Recensione di "Pedalando su un filo d'acciaio" di Carlo Calcagni Carlo Calcagni Edizioni G.A.
Carlo Calcagni, classe 1968, appartiene al Ruolo d'Onore dell'Esercito Italiano. È stato un elicotterista e si è ammalato durante la missione Internazionale di Pace nel 1996 nei Balcani, in Bosnia. La sua grandezza sta nell’essere riuscito a trasformare la sua tragedia in forza. La forza di continuare ad andare avanti e a credere ancora nel domani. Grazie alla sua volontà e alla sua audacia, è riuscito in un certo senso a ingannare se stesso, diventando un atleta paralimpico che ha fatto dello sport la sua ancora di salvezza, la sua luce in fondo al tunnel affrontando e vincendo moltissime sfide ciclistiche.
Il suo libro potrei definirlo “pagine di vita”. Calcagni racconta il dolore fisico ma anche quello provocato dalla solitudine, dall’abbandono e dalla paura. Pagine intrise di sudore, di forza e di coraggio. “Mai arrendersi” questo è il suo motto.
Pedalando su un filo d’acciaio” è la storia di un soldato, di un militare, di uno sportivo, di un padre, di un amico. È la storia di un uomo sensibile attento ai bisogni dei più deboli. Calcagni ogni giorno lotta contro quello che di brutto gli ha lasciato “il nemico invisibile” e non solo. Carlo lotta contro l’indifferenza delle persone, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della disabilità e diversità. Un libro sofferto, certo, ma carico di energia e amore verso il prossimo.
Ho avuto il piacere di scambiare con lui alcune mail e messaggi su WhatsApp, passando dai discorsi più semplici a quelli più complicati, e quello che mi ha sorpreso di lui è stata la sua semplicità, come se ci conoscessimo da sempre.
«Io non mi ero mai messaggiata con un colonnello» gli scrissi con un certo imbarazzo e lui mi rispose con un emoticon sorridente.
E guardando le foto, che via via si susseguono tra le pagine di questo libro, ho visto il suo vero sorriso, quello di un uomo che crede nella bellezza e grandezza della vita e che lotta al ritmo del suo cuore.
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