lunedì 22 settembre 2025

Recensione di "Vola golondrina" di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, edizioni Giunti Editore

Recensione di "Vola golondrina" di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, edizioni Giunti Editore

"Montefosco, paese dell'Appennino Tosco-Emiliano, pochi giorni prima delle elezioni del 18 aprile 1948. Il silenzio notturno è rotto dal rumore di una moto lanciata lungo la strada principale, mentre il suo guidatore canta a squarciagola con un accento straniero. Questo episodio si ripete per diverse notti, fino a che in una casa abbandonata viene trovato il cadavere di un uomo ucciso barbaramente, accanto alla sua motocicletta, una vecchia Guzzi GT 17 con sidecar. Bologna, 1972: in maggio le elezioni decreteranno l'inaspettato successo del Movimento sociale italiano- Destra nazionale. La giovanissima giornalista Penelope Rocchi, detta Lope, deve tornare a Montefosco, dove è nata, per scrivere un pezzo su Ardito Richeldi, candidato nelle liste del MSI e coinvolto in uno scandalo legato al finanziamento di gruppi neofascisti. Ardito è stato ucciso dai colpi di una Ruby, pistola degli anni '30 di fabbricazione spagnola ormai sparita dalla circolazione. Spagna, 1936. Allo scoppio della guerra civile il comunista italiano Pedro e l'anarchico Bakunin – fuggiti dalle persecuzioni fasciste attraverso la Francia – si sono uniti alle Brigate Internazionali: è qui che Pedro ha incontrato la militante Golondrina, se ne è innamorato e con lei ha dato vita alla piccola Maria… C'è un filo rosso che unisce questi personaggi e le loro storie: toccherà a Lope Rocchi trovarlo, stringerlo tra le dita, riavvolgerlo fino a far luce su ogni evento. Perché solo le donne e gli uomini che sanno fare i conti con i fantasmi del passato sono davvero liberi."

I fantasmi del passato possono sagomare il presente?
In questo storia pare proprio di sì.
Il romanzo si snoda in trentotto capitoli ben congegnati e in contesti storici diversi. Ogni pagina intreccia resistenza, speranza e idealismo.
La prosa di Guccini e Macchiavelli è una prosa fluida e nello stesso tempo precisa. Tante le immagini suggestive, ben caratterizzati i personaggi, veritieri ed efficaci i dialoghi.
È un’opera che invita il lettore a riflettere sulla natura umana, soprattutto su come spesso le nostre scelte ci conducono per labirinti oscuri.
Gli autori descrivono un’umanità che resiste, che porta avanti ideali, che si riveste di resilienza. E lo fanno con profonda maestria.


mercoledì 17 settembre 2025

Recensione di "Dryadem. La leggenda" di Marie Albes, Delrai Edizioni.

 Recensione di "Dryadem. La leggenda" di Marie Albes, Delrai Edizioni.

"Ayres è una giovane donna intrappolata in una routine noiosa nella cittadina costiera di Wells. Lavora in una libreria antiquaria e in un negozio di fiori, ma la sua vita viene sconvolta da sogni ricorrenti di una foresta oscura e di una figura eterea che la chiama per nome. La notte del suo ventiduesimo compleanno, durante la Festa della Resilienza, incontra uno sconosciuto misterioso, la cui presenza sembra alterare il ritmo stesso della realtà. Man mano che strane visioni e inquietanti fenomeni si intensificano, Ayres scopre di essere legata a una leggenda antica quanto la Terra stessa: la storia di Dryadem, la custode della Natura, un’entità che governa l’equilibrio tra gli elementi e il destino degli uomini. Segnata da un misterioso simbolo apparso sulla sua pelle, Ayres si ritrova al centro di un conflitto segreto tra forze primordiali e un antico male che minaccia di spezzare l’armonia del mondo. Guidata dai suoi sogni e da un enigmatico libro antico, dovrà scegliere se abbracciare il suo legame con la leggenda o restare un’estranea nella propria esistenza. Ma il destino è già in moto, e mentre le ombre si allungano sulla sua vita, lei capirà che alcune verità non possono essere ignorate… e che il confine tra mito e realtà è molto più sottile di quanto abbia mai immaginato."

Nonostante non sia mai stata attratta dai miti celtici e da ciò che riguarda la magia della Natura, questo romanzo mi ha catturata fin dalla prima pagina. E non solo perché è ben scritto ma per le sensazioni che mi ha provocato. La storia è un viaggio sia fisico che metafisico.
La Natura, la vera protagonista del libro, chiede attenzione e amore. L’autrice ci accompagna in un teatro carico di colori, luci ed emozioni che vincono sul buio, sull’odio, sulla miseria umana. La Albes ha dato vita ha una trama originale, dove i personaggi principali (Aires e James), molto ben caratterizzati, danno vita a pagine di ampio respiro. Stupiscono la capacità e la dolcezza nelle descrizioni, così come la sintonia e l’armonia nelle azioni. Non basta avere fantasia per scrivere in questo modo.
E poi c’è l’Amore, il vero senso dell’esistenza per tutti noi.



domenica 7 settembre 2025

Recensione di "Laura e il filo" di Silvio Zenoni, Leucotea.it edizioni.

 Recensione di "Laura e il filo" di Silvio Zenoni, Leucotea.it edizioni.

"La mattina del 7 agosto 1974 Philippe Petit passa da una torre gemella all'altra su un cavo d'acciaio senza alcuna protezione, né sistema di sicurezza. Questo romanzo però non è una sua biografia e gli avvenimenti narrati nulla inseriscono alla sua vita. Philippe Petit è soltanto un indebito pretesto, un'ignobile scusa che l'autore ha utilizzato per parlare dell'amore e dell'equilibrio precario a cui ci costringe, un giorno innalzandoci a inaccessibili altezze e un altro facendoci sprofondare irrimediabilmente nel vuoto."

Sicuramente un romanzo d’amore. Sicuramente un romanzo psicologico. Con uno stile narrativo e al contempo poetico, l’autore ha dato vita a una storia scritta con cura, dove ogni parola è pesata e ben amalgamata all’altra. La narrazione è interessante e coinvolgente, ricca di momenti di introspezione, che costringono il lettore a riflettere sull’amore e sul modo in cui lo si affronta quando iniziamo a tessere una relazione. È un viaggio tra emozioni e riflessioni, un viaggio nell’amore con le sue zone d’ombra e di luce, in tutte le sue sfaccettature. L’autore racconta dell’amore che un ragazzo sente di provare per una sua amica e lo fa in modo delicato e concreto, mostrando come i sentimenti possano essere difficili perché pieni di sfumature. Un romanzo che mi sento di consigliare a chi ha bisogno di esplorare le complessità delle emozioni giovanili.



domenica 31 agosto 2025

Recensione di "Bucaneve" di Mélissa Da Costa - Auteure, edito Rizzoli.

