domenica 13 dicembre 2020

Recensione de "La paziente scomparsa" di Liz Lawler , Newton Compton editori

 Recensione de "La paziente scomparsa" di Liz Lawler , Newton Compton editori

"Emily Jacobs è appena stata ricoverata nell'ospedale dove lavora come infermiera per una piccola operazione. Quando si sveglia nel cuore della notte, ancora confusa dall'anestesia, fatica a capire bene cosa stia succedendo. Per un momento le sembra quasi che un medico stia cercando freneticamente di rianimare la paziente nel letto a fianco. Al risveglio chiede spiegazioni, ma la risposta è che il letto accanto al suo è sempre stato vuoto. Una volta tornata al lavoro, Emily è decisa a non dare più peso alla cosa, ma il ritrovamento di un braccialetto riporta a galla tutte le sue inquietudini. Potrebbe essere della donna scomparsa? Più ci pensa e più si convince che i suoi colleghi nascondano un terribile segreto. Potrebbe sbagliarsi, è vero. Forse per colpa di un trauma del suo passato che rischia di influenzarla… E se invece avesse ragione? Chi altro sarebbe in pericolo?"
Un romanzo giallo dove sono ben dosate la tensione e l'azione. Il linguaggio è scorrevole, ottime le descrizioni. Unico neo sono i dialoghi che risultano essere poco veritieri. Nella realtà, nel quotidiano, infermieri e medici non parlano fra di loro come invece vengono fatti dialogare i personaggi di questo libro, soprattutto durante un intervento.
I personaggi, tutti diversi tra loro, sono profondi e coinvolgenti. L'autrice, attraverso un ritmo narrativo che non conosce pause, riesce a coinvolgere il lettore in una storia intrigante che pagina dopo pagina porta a galla sentimenti contrastanti. Amore, amicizia, complotti, dolore, bugie e verità fanno da sfondo a un giallo dove tutto è il contrario di tutto, dimostrando, che al contrario di quello che spesso si pensa, è molto facile essere tratti in inganno sottomettendoci alla volontà degli altri. Io credo che il messaggio che vuole trasmettere l'autrice sia questo: se noi crediamo in noi stessi, se ci vogliamo bene, se siamo capaci di rispettarci e farci rispettare dagli altri, saremo in grado di affrontare qualsiasi cosa.



lunedì 30 novembre 2020

Recensione di "Donne dell'anima mia" di Isabel Allende, Feltrinelli editore

Recensione di "Donne dell'anima mia" di Isabel Allende, feltrinelli editore

Davanti a un libro -così-, terminata la lettura di un libro -così- rimango immobile e piango. Piango quello che ho e che molto spesso do per scontato. Dolore e gioia si danno la mano e si sostengono. Perché non tutte le lacrime sono un male e perché il dolore trova la luce, viene a galla e ti fa compagnia.
Isabel Allende, sostenitrice da sempre della lotta femminista, dedica questo suo ultimo romanzo alle -donne dell'anima sua-. Rivive e ripercorre i ricordi e racconta il legame con le donne della sua vita, presenti fin dall’infanzia. Racconta con dolcezza di Panchita, la sua adorata mamma; di sua figlia Paula, alla quale ha dovuto dire addio troppo presto, anche se con lei parla tutte le mattine. E poi ancora racconta di Margaret Atwood, scrittrice, ambientalista e attivista canadese; dell’ex presidente cilena Michelle Bachele; di Virginia Woolf e della cantautrice e pittrice Violeta Parra.
Per la Allende il femminismo è una filosofia di vita, è un inno alla dignità e al coraggio e non per sentirsi migliori dell'uomo ma per essere uguali a lui. Cosa che non è così sempre scontata e che spesso ridicolizza i termini -femminismo- e -femministe-.
Isabel Allende ha creato la -Fondazione Isabel Allende- per rendere omaggio alla memoria di sua figlia Paula, prematuramente scomparsa a 29 anni. Durante la sua vita la figlia aveva lavorato come volontaria presso le comunità povere del Venezuela e della Spagna, offrendo il suo tempo come psicologa. La Fondazione ha come missione quella di dedicarsi alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini in tutta la California e sostiene le giovani vittime della tratta di minori. La Fondazione lotta per garantire alle donne il diritto alla riproduzione, all’indipendenza economica e alla libertà dalla violenza.
Perché il femminismo è una filosofia di vita e non qualcosa da sfoggiare per tranquillizzare la coscienza e mettersi in mostra. Il femminismo è qualcosa di più di una giornata dedicata alla donna.
Donne, leggete questo libro, perché queste pagine servono proprio a noi.




