Recensione di "Un piede in due scarpe" di Bruno Morchio, edito Rizzoli
Ha tutti gli ingredienti per essere considerato un giallo, un giallo -intrigante- già dalle prime pagine. Del resto è un giallo di Morchio, che mai delude il lettore. Qui però c'è qualcosa di più: l'autore aggiunge alla trama gialla riflessioni sull'amore e sull'amicizia. Morchio offre al lettore gli strumenti per poter riflettere sulla complessità dell'essere umano, con le sue gioie, i sui dolori e le sue solitudini. Un giallo -colto-, non mancano infatti richiami a Kafka, Borges, Landolfi, Dante e Leopardi.
E' la storia di Paolo Luzi, uno psicologo che riceve la visita di una nuova paziente, Teresa Gorrin. La paziente ha una singolare richiesta: chiede a Luzi di aiutarla a non ammazzare il suo amante, Luca Latorre. La peculiarità di Luzi è quella di capire quasi all'istante se la persona che gli si trova davanti mente o dice la verità: se la persona mente i muscoli del collo, e non solo del collo, di Luzi subiscono un irrigidimento quasi doloroso. Questo è quello che gli accade durante la seduta con Teresa Gorrin. Luca Latorre viene ucciso da due colpi di pistola. Chi l'ha ucciso? E soprattutto perché? Teresa Gorrin viene inserita nel registro degli indagati e messa in stato di fermo. Luzi cercherà di dimostrare alla polizia che la donna è innocente. Da qui parte l'indagine e che indagine!
I personaggi di questo giallo vivono un conflitto con se stessi. Lo stesso Luzi ha il cuore dilaniato da un dolore che non riesce a metabolizzare e tale situazione gli impedisce di vivere appieno. Quando rimaniamo arenati su noi stessi non viviamo ma sopravviviamo agli eventi. Per ricominciare a vivere davvero dobbiamo mollare la presa e iniziare a camminare anche se il rischio può essere quello di prendere la strada sbagliata. La vita è una questione di scelte, non possiamo sapere se le nostre scelte saranno giuste o sbagliate, ma non scegliere non ci permette di crescere. “La possibilità di scegliere è una prerogativa di cui nessuno può essere privato...”
Un romanzo giallo che arricchisce il lettore facendolo sentire meno solo.
E' la storia di Paolo Luzi, uno psicologo che riceve la visita di una nuova paziente, Teresa Gorrin. La paziente ha una singolare richiesta: chiede a Luzi di aiutarla a non ammazzare il suo amante, Luca Latorre. La peculiarità di Luzi è quella di capire quasi all'istante se la persona che gli si trova davanti mente o dice la verità: se la persona mente i muscoli del collo, e non solo del collo, di Luzi subiscono un irrigidimento quasi doloroso. Questo è quello che gli accade durante la seduta con Teresa Gorrin. Luca Latorre viene ucciso da due colpi di pistola. Chi l'ha ucciso? E soprattutto perché? Teresa Gorrin viene inserita nel registro degli indagati e messa in stato di fermo. Luzi cercherà di dimostrare alla polizia che la donna è innocente. Da qui parte l'indagine e che indagine!
I personaggi di questo giallo vivono un conflitto con se stessi. Lo stesso Luzi ha il cuore dilaniato da un dolore che non riesce a metabolizzare e tale situazione gli impedisce di vivere appieno. Quando rimaniamo arenati su noi stessi non viviamo ma sopravviviamo agli eventi. Per ricominciare a vivere davvero dobbiamo mollare la presa e iniziare a camminare anche se il rischio può essere quello di prendere la strada sbagliata. La vita è una questione di scelte, non possiamo sapere se le nostre scelte saranno giuste o sbagliate, ma non scegliere non ci permette di crescere. “La possibilità di scegliere è una prerogativa di cui nessuno può essere privato...”
Un romanzo giallo che arricchisce il lettore facendolo sentire meno solo.
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