giovedì 21 gennaio 2021

Recensione de “L’apparenza delle cose” di Elizabeth Brundage edito da Bollati Boringhieri editore

Recensione de “L’apparenza delle cose” di Elizabeth Brundage edito da

"Un tardo pomeriggio d'inverno nello Stato di New York, George Clare torna a casa e trova la moglie assassinata e la figlia di tre anni sola - da quante ore? - in camera sua. Da poco, con riluttanza, George ha accettato un posto in un college locale come insegnante di Storia dell'arte, e si è trasferito con la famiglia nella vicina cittadina. George diventa subito il sospettato numero uno, e mentre i genitori cercano di salvarlo dalle accuse, un implacabile poliziotto si incaponisce nel dimostrare che Clare è un crudele assassino..."
Una storia drammatica, un giallo psicologico. La storia è molto avvincente ma purtroppo lo stile narrativo a tratti risulta pesante. L'autrice in certi momenti sembra voler fare il verso a un cronista sportivo, raccontando i fatti come se stesse facendo una sorta di telecronoca.
I personaggi, che sono ben caratterizzati, sono molti e alcuni servono solo per fare da sfondo alla storia e per portare a galla le vicissitudini di un'intera comunità che soffre in silenzio, senza trovare la forza di urlare il dolore che via via irrompe senza pietà.
Solo verso la fine si riesce a comprendere il motivo della scelta del titolo. Il messaggio che l'autrice vuole lasciare è che non è così importante come ci appaiono le cose, ma come le cose sono realmente. È quindi necessario non fermarsi all'apparenza ma conoscere veramente le storie di vita di ogni personaggio per capire i suoi difetti, le sue paure e le sue debolezze, e soprattutto per comprendere il suo modo di agire.
Il finale, che è incerto ma di forte impatto emotivo, lascia il lettore con l'amaro in bocca: perché spesso le tragedie possono essere evitate. Basterebbe, poco per fermare una mano omicida. Basterebbe osservare e ascoltare il prossimo.



Nessun commento:

Posta un commento