mercoledì 21 ottobre 2020

Recensione de -La strada di casa- di Kent Haruf, edizioni NN Editore


"Jack Burdette è sempre stato troppo grande per Holt. È fuggito dalla città lasciando una ferita difficile da rimarginare, e quando riappare dopo otto anni di assenza, con una vistosa Cadillac rossa targata California, la comunità vuole giustizia. È Pat Arbuckle, direttore dell’Holt Mercury e suo vecchio amico, a raccontare la storia di Jack: dall’adolescenza turbolenta all’accusa di furto, dal suo lungo amore per Wanda Jo Evans al matrimonio lampo con Jessie, donna forte e determinata. Uno dopo l’altro, i ricordi di Pat corrono al presente, rivelando le drammatiche circostanze che hanno portato Jack ad abbandonare la città e la famiglia. Il suo ritorno farà saltare ogni certezza, minando la serenità di tutti, specialmente quella di Pat. Ancora una volta Kent Haruf, con il suo sguardo tenero e implacabile sulla vita e il destino, ci racconta la storia di un’umanità fragile, ostinata e tenace. Scritto prima della Trilogia della Pianura e già con la stessa grazia letteraria, La strada di casa è l’ultima opera di Haruf non ancora tradotta in Italia, il canto di una comunità dolente, un romanzo epico che ha tutti i segni distintivi del classico americano contemporaneo."
Un ottimo romanzo dove la protagonista è la vita con tutte le sue sfumature. L'autore parla di disperazione e del bisogno assoluto di giustizia. Ma esiste la giustizia? Esiste il perdono? Uno stile letterario semplice ma efficace dal ritmo avvincente. Emozioni e immagini si alternano rendendo la lettura molto piacevole. La verità, il dolore, la gioia, la paura, la rabbia, la rassegnazione, il perdono, tutti argomenti trattati con cura. L'autore probabilmente non crede nella bontà umana, non crede che l'amore possa salvare il mondo e tanto meno crede al perdono. Nello stesso tempo non esprime giudizi. Lascia al lettore la scelta. Sarà quest'ultimo a decidere da che parte stare.


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mercoledì 7 ottobre 2020

Recensione di "I morti di maggio" di Nele Neuhaus Edizioni Piemme

Recensione di "I morti di maggio" di Nele Neuhaus, Edizioni Piemme

"Germania, parco naturale del Taunus. In una grande casa adiacente a una fabbrica ormai abbandonata, viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Si tratta di Theodor Reifenrath, l'anziano responsabile dell'azienda, come stabilisce ben presto la commissaria capo Pia Sander. Nel giardino della casa, in prossimità di un canile, lei e il suo superiore Oliver von Bodenstein fanno una scoperta agghiacciante: sparse intorno a un cane, quasi morto di inedia, giacciono ossa umane. Dal suicidio della moglie Rita, avvenuto ventidue anni prima, Reifenrath conduceva una vita ritirata e in paese nessuno vuole credere che fosse un serial killer. Il medico legale riesce a identificare alcune delle vittime, stabilendo che sono state uccise nel corso degli ultimi anni. Erano tutte donne. E tutte sono scomparse una domenica di maggio, in concomitanza con il giorno della festa della mamma. Pia ne ha la certezza: l'assassino è ancora in circolazione. Sta cercando la sua prossima vittima. E maggio è alle porte."
Il romanzo vede protagonisti Pia Sander, commissario capo di polizia giudiziaria e il collega Oliver von Bodenstein. Ottimi detective, testardi e determinati, tutti e due con storie personali complicate.
La trama è molto articolata, forse troppo a mio avviso, come tanti sono i personaggi che via via si presentano al lettore. Nonostante questo, la costruzione narrativa è davvero ben concepita: due storie parallele che a un certo punto s'intersecano. È presente una voce narrante che inserendosi tra i capitoli crea una sorta di suspense. Gli indizi dati al lettore sono distorti tanto da rendere difficile capire chi sia il colpevole. Molti gli spunti psicologici soprattutto per quello che riguarda l'argomento sul quale ruota l'intero romanzo: quello dell'infanzia violata.
La grandezza dell'autrice è stata quella di essere riuscita a parlare di certi argomenti con sensibilità, professionalità, intelligenza e conoscenza. Un thriller intenso che consiglio vivamente.


