Recensione de "Il purgatorio dell'angelo" di Maurizio de Giovanni, Einaudi editore
Uno stile letterario che si potrebbe definire -impeccabile-.
Un ottimo romanzo, del resto lo erano anche i precedenti del ciclo –Ricciardi-, anche se quest’ultimo dagli altri si differenzia. Mentre lo leggevo mi chiedevo cosa lo rendesse così. Poi ho capito: ne “Il purgatorio dell’angelo” la malinconia accompagna tutto il romanzo. La malinconia prende per mano il lettore e non lo lascia più. Non è fastidiosa, non è stancante. È forte, spessa, è una Malinconia con la M maiuscola. Tutto il romanzo è intriso di tristezza.
La trama gialla è ineccepibile, tutto quadra. Siamo nel mese di maggio. Viene ucciso un prete, padre Angelo. Per quale motivo è stato barbaramente ucciso benché fosse così apprezzato e amato da tutti? Questo si chiede soprattutto il commissario Ricciardi, che in questo romanzo finalmente s’incontra con Enrica. Nonostante questa nota rosa che finalmente arriva a dare un tono di colore alla sua vita, Ricciardi non trova comunque la serenità. Il perché è stato ucciso padre Angelo se lo chiede anche il brigadiere Maione che entra in crisi, tutto gli risulta difficile, probabilmente perché la perdita del figlio e il dolore che ne è conseguenza non gli danno tregua. Non è solo un romanzo poliziesco, questo romanzo è molto di più. De Giovanni analizza i sentimenti, ne fa quasi dei coriandoli per comprendere al meglio tutte le sfaccettature che i sentimenti hanno. Per cogliere il dolore ed accettarlo, per riconoscere l’amore e nel contempo giovarne. In questo romanzo si ritrovano tutti i sentimenti: dall’amore all’odio, dal rancore al perdono, dalla fede all’ateismo. Un romanzo dalla profonda umanità. Un romanzo che vi consiglio.
Un ottimo romanzo, del resto lo erano anche i precedenti del ciclo –Ricciardi-, anche se quest’ultimo dagli altri si differenzia. Mentre lo leggevo mi chiedevo cosa lo rendesse così. Poi ho capito: ne “Il purgatorio dell’angelo” la malinconia accompagna tutto il romanzo. La malinconia prende per mano il lettore e non lo lascia più. Non è fastidiosa, non è stancante. È forte, spessa, è una Malinconia con la M maiuscola. Tutto il romanzo è intriso di tristezza.
La trama gialla è ineccepibile, tutto quadra. Siamo nel mese di maggio. Viene ucciso un prete, padre Angelo. Per quale motivo è stato barbaramente ucciso benché fosse così apprezzato e amato da tutti? Questo si chiede soprattutto il commissario Ricciardi, che in questo romanzo finalmente s’incontra con Enrica. Nonostante questa nota rosa che finalmente arriva a dare un tono di colore alla sua vita, Ricciardi non trova comunque la serenità. Il perché è stato ucciso padre Angelo se lo chiede anche il brigadiere Maione che entra in crisi, tutto gli risulta difficile, probabilmente perché la perdita del figlio e il dolore che ne è conseguenza non gli danno tregua. Non è solo un romanzo poliziesco, questo romanzo è molto di più. De Giovanni analizza i sentimenti, ne fa quasi dei coriandoli per comprendere al meglio tutte le sfaccettature che i sentimenti hanno. Per cogliere il dolore ed accettarlo, per riconoscere l’amore e nel contempo giovarne. In questo romanzo si ritrovano tutti i sentimenti: dall’amore all’odio, dal rancore al perdono, dalla fede all’ateismo. Un romanzo dalla profonda umanità. Un romanzo che vi consiglio.
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