Recensione de "La ragazza che sorrideva sempre" di Alessandro Reali, Fratelli Frilli Editori
«… sono state strangolate, spogliate e lasciate lì, con le gambe divaricate. Ma l’autopsia ha dimostrato che non c’è stata violenza carnale...
La ragazza che sorrideva sempre è la nuova avventura di Sambuco e Dell’Oro, impegnati a indagare sulla morte apparentemente senza movente di Federica. Come attori di un dramma, vediamo sfilare una serie di personaggi protagonisti sulla stessa tela, una città della provincia italiana del nord; subdoli, angosciati, falliti, grotteschi e torbidi, tra gelosie e ripicche, odi antichi e nuove rabbie, rivalse e invidie mascherate. Una storia che affonda le radici nel passato: un omicidio avvenuto molti anni prima, un mistero solo in parte risolto.»
La ragazza che sorrideva sempre è la nuova avventura di Sambuco e Dell’Oro, impegnati a indagare sulla morte apparentemente senza movente di Federica. Come attori di un dramma, vediamo sfilare una serie di personaggi protagonisti sulla stessa tela, una città della provincia italiana del nord; subdoli, angosciati, falliti, grotteschi e torbidi, tra gelosie e ripicche, odi antichi e nuove rabbie, rivalse e invidie mascherate. Una storia che affonda le radici nel passato: un omicidio avvenuto molti anni prima, un mistero solo in parte risolto.»
Sorprendente questo ultimo lavoro di Alessandro Reali. L'autore non si risparmia, lasciando più volte il lettore disarmato davanti al tanto “male” descritto nei minimi dettagli.
Federica è una ragazza perfetta, figlia di una nota famiglia pavese, gentile, sempre pronta a stare dalla parte del più debole, una ragazza solare che a detta di tutti sorrideva sempre. Eppure viene trovata morta ammazzata. Qualcuno l'ha strangolata e lasciata nuda dalla cinta in giù a gambe aperte. Dall'autopsia, però, emerge un fatto che lascia la polizia perplessa: non è stata violentata. Il padre, amico di Sambuco, lo interpella, pregandolo di indagare sull'omicidio così terribile della figlia.
Ed ecco che subito a Sambuco balza agli occhi un dettaglio: nel 1984, la fidanzata del padre di Federica, era stata uccisa con le stesse identiche modalità.
Sambuco e Dell'Oro si mettono al lavoro partendo proprio dal 1984.
I personaggi che ruotano intorno ai due protagonisti sono tanti e tutti ben caratterizzati. Niente è superfluo, tutto ciò che viene narrato è necessario per arrivare alla conclusione della storia.
Alla base di tutto c' è un orrore che viene da lontano e un orrore, al contrario, del presente che, come una spada di Damocle, pesa su tutti i personaggi.
Un romanzo giallo di notevole spessore, ricco di introspezione psicologica, che fa riflettere mettendo in luce i sentimenti.
Reali supera se stesso mostrando e raccontando che il male esiste, che fa parte di noi.
Federica è una ragazza perfetta, figlia di una nota famiglia pavese, gentile, sempre pronta a stare dalla parte del più debole, una ragazza solare che a detta di tutti sorrideva sempre. Eppure viene trovata morta ammazzata. Qualcuno l'ha strangolata e lasciata nuda dalla cinta in giù a gambe aperte. Dall'autopsia, però, emerge un fatto che lascia la polizia perplessa: non è stata violentata. Il padre, amico di Sambuco, lo interpella, pregandolo di indagare sull'omicidio così terribile della figlia.
Ed ecco che subito a Sambuco balza agli occhi un dettaglio: nel 1984, la fidanzata del padre di Federica, era stata uccisa con le stesse identiche modalità.
Sambuco e Dell'Oro si mettono al lavoro partendo proprio dal 1984.
I personaggi che ruotano intorno ai due protagonisti sono tanti e tutti ben caratterizzati. Niente è superfluo, tutto ciò che viene narrato è necessario per arrivare alla conclusione della storia.
Alla base di tutto c' è un orrore che viene da lontano e un orrore, al contrario, del presente che, come una spada di Damocle, pesa su tutti i personaggi.
Un romanzo giallo di notevole spessore, ricco di introspezione psicologica, che fa riflettere mettendo in luce i sentimenti.
Reali supera se stesso mostrando e raccontando che il male esiste, che fa parte di noi.
«Stavo cercando da tempo la futura vittima ideale: io sono un cacciatore ben mimetizzato nel suo abito di studioso tranquillo, ma la ricerca della preda è una fonte perenne di vitalità e piacere, all'oscuro di tutti.»
«Occorre ritrovare la vita, la vita buona o quel che ne rimane. La voragine di cui parli è purtroppo un orrore reale. A un certo punto, quando si soccombe al male ci accorgiamo che l'unica speranza, per quanto fragile, è il recupero, se non proprio di una visione positiva, almeno di un gesto umano verso il mondo e, soprattutto, verso noi stessi. Non abbiamo molto altro per difenderci da questo inferno».
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