lunedì 31 agosto 2020

Recensione de "La figlia modello" di Karin Slaughter, edizioni HarperCollins Italia

 Recensione de "La figlia modello" di Karin Slaughter, edizioni HarperCollins Italia

“Sono passati ventotto anni da quando una brutale aggressione ha sconvolto l’adolescenza di Charlotte e Samantha Quinn. Quel giorno la loro madre è stata uccisa, il padre, un noto avvocato difensore, non si è mai ripreso del tutto dalla tragedia e a poco a poco la famiglia si è disintegrata. Charlie ha cercato di andare avanti con la propria vita, ha seguito le orme del padre e da brava figlia modello lavora con lui nel suo studio legale, ma i segreti legati a quella terribile notte nel bosco continuano a tormentarla. Poi un gesto di inspiegabile violenza sconvolge la monotonia di Pikeville, la tranquilla cittadina di provincia in cui vive: una ragazza ha aperto il fuoco nel corridoio della scuola, uccidendo il preside e ferendo una compagna. Per Charlie è come precipitare in un incubo. E non solo perché il primo testimone ad arrivare sulla scena del crimine è lei. Ciò che è accaduto l'ha colpita profondamente, spingendola a convincere il padre a occuparsi del caso. Ma l'ha anche riportata indietro nel tempo, a quel passato cui si illudeva di essere sfuggita. Perché ciò che ha nascosto per quasi trent'anni si rifiuta di rimanere sepolto... Un thriller psicologico agghiacciante, che lascia il lettore completamente spiazzato di fronte alla verità.”
Sinceramente ho fatto fatica a leggerlo. La trama non è sempre chiara e alcuni dettagli troppo ridondanti. Certo è che la trama parte da un fenomeno tristemente noto, ovvero ragazzi/studenti che impazziscono e sparano. L'autrice tratta argomenti come l’abuso fisico e psichico sui bambini sui quali non è facile disquisire. I personaggi son ben caratterizzati così come i loro profili psicologici ma purtroppo manca la suspense. Si arriva troppo presto a capire chi sia l'assassino e il colpo di scena finale non appaga, a mio parere, il lettore.


venerdì 28 agosto 2020

Recensione de "La madre bugiarda" di Colette McBeth, Edizioni Piemme

 Recensione de "La madre bugiarda" di Colette McBeth, Edizioni Piemme

"Moglie. Madre. Bugiarda. I fatti non mentono, le persone sì, e Linda Moscow lo sa molto bene. Nella sua carriera di parlamentare ormai sempre più in vista, una carriera che le ha portato soldi e successo, più di una volta ha dovuto scendere a compromessi con la verità. Non è forse di questo che si tratta, in politica? E nella vita privata? Linda Moscow ama suo figlio Gabriel. Il suo istinto naturale è quello di proteggerlo. A qualunque costo. Ma che succede se Gabriel viene accusato di aver commesso un atto terribile - e nemmeno sua madre è sicura della sua innocenza? D'altra parte, i fatti sono chiari: Gabriel ha conosciuto una ragazza. Si chiamava Mariela. Sono andati a casa sua e hanno passato la notte insieme. Il mattino dopo, Mariela è stata trovata in un terreno dietro la casa di Gabriel. Morta. Mentire per suo figlio? Non sarebbe la prima volta, e il senso di colpa l'ha quasi uccisa. Eppure questa volta c'è qualcosa di diverso. Perché il passato di madre e figlio è ancor più torbido di quello che si possa immaginare, e Linda si trova di fronte a una scelta impossibile. Stavolta la vita in pericolo è proprio la sua, e un castello di bugie costruito negli anni rischia di crollarle, di nuovo, addosso. L’autrice basa la sua nuova opera sulle bugie e le loro conseguenze, intessendo una trama nella quale viene indagato il rapporto madre-figlio e viene affrontato in maniera egregia il tema degli abusi sessuali sui minori."
Uno stile letterario non sempre scorrevole, che obbliga il lettore a sospendere spesso la lettura per cercare di fare il punto della situazione. Nonostante questo la storia è intrigante e in un certo senso -coraggiosa-. La McBeth coglie l’occasione per parlare di abusi sessuali su minori, e su come le vittime, spaventate e violentate anche nell'animo, decidono di tacere per paura di non essere credute. Nei ringraziamenti la stessa autrice spiega che, attraverso questa storia, ha voluto trasmettere un messaggio forte e chiaro: che anche il silenzio e la scelta di non agire sono conseguenti alla violenza subita. Non è un thriller nel vero senso della parola ma un libro che mostra la psicologia dei suoi personaggi con tutte le loro sfaccettature. Bugie, verità e segreti, tutto ruota intorno a questi tre elementi. Ma è così difficili dire la verità? E soprattutto: quanto siamo disposti a rischiare, a fare e a non fare per difendere chi amiamo?


