sabato 20 gennaio 2024

Recensione di "Semina il vento" di Alessandro Perissinotto, Edizioni Piemme

Recensione di "Semina il vento" di Alessandro Perissinotto, Edizioni Piemme


"Braccio 6, nel reparto di massima sicurezza di un carcere del Nord Italia. Sulle labbra, la dichiarazione di innocenza; tra le mani, il giornale che ritrae in prima pagina il corpo senza vita di sua moglie. Su consiglio del proprio avvocato, Giacomo decide di raccontare la propria vicenda, l'inevitabile serie di eventi che lo ha condotto in quella cella. E così torna all'epoca in cui, per riuscire a sopravvivere a Parigi, alternava il lavoro di curatore di mostre per bambini, a quello di cameriere. Era in quel periodo che aveva conosciuto Shirin. Non l'aveva trovata subito bella, almeno non nel senso consueto del termine; era stato attratto piuttosto dalla storia che i suoi occhi sembravano celare, da quel profondo distacco verso chi le stava accanto, come se per lei la vita vera fosse altrove. Ci sono amori che iniziano all'improvviso, con notti memorabili, il loro invece era nato con la lentezza inesorabile delle cose fatte per durare. L'innamoramento, il matrimonio e poi la decisione che avrebbe cambiato le loro vite per sempre: lasciare Parigi per trasferirsi a Molini, sulle montagne piemontesi, nel paese dove lui era nato. Ma nessun luogo è al riparo dal vento dell'odio, dal fanatismo delle religioni, dall'arroganza del potere, dall'intolleranza strisciante. Così il paradiso aveva cominciato a scivolare verso l'inferno, prima piano, poi sempre più rapidamente, fino ad arrestarsi lì, in quella cella, con il tormento del ricordo d'un amore reso perfetto dalla morte."

Con uno stile chiaro l’autore tratta un tema molto delicato. Mostra una città e i suoi abitanti così operosi e uniti nel promuovere idee razziste. Lo fa in maniera esemplare perché scevro da giudizi. Con eleganza e cura, Perissinotto affonda la penna per portare a galla l’ostilità e l’odio verso chi “non è come noi”, verso l’estraneo, quello che viene considerato l’intruso, quello che dovrebbe tornare “a casa sua”.
Il ritmo narrativo, per tutta la durata del romanzo, è in una tensione crescente, mentre risulta lenta la narrazione. Ciò può risultare fastidioso ma in realtà è necessario per fare in modo che il lettore comprenda la storia di Shirin, la straniera, quella che sicuramente prima o poi sbaglierà.
Shirin è forte, è brava, talmente brava che riesce a controllare la rabbia.
«Così brava ad esprimere tenerezza con le parole, Shirin era, al contrario, totalmente incapace di tirar fuori la rabbia. La collera le si cristallizzava nell’iride e cresceva dentro».

L’esclusione dell’altro, il cercare sempre il difetto nell’altro, travolgerà anche Giacomo, il marito di Shirin. Il loro matrimonio incomincerà a vacillare. Il giudizio altrui prenderà il sopravvento mettendolo al tappetto.
«Tra due persone, anche i silenzi posseggono sfumature di senso. Avevamo conosciuto i silenzi degli innamorati e entrambi sapevamo che quello che calava tra noi non lo era… L’amore non era scomparso, ma né io né lei avevamo voglia di cercare, schiacciati com’eravamo dal peso delle scelte sbagliate.»

Un romanzo che fa riflettere su quanto sia dannoso il giudizio degli altri, soprattutto quando è basato sull’ottusità, sulla chiusura mentale e sull’ignoranza.
Le scelte narrative dell’autore risultano essere originali e, soprattutto, utili per non far calare mai l’attenzione del lettore.



domenica 14 gennaio 2024

Recensione di "Mio fratello rincorre i dinosauri" di Giacomo Mazzariol Giacomo Mazzariol, edito Giulio Einaudi Editore.

Recensione di "Mio fratello rincorre i dinosauri" di Giacomo Mazzariol Giacomo Mazzariol, edito Giulio Einaudi Editore.


"Hai cinque anni, due sorelle e desidereresti tanto un fratellino per fare con lui giochi da maschio. Una sera i tuoi genitori ti annunciano che lo avrai, questo fratello, e che sarà speciale. Tu sei felicissimo: speciale, per te, vuol dire "supereroe". Gli scegli pure il nome: Giovanni. Poi lui nasce, e a poco a poco capisci che sì, è diverso dagli altri, ma i superpoteri non li ha. Alla fine scopri la parola Down, e il tuo entusiasmo si trasforma in rifiuto, addirittura in vergogna. Dovrai attraversare l'adolescenza per accorgerti che la tua idea iniziale non era così sbagliata. Lasciarti travolgere dalla vitalità di Giovanni per concludere che forse, un supereroe, lui lo è davvero. E che in ogni caso è il tuo migliore amico."

La storia è raccontata da Giacomo, l’autore di questo romanzo straordinario. Straordinario per la sua singolarità, per la capacità di far sentire il lettore parte integrante di una storia, quella della disabilità, la vera protagonista di questo libro. E ci riesce benissimo, lo fa in maniera divertente e leggera, attraverso le più svariate emozioni. Narra di suo fratello Giovanni, un ragazzo affetto dalla sindrome di Down. Di lui racconta la sua gioia di vivere, mostra la vita vista dai suoi occhi, attraverso una comunicazione non sempre chiara ma affascinante. Giovanni è un concentrato di genialità, di gesti unici e istintivi carichi di amore verso la quotidianità, verso quello che spesso viene dato per scontato. A modo suo Giovanni grida, a volte sussurra, a volte disarma, come quando torna a casa tutto felice e annuncia di essersi sposato. Insegna Giovanni. Insegna quando ruba il cappello a un barbone e scappa via, quando in mezzo alla piazza trascina tutti in un ballo. Insegna ad amare la vita, insegna come andrebbe vissuta la vita, come un Supereroe. Perché lui è questo: un eroe proprio super.
Giacomo Mazzariol sa scrivere, su questo non c’è dubbio. La costruzione dei dialoghi è perfetta, reale, così come i dubbi, le frustrazioni, le paure le angosce che mostra. Reali sono le gioie, l’allegria che un “ragazzo Down” sa donare.
Giacomo Mazzariol, però, non sa solo scrivere, non sa solo usare le parole. Giacomo sa emozionare attraverso le parole. Non c’è pagina di questo romanzo che non lo dimostri.
Conosco questa sindrome, so cosa toglie e cosa lascia. Conosco il sentimento d’affetto che, coloro che ne sono affetti, riescono a tirare fuori. Conosco l’amore che sanno donare, so benissimo quale siano le loro attenzioni verso il prossimo. Per loro i regali si fanno sempre, non solo a Natale. E sanno cogliere nelle piccole cose, quello che di grande c’è.
Viva Giacomo. E viva suo fratello Giovanni.