Recensione di "Bucaneve" di Mélissa Da Costa - Auteure, edito Rizzoli.

"Ambre ha vent’anni e la vita davanti a sé, ma non la vede. Da un anno è l’amante ragazzina di un quarantenne, Philippe, professionista affermato, padre di famiglia. Vive nell’appartamento che lui le ha messo a disposizione, ma è un amore asfissiato che si nutre di scampoli di tempo. Quando Ambre, sopraffatta dal vuoto, tenta di farla finita, Philippe è già distante da quell’amore nuovo e salva il proprio imbarazzo offrendole una via di fuga: le trova una sistemazione ad Arvieux, un paesino delle Alte Alpi francesi, come cameriera stagionale in un albergo. In questa valle azzurra, dove la montagna si presenta allo stato puro e le vetrine dei bar sono appannate dai fumi della cioccolata, Ambre scopre un micromondo di sogni, fragilità, entusiasmi, delusioni. Le persone che incontra hanno, come lei, dolori che pesano e solitudini schierate come scudi. Persone come Tim, l’aiuto cuoco, ventiduenne gay rifiutato dalla sua famiglia; come Rosalie, madre single di una bambina di quattro mesi, che soffre di fobia dell’abbandono. Come Wilson, che preferisce il rumore del vento tra i pini alla compagnia degli uomini. Giorno dopo giorno, tra un turno in sala e una ciaspolata nei boschi di larici, tra incomprensioni e risate leggere, Ambre mette piede nei loro silenzi ed esce dal suo. Come accade quando, sulla superficie di neve invernale, protettiva e muta, riaffiora la vita nei petali di un bucaneve."

Un romanzo che scalda, che scaccia via il cattivo umore, che dona speranza facendo credere nel sentimento dell’amicizia.
L’autrice con uno stile letterario così preciso scevro da inutili voli di pensiero, ha dato vita a un romanzo intriso di dolore ma nello stesso tempo a un romanzo che cura.
I dialoghi frizzanti e veloci delineano personaggi bisognosi di amore e di coraggio. Il coraggio necessario per affrontare la vita, per abbandonare una strada e percorrerne una nuova.
Una lettura fresca carica, però, di pagine intense che provocano al lettore un arcobaleno di emozioni. Ben descritti gli ambienti.
Un romanzo che aiuta a riflettere sull’importanza dei legami e di come spesso i rancori impediscono di procedere in avanti.





domenica 24 agosto 2025

Recensione de "La mossa dell'assassino" di Angela Marsons Author, Newton Compton editori.

Recensione de "La mossa dell'assassino" di Angela Marsons Author, Newton Compton editori.


"Una tarda sera d'estate, la detective Kim Stone arriva a Haden Hill Park sulla scena di un orribile delitto: una donna è stata legata a un'altalena con del filo spinato e ha una X incisa sulla parte posteriore del collo. La vittima si chiamava Belinda Evans ed era una professoressa universitaria di psicologia infantile ormai in pensione. Perquisendone l'abitazione, Kim e la sua squadra trovano una valigia pronta e indizi di un complesso rapporto tra Belinda e la sorella Veronica. Quando vengono rinvenuti altri due cadaveri con gli stessi segni distintivi, Kim capisce di avere a che fare con un serial killer rituale. Indagando sulle vittime, individua un comun denominatore: tutte e tre erano coinvolte in tornei per bambini prodigio e si stavano recando all'evento annuale. L'assassino è uno dei più spietati che Kim abbia mai incontrato, e l'unico modo per scovarlo è indagare su ogni bambino che ha partecipato alle gare nei decenni addietro. Di fronte a centinaia di potenziali piste e a una sorella in lutto che si rifiuta di collaborare, riuscirà Kim a entrare nella mente del killer e a impedire un altro omicidio prima che sia troppo tardi? Ogni anima ha un lato oscuro. Angela Marsons nel suo nuovo romanzo ci porta a scoprire quanto l'abisso può essere profondo."

Con i suoi protagonisti ben caratterizzati l’autrice mostra il bene e il male, sentimenti che albergano entrambi dentro ognuno di noi.
Usando una scrittura dinamica e scorrevole, l’autrice narra storie di rivalità, di abbandono, falsità e crudeltà.
I personaggi sono ben caratterizzati così come curati e precisi i dialoghi.
L’atmosfera è inquietante, pagina dopo pagina il lettore viene condotto verso il lato oscuro dell’animo umano. Un giallo dove si "sente" il dolore, soprattutto quello che provano i più deboli come i bambini che vengono cresciuti senza amore. Sicuramente un giallo con la G maiuscola che invita il lettore a riflettere sulla fragilità degli esseri umani.


domenica 13 luglio 2025

Recensione de "Il diario misterioso" di Ugo Moriano Ugo Moriano edito Leucotea.it.

 Recensione de "Il diario misterioso" di Ugo Moriano Ugo Moriano edito Leucotea.it.

"Le vacanze estive sono alle porte e l’anno scolastico volge al termine, quando, a Diano Marina, cinque giovani amici si addentrano in un misterioso sotterraneo che si trova proprio sotto la loro scuola. La scoperta di un antico manoscritto, che in parte svela i poteri di un antico frate, lascia intendere che Raymonde de Diane potrebbe essere legato alla leggenda del Graal e ciò spinge i ragazzi a oltrepassare un portale per addentrarsi nell’ignoto. Solo la grande complicità che li lega da sempre darà loro il coraggio di affrontare un’avventura assolutamente incredibile che cementerà ancor più la loro amicizia."

Scrivere libri per ragazzi non è un’impresa facile. Forse, per ottenere un buon risultato, bisogna essere rimasti un po’ ragazzi "dentro". Comunque sia, Ugo Moriano è riuscito nell'impresa e ha confezionato un’avventura con i fiocchi. Ottime le descrizioni, veritieri i dialoghi tra i ragazzini, così come consone all’età le emozioni che i personaggi esternano. E poi c’è l’amore, quello fraterno, quello che si innesca e si sviluppa quando l’amicizia diventa il motore di ricerca per studiare, curiosare, per rimanere uniti. Un’idea originale quella dell’autore che ha incuriosito e coinvolto una donna (quasi anziana) come me che non ama il genere avventuroso/fantasy ma che pagina dopo pagina si è lasciata condurre in questa storia carica di mistero… e non solo.



lunedì 7 luglio 2025

No. No. No.