sabato 22 agosto 2020

Recensione de "Il tuo ultimo gioco" di Rachel Abbott Edizioni Piemme

 Recensione de "Il tuo ultimo gioco" di Rachel Abbott  Edizioni Piemme

-Non tutti i giochi sono divertenti. Non tutti i giochi sono pericolosi come questo. Il gioco della verità.
È passato un anno dall'ultima volta che Jem e suo marito Matt sono stati nell'imponente villa di Lucas, affacciata sulle scogliere della Cornovaglia. Lucas, l'amico di infanzia ricchissimo che ha plasmato l'adolescenza di Matt, era sul punto di sposarsi. Ma quel giorno non fu celebrato nessun matrimonio. Tutt'altro. Sulla spiaggia fu ritrovato il cadavere della giovane Alex, sorella di Lucas, irriconoscibile per un annegamento e per i colpi subiti dalle onde. Fu la fine di un'epoca per Lucas e Matt: Alex era sempre stata compagna di avventure per entrambi, finché un evento terribile ne aveva spento la gioia, e adesso viveva da sola in una piccola dependance sulla spiaggia, e ogni sera faceva una nuotata. Abitudine che le era stata fatale. Ma quel giorno successero molte altre cose. E Jem ricorda la tensione di Matt, le parole sussurrate da Alex nel buio dei corridoi della villa, le ombre di un uomo e di una donna che si avviavano verso la spiaggia. Adesso questi ricordi tornano prepotentemente a galla, perché il caso di Alex è stato riaperto, grazie alla detective King, e Lucas ha richiamato alla villa tutti gli invitati al suo matrimonio. Sta per costringerli a un gioco in cui è molto difficile vincere, un gioco senza respiro. Il gioco della verità.-
Un giallo avvincente e coinvolgente che ho letto in soli due giorni. Una storia equilibrata tra tensione e intreccio.
La lettura è scorrevole e ritmata. La scelta dello show don't tell permette di fotografare ambienti interni ed esterni. I dialoghi veritieri e i profili psicologici di ogni personaggio, rendono la lettura molto godibile. L'autrice ancora una volta si conferma una maestra del genere senza scene splatter o altri simili effetti speciali. Tutto ruota intorno alla psicologia di ogni personaggio con un finale inaspettato.

mercoledì 5 agosto 2020

Recensione di "Doppio delitto al Grand Hotel Miramare", di Emilio Martini, Corbaccio edizioni.

Recensione di "Doppio delitto al Grand Hotel Miramare", di Emilio Martini, Corbaccio  edizioni.

Una mattina il commissario Gigi Berté sta camminando da solo per il porto di Lungariva, una località turistica ligure dove, in seguito a un provvedimento disciplinare, si trova confinato. Non ha il cuore leggero per il problema d'amore che ha con la Marzia, una donna sposata. Una telefonata lo riporta alla cruda realtà, la sua realtà, quella lavorativa. Nella notte di Pasqua, in un elegante albergo, una coppia di amanti è stata uccisa a colpi di pistola. Chi li ha uccisi e perché? Chi sono gli ospiti di quell'albergo e soprattutto chi è la contessa Van der Meer, datrice di lavoro delle vittime? Inizia così un'indagine che porterà alla luce rivelazioni sorprendenti e non solo…

