giovedì 29 giugno 2023

Recensione di "Prendere o lasciare" di Lydia Millet, NNE editore.

Recensione di "Prendere o lasciare" di Lydia Millet, NNE editore.


"Nina è un'agente immobiliare di Los Angeles. Il suo lavoro è vendere abitazioni di lusso ad acquirenti capricciosi e imprevedibili, ma anche soddisfare le esigenze di proprietari, che abbandonano la loro casa sperando di liberarsi dai fantasmi di una vita. ù
Conosce così un presunto dittatore africano che all'improvviso cerca di annegarsi in piscina; un adolescente rabbioso che si fa beccare mentre guarda un porno; una donna abbandonata dal marito, convinta che ci siano degli gnomi pronti a riparare tutto quello che non funziona nelle stanze della sua villa.
E in mezzo a una giostra irresistibile di personaggi, Nina entra ed esce da case che diventano specchi delle vite degli altri, scrigni di confidenze e verità nascoste, finché non viene toccata da un amore improvviso che la cambia per sempre."

La struttura del romanzo è suddivisa in capitoli, ognuno con un titolo diverso, un nome proprio di persona, ovvero il nome di battesimo del protagonista che non è mai lo stesso ma che cambia di storia in storia, di casa in casa… ognuno è un anello di una catena che poi, dico poi ma forse mai, dovrebbe congiungersi per dare un senso a tutta la storia.
L’idea di partenza è originale e bella se non fosse stata scritta così, o forse tradotta in questo modo.
L’autrice si avvale di un linguaggio forte, a tratti volgare, tutto meno che semplice. La lettura diventa pesante e purtroppo la storia perde la sua efficacia. Il ritmo è comunque buono ma non basta per rendere il romanzo funzionale. .
La Millet affronta il disagio sociale, soprattutto quello che si trova e si crea all’interno di una famiglia disfunzionale. Parla di sofferenza ma il lettore non riesce a provare empatia per i personaggi che scivolano via pagina dopo pagina. Rimane l’amaro in bocca, perché ogni volta che si acquista un libro, sul quel libro si ripongono delle aspettative e quando queste vengono disattese quello che rimane è l’amarezza.
Sicuramente non è facile parlare di certi argomenti e l’autrice lo fa con rispetto, senza cadere nella retorica ma il romanzo, purtroppo, non è piacevole. Non lo è anche perché sono diversi i passaggi dove sintassi e gli elementi che vanno a costituire frasi e periodi, risultano contorti e poco chiari.



sabato 24 giugno 2023

Recensione de "Il cuore delle formiche" di Zena Roncada, Temposospeso edizioni.

Recensione de "Il cuore delle formiche" di Zena Roncada, Temposospeso edizioni.


"Un paese a ferro di cavallo, di campi e di nebbia, sulle rive del Po. Dentro il paese, una comunità attraversata dal fascismo e dalla guerra. Dentro la comunità, due famiglie, quella dei Bunéet e quella di Bigìn, vecchi e giovani, donne e uomini che amano, lavorano, soffrono, intrecciando i loro destini. Coltivano il senso del buono e del giusto, mentre la vita si fa stretta e nera: come formiche immerse nella storia grande, portatrici di un lievito di idee, passioni e scelte che nascono dal rispetto della vita e diventano Resistenza. A dimostrazione che ogni ‘cria’, ogni briciola, può fare la sua parte. Gigi, la Rosa e i loro mondi ne sono lo sguardo e la speranza."

Ci vuole coraggio a usare il cuore. È così da sempre. Le probabilità di fallire e di soffrire, impiegando questo organo, sono alte. C’è chi dice che sia addirittura un gesto ardito perché il rischio è quello di diventare banali. Insomma, in poche parole: anteporre il cuore alla ragione è pericoloso. In fondo cosa c'è di più banale dell'amore? Eppure c'è chi lo usa. C'è chi scrive con e attraverso il cuore. Come Zena Roncada che nel suo ultimo romanzo “Il cuore delle formiche” pagina dopo pagina racconta una storia -grande- dove i protagonisti sono -piccoli-. Piccoli come formiche. Una storia dove la nebbia, i campi, il sudore, la paura, la fame e il fascismo fanno da sfondo. Due famiglie, emozioni e sofferenze che s’impastano. È un romanzo di -vita-. Una vita che scalpita perché vuole -vivere-, che vuole lasciare il segno, che vuole avere ricordi. Altrimenti a cosa serve vivere se non ancoriamo alla nostra mente i ricordi? Se non li fotografiamo tutti gli attimi che ci hanno regalato emozioni, che ci hanno insegnato a emozionarci? La pellicola, dove l’intera nostra vita è stata impressa, prima o poi ci scivola dalle mani, cade a terra, si srotola e ci mostra il nostro vissuto. Il bene e il male, la gioia e il dolore. Che ci piaccia o non ci piaccia questo è quello che siamo costretti a rivedere tutti, a rivedere la nostra vita, anche quello che meno ci aggrada.
L'autrice racconta uno spaccato di vita, di chiaroscuri. Lo fa con una scrittura elegante ma senza fronzoli, senza voli pindarici che inquinano le parole. Lo fa con una semplicità precisa ed efficace. Agisce come una formica che è un essere piccolo, è vero, ma -respira- con un cuore grande. È bellezza questo libro, ed è della bellezza quello di cui abbiamo bisogno. Perché non è vero che l'amore è banale, che parlare d'amore è banale. È banale il contrario, semmai.

