Recensione di "Ultimo sangue" di Diego Di Dio La Corte Editore
“Alisa e Buba sono due sicari professionisti. Lavorano spalla a spalla nella Napoli in cui si consuma una guerra taciturna tra due imperi criminali. Quando don Luigi e suo figlio Gabriele vengono brutalmente uccisi, però, tutto cambia. Donna Teresa, ora vedova e assetata di vendetta, assolda i due killer per porre fine, una volta per tutte, all’intera vicenda. La boss del crimine ha una missione per loro: trovare e ammazzare la figlia di don Pasquale, responsabile di aver ordito il piano che ha portato allo sterminio della sua famiglia. In questo mondo di corruzione, fatto di armi e incline ai tradimenti, si muovono Alisa e Buba, che nel frattempo devono fare i conti con un passato dal quale non vorrebbero fare altro che fuggire. Perché non sono solo assassini. Sono due sopravvissuti. E in una realtà divorata dall’odio e consumata dal desiderio incontrollabile di potere, sanno che possono fidarsi solamente l’uno dell’altra. Ma sarà sufficiente? Un’ultima missione, un’ultima rivincita, un ultimo sangue.”
Se questo libro fosse un dipinto, sulla tela ci sarebbero tutti i colori e le sfumature necessari a “raffigurare“ la storia che viene narrata.
Se fosse una melodia, sullo spartito si troverebbero tutte le note e le pause per “suonare” quella storia.
Se fosse un film… ecco, a dire il vero, dovrebbe diventare un film. Non una serie televisiva ma un vero e proprio film.
Diego Di Dio scrive, non produce parole ma scrive davvero. Con precisione e attenzione, portando rispetto per il suo lettore. Una storia intensa. Una storia bagnata da dolore, malvagità, paura. Intrisa, soprattutto, da una disarmante umanità. Quella sconfinata umanità che sta lì in bilico tra il bene e il male: “Il bene e il male esistono, e la distanza che li separa non è un abisso, ma un passo. Ognuno di noi nasce su quel passo.”
Il lettore sta dalla parte di tutti, perché si può stare anche dalla parte del male, quando il male è l’unica soluzione possibile.
Una scrittura efficace, mai banale. Descrizioni che consentono al lettore non solo di immaginare ma di vedere proprio, davanti ai suoi occhi, la scena.
Ma c’è una cosa (insomma cosa) che mi ha lasciata “confusa e felice”. Tanto felice. Il racconto della maternità. Perché anche di questo si parla in questo romanzo: di quell’amore che siamo sempre tutti propensi a pensare che solo una donna possa capire, possa “sentire”. Vi posso assicurare che in questo romanzo quel sentimento è descritto con cura e attenzione, senza inutili e scontate banalità. Ed è descritto da un uomo, uno scrittore: Diego Di Dio.
Uno scrittore che scrive come un pittore dovrebbe dipingere un quadro sulla tela; scrive come un musicista dovrebbe comporre il suo spartito; scrive come un regista dovrebbe mettere in scena un film. Con cura, sentimento, precisione, e passione. Scrive con pazienza, quella che spesso manca a chi scrive.
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