Un giallo straordinario per il ritmo della narrazione. A mio parere è così che dovrebbe essere scritto un giallo: non è crudo, non ci sono scene splatter, proprio perché si tratta di un giallo e non di un medical thriller o altro genere simile.
L'autore (le autrici a dire il vero) dà vita a un protagonista diverso e per nulla convenzionale rispetto ai tanti commissari di cui siamo abituati a leggere.
Il commissario Luigi Berté è un uomo che preferisce lavorare da solo, con le sue convinzioni e i suoi vizi, un uomo che non sa raccontare bugie nemmeno a se stesso.
L'indagine porterà a galla storie di violenza ma anche di speranza, coraggio, voglia di rivincita. Il lettore viene rapito e mosso dalla voglia di scoprire tutta la verità su una storia costruita perfettamente, così come l'indagine che ne seguirà.
Non mancano l'ironia e il sarcasmo che rendono la lettura molto piacevole. Le ambientazioni sono suggestive e le descrizioni, benché brevi, danno voce a emozioni e sensazioni che appagano il lettore.
La storia è perfettamente equilibrata. Lo stile è scorrevole, arricchito da espressioni dialettali che rendendo il tutto molto verosimile.




giovedì 30 luglio 2020

Recensione di "Blind spot", di Andrea Novelli Novelli Zarini, Ink Edizioni

Recensione di "Blind spot", di Andrea Novelli Novelli ZariniInk Edizioni
“Los Angeles. La criminologa Kylie Evans conduce una vita ritirata, lontana dai riflettori della ribalta. Una grande paura la fa vivere lontano dalla società. Una casa sulla spiaggia è il suo unico rifugio, dove scrive e rafforza lo spirito col Tai Chi. Nel frattempo una incredibile sequenza di omicidi insanguina i dorati quartieri di Beverly Hills e Pasadena. La figlia di un petroliere, un noto milionario e un famoso stilista sono vittime di orrende mutilazioni. Incaricato delle indagini è Jack Barrett, un poco convenzionale agente dell'FBI che veste come un cowboy e si muove su una vecchia Ford Mustang del '67. La Evans deve rimettersi in gioco per le insistenze di Barrett: è necessario comprendere le analogie tra i delitti. Lo studio della vittimologia conduce al colpevole che, in base al profilo e grazie a prove schiaccianti, viene arrestato. Ma un altro delitto fa ripartire tutto da zero. Chi c'è allora dietro tutto questo orrore? E, soprattutto, perché?”
Un giallo scritto con cura, dove ogni dettaglio e ogni parola sono essenziali e funzionali alla storia. Tutto scorre, tutto è chiaro. Pagina dopo pagina la curiosità si mescola alla tensione.
Blind Spot è un romanzo senza fronzoli, senza digressioni inutili e noiose. Spazia dalla verità alla bugia, dalla paura alla vendetta, dalla consapevolezza alla libertà. La libertà: quando davvero potremo ritenerci liberi? Il dispiacere, il dolore, la bramosia, i sentimenti più disparati accompagnano il lettore per tutta la lunghezza del romanzo.
C'è l'essere umano in questo medical thriller. Ci siamo noi con il nostro punto cieco, il blind spot, il nostro enigma, il punto esatto dove ci arrendiamo, oppure il punto esatto che decidiamo di oltrepassare. Per farlo, però, bisogna sconfiggere la paura.
Un medical thriller che non ha nulla da invidiare a quelli nati dalle penne dei maestri di genere.

domenica 19 luglio 2020

Recensione de "Il quaderno dell'amore perduto" di Valérie Perrin, edizioni Casa Editrice Nord