No. No. No.

Nu. Nu. Nu.

E ci manca.

Se fosse segnalatemi a chi di dovere.
Quindi:
- non recensisco libri dietro compenso in denaro (e neanche in cambio di un buon rosso o bianco).
- non recensisco libri nemmeno se me li spedite (quindi gratis perché non acquisterei il libro. L'ho fatto una volta e me ne sono pentita perché poi è brutto scrivere: "Che romanzo moscio." Mentire mi riesce difficile.
-Sì, i libri che mi chiedono di presentare li ho in omaggio... Mi sembra anche ovvio. E nemmeno accetto di presentarli tutti perché ho una vita anche io... E ho ancora tanti cimiteri da visitare.
- Vado a pelle con i libri, così come con le persone e le lapidi. A volte sbaglio ma errare aiuta a crescere e migliorarsi.
Ma davvero siete seri quando in privato mi chiedete di recensire i vostri libri o quelli dei vostri amici o parenti o dei vostri autori?
Bah!
Punto.




domenica 6 luglio 2025

Recensione di Giona di Alessandro Marenco, edizioni temposospeso.

 Recensione di Giona di Alessandro Marenco, edizioni temposospeso.


"Sceso in un fosso per attingere acqua di fonte, Giona si ritrova intrappolato da un grosso masso rotolato improvvisamente. Siamo alla fine del Settecento, non ci sono vigili del fuoco da chiamare, macchine o catene per liberarlo. Giona dovrà organizzarsi la vita, diventando addirittura un personaggio quasi magico. Ne sappiamo di più grazie al memoriale del fratello, Giosuè, più piccolo di lui, che finirà per raccontare anche la sua vita, tra studi in seminario, battaglie sul Montenotte, arruolamenti nella grande armata francese, marce forzate, traversate oceaniche, visioni di isole magnifiche e irraggiungibili. Ma anche l’orrore estremo del campo di battaglia, il ritorno e tutti gli sforzi per liberare il fratello."

Al lettore non è necessario sapere se la storia sia vera o inventata. Dopo avere gustato le prime pagine di questo romanzo, quello che conta è procedere nella lettura. Una scrittura genuina che solletica i cinque sensi, che apre la mente e che emoziona.
L’autore racconta una storia importante di straordinaria umanità e lo fa usando uno stile consono alla vicenda stessa. Si cala in ogni personaggio che risulta vero in pregi e difetti. Il romanzo non è suddiviso in capitoli, ogni parola è frutto dell’altra così come ogni pagina richiama la precedente.
Un romanzo che suscita riflessioni, una particolare: cosa saremo se non avessimo memoria? Perché è la memoria la vera protagonista dell’ultima fatica di Marenco. La memoria, questa funzione psichica che ci permette di ricordare, di immagazzinare ricordi e di assimilare quello che è stato anche se non vissuto da noi in prima persona. La memoria che è frutto dell’ascolto, della conoscenza. Ed è quest’ultima la coprotagonista di questo componimento. La conoscenza, arma fondamentale in ogni ambito della vita umana perché ci permette di crescere, di progredire sia dal punto di vista sociale, culturale, economico, scientifico e soprattutto individuale.
Una storia antica quella di Giona ma che in realtà è una finestra spalancata sul futuro che appare sempre più incerto e più fragile. Duecentoquarantacinque pagine intrise di vita che, per quanto passata, è necessario ricordare. Perché anche il ricordo è un’arma che ci permettere di camminare andando avanti, evitando di inciampare e cadere negli stessi errori commessi da altri.

"Ricevemmo l’ordine perentorio di non avvicinarsi a lui e non dargli nessuna confidenza poiché in quanto negro sarebbe stato sicuramente pericoloso e per i contagi e per l’indole selvaggia e fiera che contraddistingue quella razza. Erano uomini che venivano dall’Africa e che sull’isola furono portati prigionieri per lavorare da schiavi questa terra posseduta dalla Francia. La Repubblica, poi, decise che gli schiavi avessero diritto di vivere come uomini liberi, ma presto si tornò all’uso antico: ‘Troppo selvaggi’, dicevano alcuni, sostenendo che i negri erano al mondo per lavorare, data la loro resistenza e forza, così come i bianchi per comandare i negri. E concludevano che ribellarsi al destino porta sempre a male le cose."

Un piccolo grande capolavoro il Giona di Marenco che attraverso le parole di Giosuè Baccino, pone l’attenzione sul fatto che ci sono vite che, anche se non temerarie, meritano di essere ricordate…

... "Per quanto io ebbi una vita dura e avventurosa, quella di mio fratello merita ancora più della mia di essere raccontata, poiché egli la passò tutta nello stesso paese, e per la maggior parte del suo tempo, tutta nello stesso luogo, ben essendo egli in buona salute, di buona nomina e non sottoposto ad alcun regime o pena detentiva."


venerdì 4 luglio 2025

Recensione de "La grande sete" di Erica Cassano, Garzanti Libri.

Recensione de "La grande sete" di Erica Cassano, Garzanti Libri.

"Anna ha sete. Tutta la città ha sete, da settimane. C’è chi li chiamerà i giorni della Grande Sete, e chi le ricorderà come le Quattro Giornate di Napoli. È il 1943 e l’acqua manca ovunque, tranne che nella casa in cui Anna vive con la sua famiglia. Mentre davanti alla Casa del Miracolo si snoda una fila di donne che chiede quanto basta per dissetarsi, lei si domanda come mai la sua sete le paia così insaziabile. Perché quella che Anna sente è diversa: è una sete di vita e di un futuro di riscatto. A vent’anni vorrebbe seguire le lezioni alla facoltà di Lettere, leggere, vivere in un mondo senza macerie, senza l’agguato continuo delle sirene antiaeree. Ma non c’è tempo per i sogni. Il padre è scomparso, la madre si è chiusa in sé stessa, la sorella e il nipote si sono ammalati. Il loro futuro dipende da lei. Così, quando ne ha l’opportunità, Anna accetta un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli. Entra in un mondo che non conosce, incontra persone che provengono da una terra lontana, piena di promesse, che incanta e atterrisce allo stesso tempo, come tutte le promesse. La cosa più semplice sarebbe scappare, lasciarsi alle spalle gli anni dolorosi della guerra. Ma Anna non vuole che qualcun altro la salvi. Come Napoli si è liberata da sola, anche Anna deve trovare da sola la sua via di salvezza. La grande sete non è facile da soddisfare. Viene da dentro e parla di indipendenza e di amore per il sapere e, soprattutto, parla del coraggio necessario per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare."


