lunedì 20 settembre 2021

Recensione di "I quaderni botanici di Madame Lucie" di Mélissa Da Costa - Auteure, Rizzoli edizioni.

Recensione di "I quaderni botanici di Madame Lucie" di Mélissa Da Costa - Auteure, Rizzoli edizioni.

"Fuori è l'estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent'anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l'estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l'interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare
un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro."
Con una scrittura chiara e senza inutili fronzoli, pungente al punto giusto, Mélissa Da Costa consegna al lettore delle pagine che raccontano il dolore, la sofferenza e la depressione conseguenti a un doppio lutto. La protagonista racconta la sua rovinosa caduta ma anche la sua risalita e conseguente rinascita.
Perché elaborare e superare il dolore causato da un lutto è sempre un percorso lento e tortuoso che non conosce vie più brevi e alternative, soprattutto se a morire è l’altra metà del nostro cielo e quella dolce bambina che avevamo in grembo. Amande, la protagonista, decide di allontanarsi dagli affetti più cari e dalla sua casa per rintanarsi in campagna, in una casa isolata nell’Auvergne, per poter dimenticare ogni cosa, anche se stessa.
Davvero si può continuare a vivere nonostante quella "rumorosa e ingombrante" assenza? Davvero possiamo trovare un gancio, un àncora di salvezza a cui aggrapparci per ricominciare a vivere? La casa che Amande sceglie come nuova dimora, dove decide di custodire il suo dolore, si rivela fondamentale. La stessa casa è stata custode di un altro dolore, quella della proprietaria precedente, con la quale Amande instaura un dialogo attraverso gli appunti di giardinaggio che trova sparsi per casa. Saranno così i fiori, l'orto e la terra a salvare Amande.
Un romanzo decisamente forte che parla di morte ma che profuma di vita, che celebra la vita nonostante la morte, che urla dolore, perché il dolore non va nascosto ma accolto.


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