Recensione de "Il quaderno dell'amore perduto" di Valérie Perrin, edizioni Casa Editrice Nord
"La vita di Justine è un libro le cui pagine sono l'una uguale all'altra. Segnata dalla morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly - un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia - e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un'esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza. Per Justine, salvare quei ricordi - quell'amore - dalle nebbie del tempo diventa quasi una missione. Così compra un quaderno azzurro in cui riporta ogni parola di Hélène e, mentre le pagine si riempiono del passato, Justine inizia a guardare al presente con occhi diversi. Forse il tempo di ascoltare i racconti degli altri è finito, ed è ora di sperimentare l'amore sulla propria pelle. Ma troverà il coraggio d'impugnare la penna per scrivere il proprio destino? "
Il quaderno dell’amore perduto è un romanzo intenso e doloroso. L'autrice con il suo stile letterario pulito, che invita il lettore a proseguire con piacere nella lettura, vuole sottolineare il fatto che l’amore ha una forza straordinaria: a volte purtroppo una forza distruttiva, così come a volte una forza rigenerante. Come nel suo secondo romanzo “Cambiare l'acqua ai fiori”, l'autrice ci ricorda che su questa terra non siamo altro che turisti. Molti di noi credono di rimanerci in eterno dimenticando che la partenza, invece, potrebbe verificarsi da un momento all'altro. Niente può essere programmato. La Perrin, inoltre, consiglia di vivere guardando poco a ciò che abbiamo lasciato dietro alle nostre spalle. Ciò che dobbiamo fare è guardare avanti. Dobbiamo vivere amando e lasciando amore, altrimenti è inutile vivere. Solo il ricordo che gli altri avranno di noi potrà fare in modo che la nostra esistenza non sia stata vana. Solo l'amore ci salverà? Sì, per lei sì, e francamente anche per me. La vita dovrebbe essere una collezione straordinaria di ricordi e per questo genere di collezioni ci vuole l'amore.

giovedì 2 luglio 2020

Recensione de "Il rifugio" di Tana French Einaudi editore

Recensione de "Il rifugio" di
Tana French
Einaudi editore
"Patrick Spain e i suoi due bambini vengono ritrovati morti in un complesso residenziale mezzo abbandonato per colpa della crisi. Jenny, la madre, è in fin di vita. All'inizio Mick «Scorcher» Kennedy, incaricato delle indagini, pensa alla soluzione più scontata: un padre sommerso dai debiti, travolto dalla recessione, ha tentato di uccidere i propri cari e si è tolto la vita. Ma ci sono troppi elementi che non quadrano: le telecamere nascoste nell'appartamento, i file cancellati su uno dei computer e il fatto che Jenny temesse che qualcuno fosse entrato in casa loro per spiarli. A complicare il quadro, c'è il quartiere in cui vivevano gli Spain - un tempo noto come Broken Harbour - che riporta a galla ricordi dolorosi del passato di Scorcher."
E' il primo romanzo di questa autrice che leggo. Credo che li leggerò tutti.
“Il rifugio” è il quarto romanzo di Tana French. Un giallo che lascia senza parole, un giallo che non "molla" mai, costruito su una trama investigativa che mette a nudo le personalità dei vari personaggi che via via si susseguono.
“Per quale motivo li voleva morti? Era una delle molte ragioni per cui l’omicidio è un crimine speciale: è l’unico che ci fa chiedere perché. Rapine, violenze sessuali, frodi, spaccio e tutta la sporca litania dei reati hanno la spiegazione già inclusa nell’atto. Devi solo inserire il colpevole nello spazio giusto come una chiave nella serratura. L’omicidio invece ha bisogno di una risposta”
Sono tante le domande che l'autrice indirettamente pone al lettore. Un giallo che fa riflettere, che non giudica, perché tutti siamo potenzialmente vittime e carnefici.
“Il rifugio” è un romanzo forte, a tratti fastidioso, duro, freddo, cinico ma maledettamente umano soprattutto quando parla del male che s'annida nei meandri oscuri della nostra mente. La French disegna una tragica e compassionevole generazione di giovani illusi che hanno pagato in prima persona la crisi economica che ha sconvolto l’Europa nel 2007. L’Irlanda, che è la patria dei protagonisti di questo giallo, ha subito pesantemente questa crisi economica, sociale e culturale. Alla French va il merito di essere riuscita a rappresentare il dolore di una generazione delusa e ingannata dai "draghi del potere".
Una storia che rimane anche quando hai concluso il libro.