Un romanzo che racconta la resistenza femminile. La protagonista, Anna, è la protagonista di questa lotta. Una lotta quotidiana, dinamica e nello steso tempo silenziosa. Anna lotta in un mondo di uomini che nega spazio alle donne. Anna ha sete. Di tutto. E non aspetta di essere salvata. Anna si salva da sola. La scrittura è densa, intensa. Narra delle quattro giornate di Napoli. Una città che diventa anima viva, con al centro un cuore che batte e grida resistenza, speranza e dolore.
L’autrice lancia un messaggio forte e chiaro: la sete non è solo di acqua, ma di vita, di cultura, di riscatto.



sabato 21 giugno 2025

Recensione de "Il mare non ha colpe" di Paola Zagarella, Leucotea.it

Recensione de "Il mare non ha colpe" di Paola Zagarella, Leucotea.it

"Tutto ha inizio da un lungo viaggio. Lingue, dialetti, colori della pelle s'incontrano per la prima volta per il “viaggio della speranza”. Poi un naufragio li travolge. Fato e umanità segneranno i loro destini. Quale sarà la sorte di Felice, il giovane immigrato in cerca di futuro? Morte, sopravvivenza o vita? Il romanzo affronta un problema attuale e divisivo dichiarando senza remore più aspetti: positivi e negativi, bene e male, giusto e ingiusto, accogliere o rifiutare; proponendo un percorso per riflettere insieme."

Con una scrittura sicura, precisa e sensibile, l’autrice ha dato vita a un piccolo capolavoro. E nemmeno poi così piccolo visto l’argomento che tratta. Un argomento che coinvolge tutti ma che molti trattano con superficialità, ignoranza ed egoismo. Perché è vero: il mare non ha colpe, così come le stesse colpe non sono da imputare a chi sceglie il mare come fuga; a chi nel nostro bel paese spera di poter trovare una vita migliore.
Perché non scegliamo dove nascere tantomeno come essere, quali occhi, pelle e capelli indossare. Eppure, ancora oggi, l’immigrato è l’altro, il bruto, quello che violenta, ruba e sputa sulla nostra terra. È sempre colpa di quello che è diverso da noi.
La vita la fa la fortuna, la fa il destino.
Una storia vera, raccontata con intelligenza, con sentimento, senza veli e soprattutto senza ipocrisia.
La storia di Felice o meglio di uno che hanno chiamato "Felice per una smorfia di dolore simile a un sorriso" e di Felice, su quei barconi che trasportano anime e corpi, ce ne sono tanti.
Ed è anche la storia del nostro tempo che va di fretta, che lascia poco spazio, che non ha "tempo" per riflettere sul fatto che siamo tutti figli dello stesso Dio (se esiste), della stessa terra e dello stesso mare.
Un tempo incerto, a tratti burrascoso. Un tempo che non fa sconti a nessuno. Un tempo che potrebbe, però, migliorare se tutti noi imparassimo a vedere e agire con il cuore. L’immigrazione è un fenomeno vecchio quanto il mondo, ma purtroppo spesso è controllata e gestita da chi non conosce la storia. E l’ignoranza è proprio figlia di questo tempo malato.
Paola Zagarella ha scritto un romanzo che grida l’amore per l’altro, l’amore per la vita dell’altro… quell’altro che è uguale a noi.




sabato 14 giugno 2025

Recensione di "Gli uomini non piangono" di Chiara Pareto, edizioni Leucotea.it

 Recensione di "Gli uomini non piangono" di Chiara Pareto, edizioni Leucotea.it


"Come si sopravvive al proprio mondo che implode? Quando la morte della figlia ha trascinato via con sé il senso di ogni respiro gettando su tutto una nebbia densa di disperazione e solitudine? È quello che si chiede Mark Lewis, giovane frontman di una promettente band dal successo mondiale, bloccato nel traffico di New York, alle prese con l'ansia che lo tormenta al ritmo frenetico del tergicristalli. E mentre si chiede se sia meglio procedere o tornare indietro, non sa che il destino, attraverso la voce di suo padre, ha già scelto per lui, ancora una volta. Una band da ricostruire, un viaggio non previsto dall'altra parte dell'oceano, nuove e vecchie conoscenze riporteranno Mark al centro di quel turbinio che è la vita, costringendolo a un faccia a faccia con sé stesso e a lottare con tutte le sue forze per la propria resurrezione."
Con uno stile letterario espositivo e persuasivo, la Pareto ci regala un romanzo che racconta il dolore per la perdita di un figlio; il viaggio inteso come fuga e terapia; la famiglia che tanto insegna ma che tanto può ferire. Ottime le descrizioni, veritieri i personaggi. Mark, in particolare, l’eroe di queste pagine che, tra ansia, indecisioni e rapporti sociali, affronterà un viaggio verso se stesso in compagnia della musica. La sua musica.
Davvero gli uomini non piangono? E se lo fanno rimangono comunque uomini? Che peso hanno le lacrime?
Un romanzo che va dritto al punto. Insieme a Mark il lettore capirà che non tutte le lacrime che si piangono sono un male. E che quelle vere si piangono con il cuore.
La saggezza di Mark ci sorprende, esattamente come l’autrice.
«Pensò che i cieli non fossero tutti uguali e che la differenza consisteva in chi si sedeva accanto a osservarli.»



venerdì 13 giugno 2025

Recensione di "Così eravamo" di Francesco Guccini, edizioni Giunti.

 Recensione di "Così eravamo" di Francesco Guccini, edizioni Giunti.

