sabato 7 settembre 2024

Recensione di "Correndo con le forbici in mano" di Augusten Burroughs edito Minimum fax

Recensione di "Correndo con le forbici in mano" di Augusten Burroughs edito Minimum fax

“La storia di Augusten Burroughs parte sparata a nove anni e non rallenta per tutta l'adolescenza, incastrata tra un grottesco insegnante di matematica alcolizzato, suo padre, e una madre sofisticata che sogna di vedere i suoi versi pubblicati sul New Yorker. Scorre davanti ai nostri occhi una galleria di personaggi esilaranti: Augusten, prima di tutto, con le sue giacche blu, il sogno glamour di diventare parrucchiere per dive o medico in una soap opera e la naturalezza con cui simula il suicidio per non andare a scuola; il dottor Finch, lo psichiatra che ottiene l'affidamento di Augusten e che vive in una casa tutta rosa con la moglie che sgranocchia croccantini per cani; i loro sette figli, così simili nella follia che ne accomuna i comportamenti da rendere impossibile capire chi tra loro sia biologico e chi adottivo; i pazienti che frequentano la «pink house» e che forse sono più sani dei suoi abitanti, o forse sono solo diversamente pazzi. Alternando commedia acida e teatro dell'assurdo, rendendo omaggio al Salinger del Giovane Holden e al giocoso sarcasmo di Vonnegut, Augusten Burroughs ha scritto un libro poetico e spiazzante, nel quale la commozione e il riso, più che alternarsi, piombano addosso al lettore assieme, lasciandolo stordito e incantato.”

Sarò severa!
Questo romanzo ha due possibilità: o piace o non piace. A parere mio non può esserci via di mezzo. E vi spiego perché:
è un’autobiografia e le autobiografie o piacciono o non piacciono. Vengono scritte sotto forma di aneddoti e gli aneddoti non possono essere fluidi. Sono divise per racconti che non si collegano l’uno all’altro. Ma veniamo a questo libro: il romanzo racconta l'infanzia dell'autore stesso. Un’infanzia che per molti versi risulta essere surreale, che spaventa, che lascia spiazzati. Tante sono le situazioni assurde, volgari e drammatiche. E poi c’è una parte che sfiora quasi la pedofilia che, però, sembra quasi essere, per come viene trattata, un fatto ordinario.
Per questo motivo il libro o piace o non piace. “Accettare” un libro del genere non è facile. Pensare che l’autore possa aver attraversato certe situazioni così terribili mette a disagio il lettore ponendosi la domanda: «Sarà vero?» E se fosse così, allora, le domande da porsi sarebbero altre... domande tristi con risposte ancora più tristi e disarmanti. Perché sulle -infanzie violate- non si può ridere.
Poi c’è un buon stile letterario, un’ottima scrittura, un ritmo incalzante che non cambia e rallenta mai. E poi c’è il titolo che è straordinario e i titoli straordinari “fanno vendere”.


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