giovedì 4 giugno 2020

Recensione di "Controcanto" di Sonia Syssa Sacrato, Golem Edizioni

Recensione di "Controcanto" di Sonia Syssa SacratoGolem Edizioni
Ed eccola che ritorna la nostra Cloe, frizzante, ironica, decisa e... maledettamente vera.
Eccola che ritorna con il suo coltellino nascosto negli stivali, con il suo maglione lungo... insomma Cloe non si sa vestire ma sa essere sexy, dolce, aggressiva quando è necessario.
Una scrittura allegra, ironica proprio come Cloe. Un giallo che arriva al cuore, perché chi l'ha detto che un giallo vero deve essere "sporco" di sangue?
Un consiglio: leggete anche "La mossa del gatto", non ve ne pentirete.
"Sono trascorsi sei mesi dalla conclusione dell’avventura che ha visto Cloe affrontare un “cold case” tra le montagne bellunesi e dibattersi tra due possibili relazioni.
Ora gli amori sembrano essere evaporati e Cloe, insieme all’inseparabile gatto Pablo, si trova nella sua amata Torino per trascorrere quella che si preannuncia come una torrida estate.
Ma dove c’è Cloe non può esserci tranquillità e incuriosita dalla storia di un violino “vagabondo” comincia ad indagare insieme ad Alex, nipote della cara amica che la ospita.
La sconclusionata e improbabile coppia di “detective” si mette al lavoro per seguire le tracce lasciate dal misterioso violino ma, nel fare questo, si imbatte in situazioni che si riveleranno estremamente pericolose anche per la loro stessa vita.
Tra drag queen, abusi edilizi, echi della tragedia del cinema Statuto, squallidi personaggi e, forse, un nuovo amore, sarà ancora il gatto Pablo a doverci mettere lo zampino…"

martedì 2 giugno 2020

Recensione de "La tua ultima bugia" di Rachel Abbott, edizione Edizioni Piemme.

Recensione de "La tua ultima bugia" di Rachel Abbott, edizione Edizioni Piemme.
Lo scenario che il lettore si trova davanti, già dalla prime pagine, è cupo.
L'autrice mette il lettore davanti a una continua altalena di possibilità: verità dette, verità taciute, colpi di scena incredibili. Una storia agghiacciante dalla quale è impossibile non venire travolti. Il romanzo ha tutte le caratteristiche del thriller classico: i colpi di scena sono nelle parole e nell'azioni dei personaggi. La Abbott ci accompagna in un viaggio introspettivo dove nessuna descrizione è lasciata al caso. Anche la parte che riguarda il processo è curata nei minimi dettagli.
Il Protagonista è l'odio. Un odio che non lascia spazio al perdono. Per quanto la storia sia terribile, è credibile come credibili sono le motivazioni che costringono l'assassino a trovare, come unica via di fuga possibile, l'omicidio.
Un giallo con la G maiuscola che mette a dura prova la nostra capacità di giudizio che spesso scivola su binari troppo "frettolosi". Perché spesso le cose non sono come appaiono...
" -Quando hai mentito per tutta la vita. Quando il tuo passato è un buco nero e nemmeno tu sai chi sei... forse è troppo tardi per la tua ultima bugia.-
La casa di Marcus North appare come un luogo magnifico e spaventoso a Evie, la prima volta che vi mette piede. Immensa, affacciata su una scogliera, una stupenda vetrata dopo l'altra. Peccato che sulla costa occidentale dell'Inghilterra il vento e il grigio la facciano da padroni: ma anche così, davanti a lei si apre uno spettacolo. Per Marcus, però, le cose sono molto diverse. Quella casa è legata per sempre al ricordo della prima moglie, Mia, e di ciò che accadde al piano di sotto, dove la palestra e la piscina ormai sono chiuse da tempo. E dove lui non mette più piede. Ma adesso c'è Evie, un nuovo, luminoso amore che cancellerà il buio del passato. Almeno così la vede lui.
Non la pensa così Cleo, la sorella di Mark. Non le piace Evie, come del resto non le piaceva Mia. E quando Mark comincia ad allontanarsi, Evie a restare sempre più spesso sola con la sua bambina in quella immensa casa, e Cleo a cercare di capire che cosa c'è davvero tra il fratello e la sua nuova donna, pian piano le verità che ciascuno nasconde verranno a galla. E, come avrà modo di scoprire la detective King - la stessa che accorse quando Mia cadde dalle scale, e che adesso si troverà di fronte, in quella stessa casa, a una scena spaventosa -, l'ultima bugia sarà la più terribile."