"L’andare a piedi, da casa a scuola, di un bambino alle medie, dove un tuo compagno, quello che portava la giacca color senape e di cui ricordi a stento il sorriso, muore all’improvviso e non vedrà nulla di tutto quanto è venuto dopo: la televisione, la città che cambia, la musica che farà venire voglia a tutti di ballare. L’andare, in un giornale di provincia, di un giovane montanaro in cerca di lavoro, con una fame nera e un cinico capocronaca che ti scoraggia. L’andare notturno, alla stazione, di un redattore e di un pittore in cerca di una generosa prostituta da assoldare per sfidarsi in una gara di resistenza, che però è un cattivo scherzo che ti porti impresso nella mente. L’andare, in tutte le balere, di un orchestrale a suonare fino all’alba, con un giornalista che ti tempesta di domande e vuole episodi piccanti da te che, ora, fai altro. L’andare in gita, alla domenica, di te giovane sottotenente in pausa dalle manovre di due capitani che simulano un rifugio antiatomico, senza accorgerti di un grande disastro che poteva cambiare un destino, anzi due. Francesco Guccini scrive con impietosa ironia cinque racconti che sono la Spoon River in prosa di una intera giovinezza, un romanzo di formazione scandito per quadri, come nel breve spazio di una canzone. Sono piccole storie sullo sfondo della grande Storia, importanti proprio perché non illustri: ciascuna di esse illumina un volto, un’atmosfera, un oggetto – come il portacenere rosso, gadget di una famosa bibita pop, che il giovane sottotenente Guccini riceve in dono da una ragazza veneta – che grazie alla scrittura diventano prodigiose madeleines per raccontare ciò che non è più. E ci riportano intatte le emozioni di una vita vissuta fra la guerra e il dopoguerra, fra l’Appennino e Modena, a cui oggi guardare con malinconia ma anche con la struggente consapevolezza di aver vissuto stagioni felici."

Con la stessa ironia e nostalgia con le quali scrive canzoni, Guccini ha scritto questo libro. Un insieme di racconti di vita quotidiana ormai passata, carichi di emozioni sottili che accarezzano la pelle di chi legge. In questo piccolo romanzo ci ritroviamo ad apprezzare ancora una volta il poeta cantore, ritrovandoci nuovamente d’accordo con lui sul fatto che la vita è un soffio, che noi siamo solo di passaggio anche se facciamo di tutto per dimenticarcelo.



Recensione de "Il mio nome è Emilia del Valle" di Isabel Allende, Feltrinelli Editore.

Recensione de "Il mio nome è Emilia del Valle" di Isabel Allende, Feltrinelli Editore.


"Emilia del Valle Walsh nasce a San Francisco nel 1866. Sua madre, Molly Walsh, è una suora irlandese sedotta da un aristocratico cileno. Emilia cresce nel cuore di un umile quartiere messicano, diventando una giovane donna brillante e indipendente che sfida le norme sociali per perseguire la sua passione per la scrittura. Da giovanissima, inizia a scrivere romanzi d’avventura sotto lo pseudonimo di Brandon J. Price, ma la sua carriera decolla quando diventa editorialista al San Francisco Examiner. Emilia convince il suo editore a mandarla in Cile per coprire una guerra civile con interessi economici e politici statunitensi. Così, nel 1891, si ritrova a Santiago, una città sull’orlo del baratro. Ospite della (già nota ai lettori) mitica Paulina del Valle, vive gli scontri in prima linea, s’innamora e riprende contatto con il padre biologico in punto di morte. Emilia dovrebbe tornare a San Francisco, anche per coronare il suo amore, ma decide prima di voler vedere una piccola proprietà terriera, l’unica eredità lasciatale dal padre, nei pressi del lago Pirihueico, in una zona disabitata di inviolata bellezza naturalistica."
Il romanzo racconta la vita di Emilia del Valle, una donna coraggiosa, indipendente e intelligente. Scrive romanzi sotto pseudonimo e, grazie alla sua capacità persuasiva, convince il suo editore a mandarla in Cile come inviata di guerra. La grandezza di questo romanzo trova ragione nella capacità dell’autrice di tenere sempre alta l’attenzione del lettore facendogli provare le più svariate emozioni. Attraverso il personaggio di Emilia, la Allende narra, senza pudore e senza sentimentalismi forzati, di un amore puro e vero, di un amore che non lascia spazio a compromessi. Racconta la storia di una famiglia "aperta" che accetta le battaglie personali di Emilia più volte indirizzata e determinata a seguire i suoi ideali e i suoi sogni. Il concetto di libertà è un caposaldo del romanzo che non fornisce risposte ma che fa riflettere su quanto possano essere potenti le gesta e la voce di chi si arma di coraggio ribaltando la triste e stretta realtà che lo circonda.



lunedì 26 maggio 2025

Recensione di "Echi di paese" di Carlo Rovello, Calibano Editore.

 Recensione di "Echi di paese" di Carlo Rovello, Calibano Editore.

"Attraverso aneddoti e fatterelli si possono narrare anche vicende profonde e complesse. Così, sul filo dell’oralità e della tradizione famigliare, si rielabora un percorso personale fino alle radici. Le vite apparentemente più anonime compongono un immaginario collettivo che varca la dimensione locale per intersecare sentimenti più universali. In un gioco di tramando e rielaborazione si delinea l’eredità culturale.
Dodici racconti brevi che ricompongono un mosaico sociale: non verità, ma voci popolari."

Uno stile letterario efficace. Un scrittura persuasiva che coinvolge il lettore fin dalla prima pagina. La scelta delle parole, le descrizioni accurate mai accompagnate da retorica e da inutili voli di pensiero, fanno di questa raccolta un piccolo tesoro dove la vita raccontata scalpita, urla, chiede di essere ricordata. La narrazione, con ritmo e musicalità, dona emozioni e costringe il lettore a riflettere su un tempo passato… quel tempo che non tornerà più ma dove tutto sapeva e profumava di pane appena sfornato.
Scrivere racconti non è facile ma Rovello, con grande maestria, ha confezionato pagine intrise di vita regalando al lettore una raccolta piccola ma grande, perché dettata da sani e buoni sentimenti.



domenica 18 maggio 2025

Recensione di "Una parola per non morire" di Sandra Bonzi, Garzanti Libri.

 Recensione di "Una parola per non morire" di Sandra Bonzi, Garzanti Libri.


