Quello che ha reso piacevole la lettura è l’ironia che l’autrice è riuscita a far esternare alla protagonista, Benedetta, e a sua madre, il personaggio che io ho preferito, anche se mi viene da chiedermi se esistono davvero madri così…
Tanti i luoghi comuni e poche le emozioni.