“Il bello dell’andare a letto presto era quell’alzarsi dentro il buio chiaro, nel giorno che è sul punto di arrivare.”

Il bello di leggere questo libro è che quello che leggi sono parole che legate l’una all’altra disegnano persone, fatti, luoghi di un tempo dove forse tutto era possibile, quando ancora la parola speranza aveva un senso, così come la parola rispetto.



giovedì 15 giugno 2023

Recensione di "Come la noce nel cuscino" di Laura Fois, Arkadia Editore.

Recensione di "Come la noce nel cuscino" di Laura Fois, Arkadia Editore.

“Come la noce nel cuscino è un inno alla sensibilità e ai sentimenti, il racconto di una generazione capace di spogliarsi degli inutili orpelli della società, pronta a distinguersi e ad abbracciare le diversità. E se è vero, come tramanda una vecchia storia spagnola, che ognuno di noi ha una noce dentro il cuscino che non ci fa dormire, sta a noi e solo a noi rimuoverla, o meglio prenderla in mano, come la propria vita.”

In fondo il nostro cuore lo teniamo sotto una coperta perché, non si sa mai, potrebbe prendere freddo…
Il freddo, però, arriva sempre per ognuno di noi. Quel dolore umido e gelido, prepotentemente, arriva senza farsi alcun scrupolo. E la coperta si sposta, nei casi peggiori si strappa.
Pagine intrise di amore, dolore e forti sentimenti. Arrivi e partenze, presenze e assenze.
Ginevra Corbez e Simone Spargi sono due giovani che affrontano una sfida: lottano per vincere sulla perdita di chi hanno amato. I loro destini si uniscono, s’intrecciano per dare vita a una nuova rinascita.
Con una scrittura elegante e precisa, l’autrice regala al lettore un’ottima lettura che salva dalle brutture quotidiane.
“Ci deve voler leggerezza a voltare pagina. Ci vuole esperienza a voltarsi senza provare il dolore degli errori, a lasciarli andare e guardarli, mentre sfumano come nuvole attraversate da un aereo che va sempre avanti. Perché ha l’obbligo di raggiungere una direzione. Un’altra.”


martedì 6 giugno 2023

Recensione di "Una piccola danza Macabra" di Nico Priano, Argonauta Edizioni.

Recensione di "Una piccola danza Macabra" di Nico Priano, Argonauta Edizioni.

"A Ovada, piccola cittadina di provincia, tra il Monferrato e la Liguria, sta arrivando la prima-
vera. C’è qualcuno che scava, nella notte: sono buche profonde, terra smossa per ospitare dei corpi. E c’è una strana processione, un rituale antico e anacronistico che governa le vite di borghesi insospettabili, ormai prossimi alla vecchiaia. Una faccenda difficile da decifrare, tra sparizioni e falsi indizi. Una vicenda troppo complicata per gli investigatori locali guidati dal maresciallo Scacciamondi, di fresca nomina.
Sarà invece il vecchio maresciallo Priano, ormai in pensione, ad avvicinarsi alla soluzione del caso. Una vicinanza che circonda le cose senza riuscire a coglierle per intero. Una piccola danza macabra è un noir dürrenmattiano, costantemente in bilico, dove la verità è una medaglia a due facce. Al tempo stesso è il racconto ironico e disincantato della periferia italiana."

Una piccola storia sbagliata. O forse giusta, chissà. La fragilità umana in tutte le sue sfumature. Con una stile letterario graffiante, con immagini chiare e nitide, Priano regala uno spaccato di vita di una città di provincia dove l’arrivo della primavera è un regalo caduto dal cielo, che regala tepore, colore e rinascita. Eppure qualcuno scava. Smuove la terra che diventerà rifugio. Per chi? E perché?
Un noir dove il bene, il male, la vita, la morte oscillano, mantengono un equilibro instabile tra ironia e incredulità. Il susseguirsi dei fatti offusca l’orizzonte delle cose, tanto che a volte il lettore si ritrova davanti a una trama che pagina dopo pagina sembra perdere consistenza per poi concretizzarsi nuovamente. E sta proprio qui la capacità di Priano, quella di tenere il lettore sulla corda: quale sarà la realtà delle cose?
Con un ritmo altalenante a volte allegro, a volte lento, l’autore mostra la continua lotta tra il bene e il male, tra la gioia e il dolore, tra la depressione e l’euforia. E la verità? La verità sarà davvero quella?