"Una ragazzina è scomparsa da casa e non se ne hanno più notizie. Milano, attonita e ferita, si è stretta in silenzio attorno ai genitori che da quel momento hanno smesso di vivere. Elena non può proprio fare a meno di assecondare la sua anima da detective e si immerge in un caso che le è più vicino di quanto possa sospettare. Ma come sempre la sua famiglia non le dà tregua: i genitori ottantenni, separati di fresco, sono in pieno rigurgito adolescenziale e il marito la assilla con proposte di vita bucolica e faticose escursioni su due ruote. Per non parlare dei figli, che saccheggiano frigoriferi e pianificano vite spericolate che non la lasciano dormire tranquilla. Forse dovrebbe dare retta alla sua amica Claudia, mollare tutto e tutti e partire con lei, come quando erano ragazze, per un viaggio all’insegna del piacere e dell’avventura. Ma ci sono casi che toccano corde profonde. Storie che non si possono lasciar perdere. Tornano Elena Donati e la sua irresistibile combriccola che, per questa nuova avventura, stabiliscono il proprio quartier generale nel piacevole bistrot-libreria aperto dal padre e dalla sua compagna. Ma è davvero il luogo tranquillo che tutti pensano? O anche tra quegli scaffali si nascondono segreti e misteri? La letteratura ne è piena e, Elena ormai lo sa, anche la vita vera. In vetta alle classifiche e apprezzata dalla stampa, Sandra Bonzi ci regala, con questo nuovo capitolo, la freschezza di pagine che non si riescono ad abbandonare"

Con questo ultimo romanzo, Sandra Bonzi ci regala una sagace commedia in cui temi contemporanei di un certo spessore vengono trattati con ironia, senza cadere nel già detto e nella banalità. Le pagine assumono toni leggeri, fornendo al lettore l’opportunità di sorridere e ridere. Elena, la protagonista, non è solo una cronista ma una madre portatrice di difetti, gli stessi di tutte le madri; è una moglie che vede il marito adagiarsi sul tempo che passa, su un matrimonio ormai datato; è una figlia che si trova ad affrontare i genitori ottantenni che hanno deciso di separarsi; è un’amica, è una collega… è una lavoratrice che deve scontrarsi con un capo sgradevole che pensa che l’intelligenza artificiale possa sostituire il pensiero umano. Elena si imbatterà in un caso che la metterà a dura prova: a Milano scompare una ragazzina. Chi l’avrà rapita e perché?
Il bistrot-libreria, locale aperto dal padre e dalla sua nuova compagna, diventa un luogo di riferimento e di ricerca, ovvero un posto dove confidenze, promesse, emozioni, sospetti, paure e dubbi si intrecceranno. La Bonzi racconta una disarmante e nel contempo vera umanità senza esprimere giudizi, alternando diversi registri con fine maestria, passando da momenti di riflessione a scene familiari divertenti, fino all’indagine vera e propria. Lo stile letterario è brillante e l’ironia, che come sempre la contraddistingue, mette suspense e umorismo in un perfetto equilibrio. Questa sua ultima fatica fa commuovere e sorridere portando a galla le verità e le debolezze più nascoste dell’animo umano, mostrando l’essere umano esattamente per quello che è: inevitabilmente fragile.





venerdì 18 aprile 2025

Recensione de "La fabbricante di stelle" di Mélissa Da Costa - Auteure, edizioni Rizzoli.

Recensione de "La fabbricante di stelle" di Mélissa Da Costa - Auteure, edizioni Rizzoli.

"Arthur ha cinque anni quando sua madre Clarisse gli rivela un gran segreto: tra non molto dovrà partire per un lungo viaggio con destinazione Urano. E lì, racconta Clarisse, sul pianeta ghiacciato dalle ventisette lune, popolato da lumache con il guscio azzurro che mangiano niveo prezzemolo polare, da alberi-cervo con sonore campanelle appese ai rami e da tante altre creature straordinarie, proprio lei avrà il compito di disegnare le stelle che notte dopo notte illuminano l'universo. Molti anni dopo Arthur, ormai adulto, aspetta che la sua compagna dia alla luce la loro prima figlia, e si trova a ripensare alla madre e a quella favola. Lui ovviamente sa che l'universo magico così ben descritto da Clarisse è stato l'espediente che la donna ha voluto usare per spiegare al figlio un imminente distacco, definitivo e tragico. Una bugia meravigliosa che ha permesso a un bambino di sognare e di immaginare, invece di dover soltanto guardare negli occhi la realtà, almeno per un po' di tempo. E solo in quel momento Arthur comprenderà davvero il gesto di sua madre."

Un romanzo meraviglioso, carico di amore ma soprattutto di umanità. Con uno stile letterario semplice, lineare ma efficace, Mélissa Da Costa, ancora una volta, sorprende il lettore. Racconta di una madre e della sua pietosa bugia. Parla di una menzogna che prende forma e trova fondamento nell’amore materno. Cosa farebbe una madre per proteggere il proprio figlio da una crudele realtà? Clarisse al suo piccolo Arthur narra una favola, un mondo dove lui possa rifugiarsi quando lei non ci sarà più…
Un romanzo forte che affronta il tema della morte senza cadere "nel già detto". Una storia pulita, ricca di sentimenti autentici. Una storia che aiuta a superare un lutto e ad accettare quel dolore e quella mancanza che in un primo momento possono risultare non solo non ammissibili ma incompatibili con la vita. Ogni pagina va diritta al cuore, scaldandolo e prendendosene cura.


mercoledì 9 aprile 2025

Recensione de "L'ospite perfetta" di Nelle Lamarr, Newton Compton editori

 Recensione de "L'ospite perfetta" di Nelle Lamarr, Newton Compton editori.

"Da quando la studentessa britannica Tanya si è trasferita negli Stati Uniti a casa dei Merritt per un programma di scambio, Natalie ha l'impressione che la figlia maggiore Anabel sia tornata in vita; a volte riesce quasi a fingere che non sia morta in quel tragico incidente. Tanya è davvero l'ospite perfetta: gentile, educata e sempre felice di aiutare in cucina. La figlia adolescente più giovane dei Merritt, Paige, però è di tutt'altro avviso: è convinta che Tanya non sia chi dice di essere. Natalie, dal canto suo, ha imparato molto tempo fa che è meglio non fare domande di cui non si vuole conoscere la risposta. E anche se ha il sospetto che la loro ospite nasconda un segreto, è certa che non sia niente in confronto al suo..."

Una scrittura e traduzione scorrevoli. L’autrice regala una lettura intrigante senza tempi morti. I personaggi sono ben caratterizzati, la storia ben congegnata, storia che tratta tematiche serie come gli abusi sessuali all’interno delle famiglie.
La storia funziona fin dall’inizio e non delude anche se non segue lo schema: morto assassinato- indagine- movente- colpevole-. Un thriller originale che stupisce con un finale inaspettato.


domenica 16 marzo 2025

Recensione di "Ci vediamo un giorno di questi" di Federica Bosco, Garzanti Libri.

 Recensione di "Ci vediamo un giorno di questi" di Federica Bosco, Garzanti Libri.

