sabato 10 aprile 2021

Recensione di "Santa muerte" di Ettore Zanca Ianieri Edizioni

 Recensione di "Santa muerte" di Ettore Zanca, Ianieri Edizioni

"Per le strade di Labella, una città meravigliosa quanto corrotta, si aggira Leonida, un killer prezzolato che ha perso tutto ciò che ama. Ha una gatta di nome Morgana e un soprannome affibbiato: Santa Muerte. Ha appena accettato da una multinazionale un incarico molto particolare. Le sue vittime sono consapevoli, vogliono essere ammazzate e firmeranno anche un contratto per la loro esecuzione che ha delle garanzie precise per il “dopo”. Leonida ascolterà le storie di un gruppo di disillusi dalla vita, da Alessandro, medico che non ha salvato il suo migliore amico, fino a Riccardo, il cui padre si è ucciso e che si rifugia nella musica e Giulia, giovane donna con troppi fantasmi e violenze. Sullo sfondo un concerto epocale e un omicidio. Da quel momento le vite dei protagonisti cambieranno per sempre. Come nessuno, nemmeno Santa Muerte, aveva previsto."
Una bellissima e avvincente storia che, ammetto, e lo faccio con profonda invidia, avrei voluto scrivere io. Mi scuso anticipatamente con l'autore se ciò che sto per dire potrà risultargli offensivo, ma io e lui abbiano una cosa in comune: la capacità di cogliere storie di vita. Forse addirittura di rubarle queste storie. E tutto attraverso la tecnica dell'ascolto e dell'osservazione del prossimo.
Ci vuole una grande dose di sensibilità e di intelligenza emotiva per scrivere una storia come quella di “Santa muerte”. E Zanca le possiede entrambe.
In poche parole: ci vogliono occhi sensibili e una grande capacità di riconoscere, capire, utilizzare e gestire le proprie e altrui emozioni per comprendere i comportamenti umani, per scrivere una tale storia come ha fatto Zanca, usando la penna ma soprattutto il cuore. Una scrittura elegante, allegra e intrigante. E che siano storie inventate o vere poco importa, quello che conta sono la vita, l'amore, la miseria e il dolore dell'essere umano e la morte così come le racconta l'autore. Soprattutto per parlare della morte, che è davvero la fine di tutto?
Emozioni che pagina dopo pagina accompagnano il lettore per tutta la durata del libro, che risulta essere un libro forte e coraggioso. Parlare e riflettere sul tema della morte non è mai semplice perché la morte dà fastidio, talmente fastidio che la maggior parte delle persone tendono a dimenticare che esista davvero. Basta leggere i tanti post che compaiono sui social per capire che viviamo in un'epoca dove negare l'evidenza delle cose è lo sport preferito di molti. E parlare di morte come lo fa Zanca è cosa rara e straordinaria. Perché l’idea di un killer professionista che lavora per una multinazionale che si occupa di stipulare contratti “di morte” per porre fine alla propria vita, non è solo un'idea originale ma eroica visto che viviamo in uno Stato che rifiuta l'eutanasia e il suicidio assistito.
Molto buona la caratterizzazione psicologica dei personaggi: come Giulia, una ragazza che ha subito terribili violenze, Alessandro, un medico che vive con un senso di colpa, quello di non essere riuscito a salvare un suo amico e quello di Riccardo, il mio preferito, il cui padre è morto suicida.
E poi c’è Leonida, il nostro cinico killer professionista, che pagina dopo pagina si dimostrerà invece un uomo dotato di umanità, sensibilità e un grande senso di giustizia. Quello che di grande c'è in questo romanzo è che l'autore ha scelto, per assurdo, di narrare la storia di un assassino che dispensa la morte, per far portare a galla la grandezza e l'importanza della vita.
A tratti è anche un libro di denuncia degli orrori della nostra società e della nostra classe politica.
Una storia che lascia un messaggio positivo e importante, un messaggio di speranza soprattutto per gli sconfitti: abbiamo tutti un'alternativa alla vita che stiamo vivendo, qualsiasi sia, e che non è mica detto che quella che stiamo vivendo sia la migliore per noi. C'è una grande differenza tra vivere e sopravvivere e soprattutto che “C'è differenza tra chi uccide per mestiere e chi per malavita”, così scrive l'autore.
Dimenticavo: c'è anche la gatta Morgana che... che... per saperlo leggete il libro!



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