Recensione de "Le addizioni femminili" di Alberto Fezzi, Historica Edizioni
Luca, un uomo di trent'anni. Vita apparentemente soddisfacente. Gestisce un bar, il suo bar. Un uomo riflessivo, forse troppo. Troppo legato al passato, troppo distante dal presente. Cosa gli manca? L'amore? Una donna? O forse altro?
Questo romanzo è un capolavoro, non tanto per lo stile letterario che è ineccepibile, ma per quello che trasmette al lettore. Questo romanzo lascia la -consapevolezza-. La consapevolezza di noi stessi. Tutti diversi ma tutti uguali. Tutti stupidi ma tutti intelligenti. Tutti il contrario di tutti. Una cosa in comune però l'abbiamo: dobbiamo amare e farci amare. Siamo nati per amare. Senza l'amore non si va avanti. Di questo bisognerebbe farsene una ragione. Non basta però amare e farsi amare. È necessario amare se stessi. Fezzi in questo romanzo insegna proprio questo. E lo fa con tenerezza, facendo sorridere e commuovere, mettendoci in discussione. Insegna che anche il dolore, la paura, la malinconia fanno parte della vita. Non vuole essere un romanzo che -insegna-. Fezzi non ha questa pretesa ma il lettore, dopo che avrà letto questo suo romanzo, imparerà qualcosa: che la vita va rispettata e che dobbiamo -accettare la necessità di dover provare a sorridere, sempre-
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