"A volte per far nascere un'amicizia senza fine basta un biscotto condiviso nel cortile della scuola. Così è stato per Ludovica e Caterina, che da quel giorno sono diventate come sorelle. Sorelle che non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Caterina è un vulcano di energia, non conosce cosa sia la paura. Per Ludovica la paura è una parola tatuata a fuoco nella sua vita e sul suo cuore. Nessuno spazio per il rischio, solo scelte sempre uguali. Anno dopo anno, mentre Caterina trascina Ludovica alle feste, lei cerca di introdurre un po' di responsabilità nei giorni dell'amica dominati dal caos. Un'equazione perfetta. Un'unione senza ombre dall'infanzia alla maturità, attraverso l'adolescenza, fino a giungere a quel punto della vita in cui Ludovica si rende conto che la sua vita è impacchettata e precisa come un trolley della Ryanair, per evitare sorprese al check-in, un muro costruito meticolosamente che la protegge dagli urti della vita: lavoro in banca, fidanzato storico, niente figli, nel tentativo di arginare le onde. Eppure non esiste un muro così alto da proteggerci dalle curve del destino. Dalla vita che a volte fortifica, distrugge, cambia. E, inaspettatamente, travolge. Dopo un'esistenza passata da Ludovica a vivere della luce emanata dalla vitalità di Caterina, ora è quest'ultima che ha bisogno di lei. Ora è Caterina a chiederle il regalo più grande. Quello di slacciare le funi che saldano la barca al porto e lasciarsi andare al mare aperto, dove tutto è pericoloso, inatteso, imprevisto. Ma inevitabilmente sorprendente."

Uno stile letterario vivace che riesce ad affrontare tematiche molto serie come le gravidanze indesiderate, il rapporto madri-figli durante la fase adolescenziale, la paura di non poter esternare i propri sentimenti, la violenza psicologica nella coppia, la malattia…
La Bosco, mantenendo sempre una narrazione chiara e fluente, induce il lettore, pagina dopo pagina, a riflettere sui rapporti personali e sul valore della nostra esistenza.
I personaggi sono ben caratterizzati e veritieri, così come lo sono i dialoghi. Una storia che sorprende, che scalda e che fa ben sperare.
Il messaggio che l’autrice vuole lanciare è forte e incisivo e lo afferma con chiarezza nel ringraziamenti: "Non lasciate passare un giorno nel rancore. Oggi potrebbe davvero essere l’ultimo giorno che passiamo qui, fate in modo di essere in pace con tutti."

martedì 18 febbraio 2025

Recensione di "Anime fragili" di Mauro Sangiorgi, Robin Edizioni.

 Recensione di "Anime fragili" di Mauro Sangiorgi, Robin Edizioni.


"Marco Bosetti è una persona normale. O almeno lo sembra. È una colonna della società: avvocato in un prestigioso studio legale di Pavia, gode dell’amicizia di persone di indubbio valore, ama gli animali e dona parte dei suoi guadagni in beneficenza. È saggio ed equilibrato, ma ha un solo difetto: detesta cordialmente coloro che arrecano del male alle persone che ama. Dopo aver inflitto sanzioni soltanto virtuali a molti di coloro che si sono macchiati di peccati di vario genere nei confronti di alcuni individui da lui amati, Marco ha deciso di irrogare la pena di morte a un soggetto da lui cordialmente detestato e l’ha ucciso. Questa è la storia di un uomo normale che è diventato, seppur in una sola occasione, un giustiziere solitario. Potremo seguire i tortuosi percorsi della mente di un uomo brillante, seppur complesso e tormentato, e la sua storia personale, ricca di eventi, ma in fondo non molto dissimile da quella di ognuno di noi."

Una scrittura elegante, precisa che non lascia spazio a quei lunghi e fastidiosi voli di pensiero, ai troppi dialoghi e alle inutili descrizioni. Sangiorgi ha scritto una storia che io ben comprendo. Il mio romanzo "Le complicazioni" non è tanto diverso per l’argomento trattato, con una sostanziale differenza: la protagonista afferma di aver ucciso due sue colleghe di lavoro perché diventate una "complicazione", uccide per amore, per il bene che si vuole; Marco, il protagonista di questo romanzo, uccide per amore degli altri.
Può la mente umana partorire un tale piano così preciso e in un certo senso diabolico? Sì, la cronaca nera ce lo ricorda tutti i giorni, purtroppo. E per parafrasare De Andrè: noi esseri umani anche se ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti. Sempre troppo occupati a guardare oltre: oltre il dolore, la sofferenza, la solitudine degli altri. Troppo impegnati per educare ed educarci. Incapaci di riconoscere e accettare le nostre emozioni. Marco potrebbe essere il nostro vicino di casa, il nostro collega, nostro figlio… quello di cui si dice sempre: «Pensare che era così bravo, sempre gentile…»
Un romanzo che sorprende per intensità. Mantiene lo stesso ritmo dalla prima all’ultima pagina.

"La paura si trasformò in convincimento, il dubbio in persuasione e nel mio animo spaventato si radicò il pensiero di un futuro meraviglioso gettato alle ortiche, sacrificato sull’altare dell’ipocrisia delle convenzioni sociali e del quieto vivere."

E se la paura si trasforma in convincimento, ecco che il controllo delle emozioni va a gambe all’aria e a volte in mille pezzi. Un romanzo che lascia l’amaro in bocca. ma che fa riflettere.


domenica 2 febbraio 2025

Recensione di "Tutto il blu del cielo" di Mélissa Da Costa - Auteure, edizioni Rizzoli

 Recensione di "Tutto il blu del cielo" di Mélissa Da Costa - Auteure, edizioni Rizzoli.


“Cercasi compagno/a di viaggio per un'ultima avventura: sono le prime parole dell'annuncio che Émile pubblica online un giorno di fine giugno. Ha deciso di fare ciò che ancora non ha mai fatto, che ha sempre rimandato, perché nella vita va così. Partire per un viaggio on the road, setacciare paesaggi vicini eppure mai esplorati, affondare occhi e naso là dove non c'è altro che natura e silenzio, senza data di ritorno. Ha solo ventisei anni e una forma di Alzheimer precoce e inesorabile, per questo vuole vivere in completa libertà, lontano da chiunque lo conosca, fintanto che il suo corpo glielo concederà. Non si aspetta che qualcuno davvero risponda al suo appello, ma sbaglia. Qualche giorno dopo in una stazione di servizio, pronta a partire, protetta da un informe abito nero, con un cappello a tesa larga, sandali dorati ai piedi e zaino rosso in spalla, c'è Joanne. E così, su un piccolo camper, attraverso boschi profumati, torrentelli rumorosi, sentieri e stradine che si snodano tra le vette dei Pirenei e certi bellissimi borghi dell'Occitania, una giovane donna e un ragazzo s'incamminano. Parlano poco, forse cercano una dimensione diversa dove potersi incontrare, la parola giusta per bucare, senza fare troppo male, ognuno il dolore acuto dell'altro.”

