Recensione di "Boccadoro e il cappotto rosso" di Armando d'Amaro Fratelli Frilli Editori
Siamo a Genova in un lontano 1939. Sotto il ponte di Sant'Agata viene ritrovato il cadavere di una donna morta accoltellata. Le indagini del commissario Boccadoro, a cui viene assegnato il caso, vengono ostacolate dal Questore di Genova, che vorrebbe salvare il buon nome di un medico coinvolto nell'omicidio, amico dei 'potenti', a discapito però di un giovane ribelle. Nel frattempo il Bisagno esonda causando vittime e innumerevoli disastri. Le disumane leggi razziali, la morte e la descrizione di una Genova in pieno degrado sociale e materiale lasciano al lettore notevoli spunti di riflessione, inframezzati a pagine di autentica umanità.
Uno stile letterario ineccepibile che tiene alta l'attenzione del lettore per l'originalità della narrazione che l'autore inframezza con preziose annotazioni. Tali note, che non risultano mai pesanti e tanto meno inopportune, forniscono al lettore preziosi cenni storici, conducendolo in una piacevole ed interessante lettura.
Uno stile letterario ineccepibile che tiene alta l'attenzione del lettore per l'originalità della narrazione che l'autore inframezza con preziose annotazioni. Tali note, che non risultano mai pesanti e tanto meno inopportune, forniscono al lettore preziosi cenni storici, conducendolo in una piacevole ed interessante lettura.
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