mercoledì 13 luglio 2022

Recensione di "Sono Coniglio, partigiano" di Elisabetta Violani Echos Edizioni

 Recensione di "Sono Coniglio, partigiano" di Elisabetta Violani Echos Edizioni

"Il libro racconta le avventure di un giovane soldato tedesco che diserta da un porto della riviera ligure durante la seconda guerra mondiale e la vicenda è ispirata a quella realmente accaduta ad un amico di famiglia dell’autrice. Grazie all’aiuto di una giovane donna di cui si innamora, il protagonista si unisce ai partigiani e combatte nella resistenza, a suo modo però. È un disegnatore e lui si definisce un artista, non riesce a sparare ed è sempre in preda ad una paura folle di morire: per questo viene soprannominato Coniglio. All’inizio ha vita dura, ma a poco a poco i suoi compagni finiscono con l’accettarlo per quello che è e ne sfrutteranno al massimo le capacità, ossia la profonda lealtà nonché la non comune forza fisica. Grazie anche alla sua arte, il disegno, si guadagnerà la stima dei suoi compagni diventando parte integrante, se non addirittura indispensabile, della piccola comunità partigiana di cui andrà a fare parte. Nel romanzo viene raccontata la resistenza da un punto di vista inusuale che però affonda le radici nella storia: la guerra è da sempre un male deprecabile, frutto della peggiore nefandezza umana e l’uomo è costretto a convivere con la sua natura che è uguale a tutte le latitudini, nel bene e nel male.”
Con una scrittura energica ed elegante l’autrice più che raccontare disegna, perché è quello a cui il lettore si trova davanti: a disegni che ritraggono un mondo spietato, vite recise, condannate, perse nel vento di una umanità disarmante. L’uomo che uccide un altro uomo, così come se niente fosse. Uccide la carne e sotterra sentimenti, emozioni, gioie. Tutto si vanifica in un colpo di fucile. E rimane il dolore. Il dolore è un fiore sopra a un cumulo di terra, sopra a un cadavere, sopra a una vita vissuta a metà.
Una storia ispirata a una vicenda realmente accaduta, che racconta il valore della Resistenza, che parla della Resistenza partigiana, perché il ricordo non deve essere cancellato. Deve essere gridato. Così come deve essere l’amore. Resiste chi ama, chi crede, chi non dimentica. E la cultura è resistenza. E la vera arte fa cultura.
Sono Coniglio, partigiano, mentre lo leggi ti viene voglia di urlare. Perché la Resistenza non è una favola inventata dagli uomini. E la Violani la racconta in queste pagine, attraverso una carrellata di personaggi ben caratterizzati. L’autrice si fa voce narrante autentica, vera, straordinaria.



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