Un romanzo straordinario. Potrei terminare qui la recensione, ma quando un libro incontra le mie emozioni mischiandole una con l’altra, così come si mescola un mazzo di carte, ho piacere di spendere qualche parola di più rispetto ad altre recensioni per condividerle con i lettori che seguono il mio blog.
Tutti nella nostra vita abbiamo attraversato un momento in cui abbiamo sperato che, svegliandoci al mattino, avremmo dimenticato la realtà. Dimenticare. Ritenere la perdita della memoria l’unica cura possibile per non soffrire. E chi non ha mai sofferto per amore? Tutti. Anche Émile con i suoi ventisei anni, con la sua bellezza e giovinezza. Da più di un anno soffre per amore perché Laura gli ha spezzato il cuore. Ha un desiderio: dimenticare tutto… proprio tutto. Ed ecco che il suo desiderio viene esaudito, perché dopo aver manifestato malori improvvisi ed essersi sottoposto ad accertamenti medici, dovrà affrontare una diagnosi infausta: Alzheimer precoce. Non solo, i medici gli comunicheranno che non gli resterà molto da vivere, al massimo due anni. Improvvisamente la vita di Émile e della sua famiglia, del suo più caro amico si ribalta, si frantuma. In un primo momento Émile si trasferirà, esortato dalla sua famiglia a procedere in questo senso, in un centro di terapie sperimentali. Lui, però, non è d’accordo. Perché vivere quei due anni in un ambiente sterile, dove ogni giorno è uguale all’altro? E allora opta per un atto coraggioso: mettere un annuncio su un sito internet alla ricerca di un compagno di viaggio che abbia voglia di partire con lui senza una meta precisa, qualcuno che possa prendersi cura di lui affrontando anche la sua malattia. Risponderà Joanne, una ragazza sempre vestita di nero…
E qui mi fermo. Ma vi invito a leggere questo romanzo, questa storia così intrisa d’amore, di sofferenza e di forza. Vi consiglio di approcciarvi con il cuore, abbandonando le vostre convinzioni e sicurezze. Di leggerlo con umiltà, immedesimandovi in Émile e Joanne, avvolgendo ogni centimetro della vostra pelle con i loro stessi abiti. Siamo fatti di memoria, senza non siamo niente, solo sacchi vuoti. Certi ricordi fanno male, è vero, ma è il modo in cui vengono affrontarti che li rende sopportabili. Un romanzo che insegna che la vita con le sue curve, discese e salite, è quella che viviamo nel presente. Il passato è lì per insegnarci, il futuro per renderci sognatori.


sabato 11 gennaio 2025

Recensione di "Brucia l'origine" di Daniele Mencarelli, edizioni Mondadori

 Recensione di "Brucia l'origine" di Daniele Mencarelli, edizioni Mondadori.

“Da quattro anni Gabriele Bilancini non tornava a casa. Casa è il quartiere Tuscolano a Roma, dove è nato e vissuto insieme ai genitori, la sorella e una compagnia di amici inseparabili. Oggi Gabriele abita a Milano ed è tra i dieci designer emergenti più quotati al mondo. È uno che ce l'ha fatta: l'esempio perfetto di come si possa essere artefici della propria sorte. A credere in lui e a lanciarlo è stato Franco Zardi in persona, un guru del design mondiale, che ha riconosciuto in Gabriele la grazia del talento. Da quel momento, la sua vita si è trasformata, ha preso a correre a un ritmo frenetico alimentandosi di adrenalina e soddisfazioni, non ultima l'incontro e l'amore con Camilla, la figlia di Zardi. E ora, dopo quattro anni, torna. A casa tutto è rimasto identico, a partire dalla vita dei suoi amici, come se il tempo non fosse trascorso, stesse abitudini, stesse giornate - al posto della scuola il lavoro - che si concludono ai tavolini del bar del sor Antonio. L'abbraccio in cui lo avvolge il suo passato è la cosa più dolce e al contempo soffocante che potesse ricevere e lo costringe a prendere atto della frattura che lo abita. "Si vergogna della sua famiglia, della terra che lo ha allattato. Nel mondo che frequenta ora, quello dei ricchi, la nasconde come si nasconde un peccato. Da una parte le sue origini, dall'altra Milano e il suo presente di alto rango." Quella che ha spinto Gabriele a disegnare è una passione vera, bruciante, su cui lui ha puntato tutto, uscendone vincitore. Eppure, una volta realizzato, il sogno non dà la felicità attesa. Cura poetica della lingua e potenza dei sentimenti si distillano con stupefacente limpidezza in un romanzo dal ritmo velocissimo.”

Con uno stile letterario vivace, il romanzo parla di appartenenza e di identità. Il protagonista, Gabriele, ritorna al suo paese d’origine dopo essersi costruito una vita altrove e avere avuto successo come designer. Tornare a quella realtà, dopo quattro anni di lontanaza, porta Gabriele a mettersi in discussione, soprattutto a riflettere sulle scelte che lui ha fatto. È costretto a guardarsi allo specchio e a domandarsi chi sia veramente e se voleva essere ciò che ora è. Mencarelli ancora una volta narra la vita, la vita degli altri… che siamo noi. Lo fa con garbo, con sicurezza e senza dare giudizio. Il romanzo parla dei ‘sommersi’, quelli che sono stati lasciati indietro, che non sono mai saliti sul treno delle opportunità perché dove stanno loro i treni non passano. Ai sommersi nessuno ha mai insegnato a sognare, a muoversi per ottenere una vita migliore. Tutti noi abbiamo bisogno di certezze, di scialuppe di salvataggio, di mani a cui aggrapparci. Il rischio di cadere nel buio più profondo è dietro l’angolo per ognuno di noi. Mencarelli sussurra ai lettori parole di speranza, il modo per evitare di essere consumati dalla malinconia e dalle delusioni. Ci indica la strada dove trovare un rifugio sicuro, dove ripararci quando le cose non vanno proprio come le avevamo pensate e immaginate. Con un finale aperto permette al protagonista di scegliere ciò che del suo passato vuole portare con se e quello che del presente non gli serve o addirittura lo danneggia. Perché i rimorsi, i rimpianti, le illusioni, i torti e le ragioni spesso devono essere messi da parte: sono solo bagagli ingombranti che non ci permettono di camminare leggeri e sereni. E ancora una volta Mencarelli fa centro.